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Politiche migratorie a livello comunitario (A.Pertici)
Parlamento Europeo: I principali interventi della VI legislatura

Fondazione Migrantes - Servizio Migranti 4/09


Premessa
Con la sessione plenaria chiusasi il 7 maggio scorso, il Parlamento Europeo ha terminato ufficialmente la sesta legislatura. Nei cinque anni trascorsi (2004-2009), l’Assemblea europarlamentare è stata testimone dell’estensione dell’UE da 15 a 27 Paesi, ha approvato centinaia di provvedimenti e in alcune occasioni ha respinto o modificato sensibilmente proposte avanzate dalla Commissione Europea e sostenute dai governi dell’UE, assumendo un ruolo importante di baluardo per la tutela del cosiddetto modello sociale europeo.
Diverse le questioni affrontate dagli europarlamentari; tra queste, assumono particolare rilevanza i diversi aspetti dell’immigrazione legale e illegale e del diritto d’asilo. Al riguardo, in virtù della costante crescita del fenomeno migratorio, la problematica relativa alle politiche di immigrazione, integrazione e occupazione ha acquisito sempre maggior rilievo. Già in passato l’approccio comunitario verso l’immigrazione aveva subito un radicale cambiamento. Dall’atteggiamento puramente difensivo, fondato sui meccanismi di controllo dei flussi e sul collegamento con i problemi di sicurezza, si è progressivamente giunti alla conclusione della necessità dello sviluppo di misure comuni volte a favorire l’integrazione e la protezione dei diritti degli immigrati. E cambiata sostanzialmente la tipologia dei migranti nella UE, cui ha contribuito anche l’allargamento del 2004, nonché l’atteggiamento degli Stati membri coinvolti e dei Paesi di origine.
In questo contesto, la mancanza di una politica coerente è stata avvertita ancora più intensamente, dati i numerosi problemi relativi all’immigrazione illegale, alla discriminazione, alle distorsioni del mercato del lavoro e, di conseguenza, al disagio sociale e alle problematiche connesse.
La complessità del problema e la sua comunanza a tutti gli Stati membri, ha reso necessario l’intervento a livello comunitario al fine di assicurare un approccio integrato al fenomeno migratorio.
Sul piano giuridico, com’è noto, la competenza specifica della Comunità in materia di asilo e immigrazione è stata stabilita solo nel Trattato di Amsterdam (1997) che ha consentito di superare l’approccio intergovernativo nel quadro del cosiddetto “Terzo Pilastro”, da lungo tempo prevalente nell’ambito della politica di immigrazione, che frenava lo sviluppo di una politica migratoria a livello comunitario. Questa base istituzionale ha creato un valido presupposto per la graduale “comunitarizzazione” della materia ed ha spinto verso una intensa elaborazione della legislazione secondaria, sotto la veste della legislazione rigida e leggera (soft laws vs. hard laws) volta a ravvicinare le politiche nazionali dei Paesi membri in tema di immigrazione, asilo e integrazione.
L’utilizzo della legislazione leggera ha permesso di regolamentare o, quantomeno, mettere in evidenza problemi delicati su cui era difficile trovare un consenso comune.
Le proposte di maggior rilievo che illustrano l’intenzione della UE di dirigersi verso una politica più aperta e volta ad integrare gli immigrati nei Paesi membri, riguardano la definizione dei criteri di accettazione degli immigrati legali nella UE, la promozione dell’integrazione degli immigrati, la lotta contro l’immigrazione illegale e la tratta degli esseri umani.

In allegato il testo completo