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La musica, linguaggio universale che unisce i popoli (P.Ferraro)


Fondazione Migrantes - Servizio Migranti 6/10


L’odierna società è sempre più caratterizzata da una molteplicità di presenze etniche determinate dal fenomeno sempre più dilagante del migrare dei popoli dalle zone più disagiate del mondo verso territori che promettono un tenore di vita migliore.
Le attese, però, sono spesso deluse sia per ragioni organizzative che educative, tanto che in entrambe le parti, immigrati e autoctoni, prevarica l’interesse materiale su quello culturale determinando fenomeni di sfruttamento ed emarginazione.
Il giusto dialogo che mira invece alla collaborazione e alla corresponsabilità guarda all’altro come ad un insostituibile valore, come persona e come soggetto portatore di sensibilità culturali che, solo nello scambio, arricchiscono entrambe le parti conservando intatte le diverse peculiarità. L’intercultura, perciò, costituisce una straordinaria opportunità, che permette di esplorare e conoscere mondi nuovi.

Il linguaggio culturale della musica
è in questa direzione che si moltiplicano le attenzioni e verso la quale va anche la nostra riflessione che vuole individuare, nelle emozioni che suscita il linguaggio culturale della musica, le vie basilari per costruire dialogo e confronto perchè si possa raggiungere una migliore armonia tra i popoli per una sinfonica ricerca della pace. La musica è infatti ritenuta come il mezzo più efficace per favorire la comunicazione, l’aggregazione e l’integrazione fra le persone, perchè valorizza le identità e le differenti caratteristiche di ogni popolo.
Ogni cultura possiede un linguaggio musicale proprio e specifico, fatto di organizzazione di suoni, ritmi, armonie, sonorità, strumenti, forme. Questi, a loro volta, riflettono modi di pensiero, ideologie, credenze, usanze, caratteristiche ambientali ecc. Queste realtà riescono, però, attraverso questa forma d’arte a “sincronizzarsi” con altre per la capacità insita che compete loro di far comprendere e recepire appieno sensazioni ed emozioni esercitando così una sensazionale funzione sociale. Insieme al linguaggio verbale è uno dei fondamenti di ogni civiltà.
La musica è una collaborazione tra mente e cuore, fra pensiero e sentimento, è in altri termini, come affermavano i pitagorici già nella metà del sec. V a.C., il linguaggio dell’anima, espressione dell’anima, “segno di vita spirituale ordinata” ed uno strumento per “realizzare l’armonia dell’anima”.
Per questo, anche indipendentemente dalle teorie che fin dall’antichità si costruirono per interpretare il fenomeno musica, deve essere ricordato che nella Grecia, così come per i popoli orientali e per tutti i popoli primitivi, la musica costituisce un momento fondamentale dell’educazione; nella formazione integrale dell’uomo, secondo Platone, l’educazione comprende la ginnastica per lo sviluppo del corpo e la musica per l’anima.
Possiamo definirla anche un’espressione d’arte trascendente; infatti, per circa cinquemila anni (dai sumeri all’anno mille circa) la musica ha sempre avuto, prevalentemente, la funzione di collegare l’uomo a Dio, ha avuto una funzione fondamentalmente religiosa; addirittura nell’antica Grecia la melodia era considerata il risultato del legame che si creava con la divinità.

La musica linguaggio universale integrante
Si evince da tutto questo che la musica è un linguaggio universale, una realtà che consente di comunicare, di gettare “ponti” verso gli altri ed, insieme, di esprimere se stessi, i diversi sentimenti e momenti della propria vita e della propria anima. Un linguaggio senza tempo, senza territori, né confini, è la voce di tutta l’umanità, di qualsiasi tempo e luogo.
In un mondo, poi, in cui sono diventate universali parole che esprimono valori negativi come: guerra, odio, vendetta, razzismo e persecuzione, non solo il linguaggio prettamente musicale, che sicuramente viaggia più velocemente e arriva prima all’animo delle persone, ma le stesse parole utilizzate nella musica ci possono aiutare a comunicare valori positivi che devono ispirare le nostre azioni quotidiane. La parola accordo, per esempio, per augurare un mondo in cui tutti i popoli, anche nel rispetto delle loro diversità di cultura, usanze e religione, possano essere uniti da obiettivi e valori comuni, andare cioè d’amore e d’accordo come le note quando, suonate simultaneamente, creano piacevoli melodie. Sarebbe ancora opportuno prendere in prestito dal mondo musicale anche la parola armonia che deriva dal termine greco “harmonia” e significa unione. Come nella musica esiste l’armonia di suoni così nel mondo sentiamo il bisogno di una armonia di pensiero e di azioni, di un’armonia dei fatti con le parole, dell’armonia di sentimenti e opinioni per permettere a tutti di vivere in pace. Infine, come i musicisti di una grande orchestra, che anche con strumenti diversi suonano armonicamente la stessa musica, tutti gli uomini dovrebbero vivere ed agire concordi per un mondo migliore.

La musica strumento popolare
Proprio per questo in questi ultimi decenni vengono sempre più spesso organizzati concerti, festival, campus internazionali e cosiddette feste dei popoli affinché nella pacifica convivenza dei popoli e nella forza aggregativa di una forma d’arte come la musica si possano superare le differenze di lingua, razza e religione, favorire la conoscenza reciproca, superare paure infondate che frenano il percorso di coesione sociale e nello stesso tempo permettere ai provenienti da ogni nazione di mantenere le proprie peculiarità ed il carattere che li contraddistingue.
In questa linea di intenti si è impegnata anche la Fondazione Migrantes della Conferenza Episcopale Italiana che ha pubblicato una raccolta di canti liturgici Lëvdojeni Zotin, in maggioranza in lingua albanese, necessari per animare e rendere partecipate le celebrazioni delle nuove comunità cattoliche albanesi presenti in Italia, ed i Canti della Divina Liturgia e Settimana Santa di rito bizantino, per favorire lo scambio culturale ed ecumenico con le popolazioni provenienti dall’est-europeo.
Giovanni Paolo II diceva che “la musica tra tutte le arti esalta l’armonia universale e suscita la fraternità dei sentimenti al di là di tutte le frontiere: essa per la sua natura può far risuonare interiori armonie, solleva intense e profonde emozioni, esercita un potente influsso con il nuovo incanto. La musica è uno strumento di vera fraternità, aiutando a superare discriminazioni e frontiere”.
L’augurio, quindi, che ci facciamo è che la musica pervada tutte le nostre azioni e la nostra vita possa essere un punto d’incontro e scambio con tutti i popoli che si trovano immigrati nelle nostre nazioni e diventare così un canto all’unisono che rende una lode armoniosa a Dio.