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"Celio Azzurro" (D.Valli e M.Guidotti)
Un'esperienza concreta di convivenza all'insegna del rispetto e della valorizzazione delle diversità

Fondazione Migrantes - Servizio Migranti 4/10


Da venti anni il Centro interculturale Celio Azzurro opera per l’infanzia immigrata ed in particolare si occupa dell’inserimento socio-educativo dei bambini stranieri ed italiani e delle loro famiglie.
Fin dal principio abbiamo portato avanti il lavoro e il nostro impegno con serietà con umiltà e con tenacia attraversando non poche difficoltà. Ora però pensiamo sia giunto il momento di provare a raccontare la nostra esperienza. Infatti la società in cui viviamo appare caratterizzata da dei tratti sempre più inquietanti di individualismo, di prevaricazione e di conflittualità che a volte sfocia addirittura nella negazione e nel disprezzo dell’altro.
In questo ultimo anno i media hanno riportato cose lontane dalla storia e dalla cultura di qualunque nazione democratica: inviti a lasciare la gente e i bambini in mare, inviti a medici e a i presidi socio-sanitari a trasformarsi in agenti segreti al servizio di uno Stato che rischia di calpestare i diritti fondamentali dell’uomo.
Un periodo questo in cui si sente parlare di quote di bambini stranieri nelle classi, non certo per facilitarne l’inserimento, ma piuttosto perché non vadano a “rallentare” la del tutto ipotetica corsa al sapere dei nostri bambini “italici”. In questo scenario preoccupante, Celio Azzurro cerca di resistere e di testimoniare la possibilità concreta di una convivenza all’insegna del rispetto e della valorizzazione delle diversità come risorsa, come occasione e non esclusivamente come problematica. Infatti la rete relazionale ed affettiva che si crea non solo tra educatori e bambini, ma anche tra genitori e genitori e tra genitori e maestri dà vita ad una piccola comunità dove i valori condivisi consolidano i rapporti e dove le storie, le memorie di ognuno divengono occasione di scambio, di scoperta e di ricchezza per tutti.
Celio Azzurro: la storia
Celio Azzurro è nato a Roma il 1 giugno del 1990 grazie all’incontro di un gruppo di educatori e la Caritas Diocesana di Roma. E stato il primo centro interculturale italiano per immigrati della fascia prescolare e in questi venti anni ha accolto circa mille bambini provenienti da tutto il mondo L’intento principale del progetto è stato quello di creare uno spazio di accoglienza per i bambini stranieri arrivati a Roma, un laboratorio interculturale sperimentale nel quale valorizzare e proteggere le loro radici affettive e la loro identità culturale, uno spazio di confronto, di integrazione, non riservato soltanto agli stranieri ma aperto anche agli italiani.
«Ieri sera entrò il Direttore con un nuovo iscritto, un ragazzo di viso molto bruno coi capelli neri, con gli occhi grandi e neri, con le sopracciglia folte, tutto vestito di scuro e se ne uscì lasciandogli accanto il ragazzo, che guardava noi con quegli occhi neri come spaurito. Il maestro gli prese la mano e disse alla classe: - Siate contenti, perché oggi entra nella scuola un piccolo italiano nato a Reggio di Calabria a più di cinquecento miglia da qua. Vogliate bene al vostro fratello venuto da lontano -”» (“Il ragazzo calabrese” da Cuore di E. De Amicis). Questo brano rappresenta molto bene il nostro agire a proposito dell’intercultura e soprattutto a proposito dei bambini immigrati e dei bambini in generale. L’intercultura riguarda tutti ed è per tutti. è una chiave di lettura attraverso cui interpretare e leggersi nel mondo come un’umanità identica che si esprime multidimensionalmente. è un esercizio quotidiano di sensibilità e soprattutto di desiderio di conoscere l’altro.
Quanti bambini e ragazzi e famiglie potrebbero stare dietro a quel ragazzo calabrese e quale è il nostro e vostro compito per farli sentire meno spauriti e più accolti nella nostra comunità? Cosa possiamo e dobbiamo fare perché debbano e vogliano sentirsi orgogliosi delle proprie radici e di vivere nella nostra città e nel nostro Paese?
