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Intervista a Paolo di Tarso (R.Fabris/S.Ridolfi)


Fondazione Migrantes - Servizio Migranti 2/09


Caro Paolo di Tarso, non ti sembri troppo strano, tanto meno irriverente, che mi rivolga a Te in questo modo, così consueto tra di noi e quasi ignoto ai tuoi tempi della intervista, comunque con grande ammirazione per la tua opera apostolica e profondo desiderio di conoscere meglio e più il tuo pensiero. Ed io modestissimo giornalista mi sono rivolto allora a un tuo appassionato studioso e insieme cerchiamo alcuni approfondimenti sul tuo pensiero. Tra l’altro in quest’anno che il nostro Papa Benedetto XVI, il 264° successore del tuo amico Pietro, ha voluto fosse a Te dedicato, anche la Giornata Mondiale delle Migrazioni ha scelto a proprio tema una tua affermazione: “Non più stranieri né ospiti, ma tutti nella famiglia di Dio”. E allora ti chiederei:
Tu sei nato ed hai passato i tuoi anni giovanili all’ “estero”, fuori della terra di Israele: come hai potuto conciliare la tua zelante fedeltà all’ebraismo e il mondo ellenistico della tua Tarso di Cilicia?
Veramente io sono nato all’estero, nella cosiddetta “diaspora” ebraica, ma ho fatto i miei studi di legge a Gerusalemme. Qui ho avuto come maestro un grande interprete della legge ebraica, rabbì Gamaliel, il vecchio. A Gerusalemme ho frequentato la comunità ebraica che si riuniva nella sinagoga detta “della Cilicia”, dove potevo incontrare altri ebrei originari di Tarso.
Qui si leggeva la Bibbia in greco, che io avevo imparato nei primi anni di scuola a Tarso. A Gerusalemme mi sono iscritto all’associazione dei “farisei”, formata da giovani e adulti impegnati nel mettere in pratica la “legge” ebraica in tutte le situazioni della vita, tenendo conto delle tradizioni dei nostri maestri e padri. Anzi, ad essere sincero, posso dirti che sia nello studio sia nella pratica della legge e delle tradizioni dei padri, io superavo i miei compagni. Già in famiglia - una famiglia di emigrati dalla Galilea a Tarso in Cilicia, al tempo delle guerre di Pompeo - avevo imparato a praticare scrupolosamente la legge. I miei genitori, mi hanno detto di avermi circonciso a “otto giorni dalla nascita”, come prescrive la legge e la tradizione ebraica. Mi hanno dato il nome del primo re di Israele - Shaùl - perché la mia famiglia appartiene alla tribù di Beniamino, come il re Shaùl. Invece a scuola i miei compagni mi chiamavano Paûlos, perché il nonno aveva ottenuto la cittadinanza romana dal suo padrone romano che si chiamava “Paolo”. Anche a Gerusalemme ho avuto modo di coltivare la lingua greca non solo nella sinagoga di Cilicia, ma anche con i colleghi della scuola biblica che provenivano dalle varie regioni della diaspora.

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