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Una scuola per tutti i minori (G.Perego)


Fondazione Migrantes - Servizio Migranti 1/10


La scuola è uno dei luoghi fondamentali per la costruzione della città, della cittadinanza e dei cittadini di domani, oltre che l’istruzione un fondamentale diritto per tutti i minori. è una consapevolezza, di cui il Ministro dell’Istruzione, l’università e la ricerca Mariastella Gelmini si è fatta interprete anche nella nota che ha indirizzato nel gennaio 2010 a tutti gli istituti scolastici, dal titolo “Indicazioni e raccomandazioni per l’integrazione di alunni con cittadinanza non italiana”. La nota è certamente importante, perché oltre a stabilire un tetto, dal prossimo anno scolastico 2010-2011, normalmente del 30% per gli alunni non italiani, comunitari ed extracomunitari, in ogni classe del percorso obbligatorio degli studi (scuola primaria e scuola secondaria di primo e secondo grado) - con la possibilità a una deroga in ribasso o in rialzo a seconda del livello di conoscenza della lingua italiana e del percorso di integrazione degli studenti, a discrezione del Dirigente scolastico regionale - stabilisce anche alcune misure da anni attese nella scuola: più ore di italiano per facilitare l’apprendimento della lingua agli studenti stranieri, classi di ingresso per il recupero dell’apprendimento, escludendo classi differenziali, più formazione agli insegnanti.
L’importanza della nota richiede, però, alcune riflessioni che possono aiutare a non perdere mai di vista come un’azione politica e culturale ha, forse, bisogno di essere strettamente collegata ad altre esigenze conoscitive ed operative, soprattutto quando, in maniera diversa, riguarda la realtà dell’immigrazione e della mobilità in Italia.
Una prima considerazione riguarda la priorità del diritto alla scuola del minore. Tale priorità chiede che l’adeguamento del 30% - al ribasso o al rialzo - non sia a discrezione del Dirigente, ma tenga al centro i diritti del minore straniero allo studio. Sappiamo bene come la discrezionalità, in Italia, è spesso ciò che fa la differenza nella tutela dei diritti.
Una seconda considerazione riguarda la necessità che, nel momento della richiesta del ricongiungimento familiare dei propri figli minori, un padre e una madre abbiano da subito e non nel momento del riconoscimento, un documento per l’iscrizione alla scuola dei figli. Questo chiede un accordo specifico tra Ministero dell’Istruzione e Ministero dell’Interno per favorire negli Sportelli unici delle Prefetture una prassi rinnovata. Un bambino immigrato oggi, mediamente, in Italia perde un anno di scuola, perché se arriva nei giorni anche appena successivi all’inizio della scuola, pur avendone diritto, rischia di non trovare la scuola che accolga l’iscrizione. In questo anno di non frequenza alla scuola, il bambino o il ragazzo vive solo in casa (non dimentichiamo che oltre 300.000 famiglie straniere è costituita dalla sola madre con figli), e in un quartiere periferico rischia di entrare in percorsi anche di sfruttamento o di disagio.
Una terza considerazione riguarda la necessità di considerare già nella scuola, per diritto e non per discrezionalità, l’iniziato percorso di cittadinanza di oltre 500.000 minori, nati in Italia degli 850.000 minori stranieri presenti in Italia. Degli oltre 600.000 studenti stranieri nelle scuole italiane, oltre 350.000, cioè il 62% sono nati in Italia.
Una quarta considerazione riguarda l’impegno all’accesso allo studio di molti minori stranieri che vivono in condizioni particolari: parlo dei 200.000 studenti stranieri, dell’oltre 1 milione e mezzo di studenti italiani che vivono in famiglie povere, in senso relativo o assoluto, e che hanno bisogno di un sostegno al diritto allo studio.
Una quinta considerazione riguarda il mondo degli studenti legati alla mobilità dei genitori. In Italia ogni anno 1 milione e mezzo di persone cambia Regione. Oltre 300.000 di queste persone sono immigrati, con un contratto a tempo determinato o stagionale, comunque un lavoro precario, e che hanno spesso famiglia. Anche per questo mondo occorre un’azione di accompagnamento che faciliti l’accesso alla scuola.
Una sesta considerazione riguarda il mondo dei bambini e ragazzi rom o sinti. E un mondo di 140-150.000 persone la metà delle quali sono bambini. Per questo, si rende necessario uno sforzo pubblico per mettere a disposizione risorse adeguate per l’accompagnamento sociale ed educativo che non faccia di questo mondo, anche nella scuola, un mondo di esclusi, ma di cittadini. Per questo mondo e per il mondo dei figli dello spettacolo viaggiante la Migrantes in questi anni ha sperimentato uno strumento didattico che aiuti gli insegnanti a valorizzare l’apprendimento che talora viene fatto in situazione di ‘mobilità’ e in diversi istituti scolastici del territorio provinciale, regionale o nazionale.
Una settima considerazione riguarda il mondo dei minori stranieri non accompagnati e dei minori di immigrati irregolari. è un mondo, gli uni oggi di circa 30.000 persone, gli altri di oltre 50.000 persone, per i quali occorre un impegno aggiuntivo della scuola e delle istituzioni per tutelare il fondamentale diritto allo studio, con un accompagnamento particolare e figure di educatori propri.
Un’ottava considerazione riguarda il mondo dei minori rifugiati, che, ancora pochi oggi in Italia - si parla di circa 700-800 minori - hanno anch’essi diritto da subito a un accompagnamento scolastico che da una parte valorizzi le esperienze di partenza e, dall’altra ne aggiunga altre funzionali al cammino educativo, ma anche al progetto migratorio dei familiari (penso ad esempio, all’apprendimento della lingua del Paese di destinazione).
Queste considerazioni portano a dire la necessità di investire risorse aggiuntive - e la Finanziaria lo ha fatto? - nella formazione degli insegnanti, per la messa in campo di figure di mediatori culturali, per nuove classi laddove il limite del 30% venga superato, per nuove aule didattiche, per nuovi strumenti didattici e per figure di educazione di strada e sociali che, facendo anche delle comunità sociali un terminale della scuola, aiutino veramente l’accesso alla scuola a tutti, in particolare, ai minori stranieri. In tale direzione, può dimostrarsi utile un lavoro d’insieme tra politiche scolastiche, politiche sociali, politiche giovanili; ma anche un lavoro d’insieme tra Stato e Regioni in ambiti che vedono spesso competenze condivise. è, anche, un impegno di tutti, che non può chiedere alibi ideologici di sorta, ma un lavoro comune, un comune ‘interesse’ (Don Milani) verso la realizzazione di una scuola per tutti.