Celio Azzurro: 20 anni di attività
L’esperienza maturata nel corso degli anni ha permesso al Celio Azzurro di divenire un modello all’avanguardia, punto di riferimento per altre scuole ed istituzioni universitarie, nonché oggetto di studio e di numerose pubblicazioni. Celio Azzurro, inoltre, ha contribuito a sviluppare una rete di coordinamento con numerose realtà territoriali divenendo un punto nodale per chi opera, a vario titolo, nel settore dell’intercultura. Gli educatori del centro hanno offerto, e continuano ad offrire, seminari formativi per gli insegnanti, schede didattiche e tecniche metodologiche per una concreta applicazione di una educazione interculturale.
Il Centro si trova all’interno del Primo Municipio nel Parco di S. Gregorio al Celio, alle pendici della storica Villa Celimontana, in un’area destinata all’infanzia da una delibera del Comune di Roma del 1981.
In venti anni di vita ha accolto circa mille bambini provenienti da circa settanta Paesi dei cinque continenti. è nato grazie alla sinergia di un gruppo di educatori e la Caritas Diocesana di Roma, diretta, in quegli anni, da monsignor Luigi Di Liegro.
Riteniamo che rivesta un importante significato simbolico il fatto che un Centro rivolto a bambini immigrati si realizzi nel cuore storico della nostra città. D’altro canto il valore sociale di Celio Azzurro si inserisce all’interno di questo luogo, in una storia ancora più antica risalente alla fine degli anni settanta: è di quell’epoca infatti la costituzione di un comitato di difesa dell’area di cui hanno fatto parte i cittadini del quartiere di Celio/Monti ed un gruppo di educatori, alcuni dei quali, fanno parte, ancora oggi, dell’equipe di Celio Azzurro.
Celio Azzurro sorge quindi in un’area in cui già storicamente i bambini sono i veri protagonisti di uno spazio pensato per le loro esigenze e per il loro sereno sviluppo evolutivo. Il I Municipio di Roma abbraccia un vasto territorio capitolino, una vera propria città nella città variegata e complessa. La zona, in particolare, riveste un nodo strategico di notevole importanza per molte famiglie di immigrati, non tanto dal punto di vista dell’insediamento, quanto da quello lavorativo. Molti immigrati, infatti, soprattutto donne, transitano e lavorano nel I Municipio: lavori domestici, assistenze domiciliari a vario titolo, piccoli commerci. Per queste famiglie molto spesso è impossibile lasciare e riprendere i loro figli nelle scuole vicino alle rispettive residenze lontane dal proprio lavoro, non avendo una rete familiare che possa garantire e risolvere i pesanti problemi di tempo e di spazio.
La presenza di Celio Azzurro ha consentito la possibilità di una regolare frequenza a moltissimi bambini e ha trasmesso alle famiglie immigrate quella tranquillità e fiducia indispensabili per iniziare a costruire una vita “normale” a Roma.
Quale intercultura
Il lavoro degli educatori di Celio Azzurro nasce dalla convinzione che attraverso i bambini si abbia la possibilità di operare positivi e reali cambiamenti culturali. I bambini immigrati sono i primi a subire gli effetti negativi della separazione dal loro paese di origine e le conseguenze di una situazione di precarietà. Questi attori determinano spesso una sensazione di estraneità dal loro ambiente di provenienza e di non appartenenza al paese che li accoglie, disagi questi che rischiano di creare problematiche psicologiche in un momento importante per la formazione della loro identità sociale e culturale. Riteniamo, quindi, una priorità sostenere quei centri in cui si sperimentano metodologie educative rivolte all’infanzia immigrata e alle loro famiglie, luoghi che offrano l’opportunità di rielaborare vissuti emotivi connessi all’esperienza della separazione e del cambiamento.
Celio Azzurro è un luogo nel quale il bambino immigrato e la sua famiglia può, in primo luogo, elaborare il distacco e risanare il proprio vissuto emotivo. L’attenzione maggiore viene posta nel garantire l’accoglienza, l’ascolto, la comprensione e il rispetto dei tempi del bambino, tutto nella valorizzazione delle sue radici culturali. Queste esigenze sono comuni a tutti i bambini in realtà, ma diventano particolarmente sentite dai bambini immigrati. Per una reale esperienza interculturale, Celio Azzurro accoglie anche una rappresentanza di bambini italiani, la cui ammissione è regolata dagli stessi criteri utilizzati per gli stranieri.
La parola chiave di questo percorso educativo è “viaggio”. Infatti, la storia delle famiglie immigrate (e non solo) ricomincia sempre da un viaggio che ha avuto origine in paesi lontani che si somigliano e si diversificano. Il viaggio può racchiudere in sé anche un significato interiore: viaggio attraverso la propria memoria, verso i propri ricordi, verso gli affetti vicini e lontani. Appare quindi chiaramente la nostra idea di comunicazione interculturale, che si basa su un percorso non astratto, o puramente informativo, o asetticamente documentaristico, ma che parte dalle storie dei bambini ascoltando quelle dei loro genitori. A Celio Azzurro sono i bambini e le loro famiglie ad incontrarsi e a “narrare” nel quotidiano la loro cultura: è evidente che il termine cultura si riferisce al mondo che affettivamente ed emotivamente coinvolge quel bambino e quei genitori nel proprio “spazio domestico”. Utilizziamo e sistematizziamo i loro ricordi, i legami familiari, i giochi, le favole, i cibi, gli amici, gli episodi significativi accaduti. Il loro paese d’origine non rischia più di essere vissuto come pura astrazione formale e geografica, ma viene riempito e riunificato da tutti questi luoghi della memoria, dei sensi, degli affetti, dei sogni, che costituiscono la storia viva della trasmissione culturale, non in contrapposizione e differenziazione, ma in condivisione, in scambio ed arricchimento collettivo. Ogni relazione umana è, di per sé, un microcosmo di intercultura. I luoghi della memoria, gli affetti sono presenti in tutti i bambini, in tutte le persone; cambiano solo i luoghi, le situazioni, i volti, le religioni, i cibi. Ma tutti, indistintamente, siamo parte viva e comunicante di questo mondo. L’ambito di intervento prioritario del progetto si riferisce al sostegno ai processi di integrazione attraverso azioni tese a valorizzare e rafforzare la funzione genitoriale delle famiglie immigrate.
Celio Azzurro: gli obiettivi
L’obiettivo generale di questo progetto è quello di fornire alle famiglie immigrate un significativo sostegno nel loro percorso di integrazione sociale e nell’esercizio quotidiano della funzione di genitori all’interno del nucleo familiare. Sostegno che non riguarda solo l’iter scolastico dei figli ed il rapporto con la scuola ma anche l’interazione con la società italiana in cui queste famiglie si trovano ad inserirsi. A tal fine, si vuole sperimentare una metodologia di lavoro che miri soprattutto a valorizzare il vissuto emotivo e culturale delle famiglie e dei bambini immigrati.
Punti fondamentali di questa metodologia sono:
- sostenere psicologicamente i genitori nell’esercizio del loro ruolo, offrendo loro la possibilità di condividere le loro inquietudini e allo stesso tempo di ricostruire la loro storia personale e familiare.
- Costruire una rete di auto-aiuto interfamiliare che prevenga l’isolamento e la marginalità sociale ed il conseguente rischio di devianze comportamentali, rafforzandone la coesione nei confronti degli ambiti esterni con cui le famiglie si trovano ad interagire.
- Fornire alle famiglie strumenti e saperi sulla gestione dei conflitti, come specifica pratica di aiuto nelle situazioni problematiche inerenti all’educazione dei loro figli.
- Fornire una completa informazione relativa ai diritti di cui le famiglie immigrate nella loro specificità possono godere e ai benefici derivanti dalla possibilità di usufruire dei servizi pubblici e dei servizi offerti da associazioni private operanti nel sociale.
Tutto ciò è finalizzato a rendere i genitori immigrati di Celio Azzurro autonomi e capaci di muoversi in una società regolata da norme spesso molto diverse da quelle del Paese di provenienza e di palesare le loro potenzialità. Il Centro finisce così coll’essere per i genitori una sorta di punto di riferimento stabile e sempre accogliente anche quando i bambini non lo frequentano più proprio perché gli operatori continuano nell’ascolto partecipato delle loro problematiche e nel sostegno al “distacco” dal Centro per l’inserimento nel ciclo della scuola primaria.