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“Io faccio nuove tutte le cose”(Ap 21,5) (S.Ridolfi)


Fondazione Migrantes - Servizio Migranti 1/09


La prospettiva splendente e gioiosa che ci viene svelata dall’ultimo libro della Sacra Scrittura, l’Apocalisse (Ap 21,5), è quella di una assoluta novità, a noi promessa, per noi impensabile, a noi impossibile.
è anche per questo che apprezziamo il proposito della Unione Europea di dedicare l’anno 2009 alla creatività ed innovazione, ciò che è stimolante e in prospettiva promettente. Proprio in questo campo più che nella mera tecnica l’Europa, anzi l’umanità, può esprimere il meglio di se stessa come comunità degli uomini, di quegli esseri che Dio ha voluto sopra le altre creature dotare di un ingegno curioso e di una volontà determinata in modo da dominare e far fruttificare il creato e restituirlo alla bellezza ed ordine originali.
La proposta ha stimolato anche noi e ci ha spinti a verificare nel campo della mobilità umana l’ampio spazio e la grande attesa legati ad una creatività che porti a rinnovare situazioni e relazioni dell’uomo in cammino verso traguardi di maggiore giustizia e di migliore benessere sia nella società civile sia nella Chiesa. Le grandi affermazioni, infatti, di fratello, pace, solidarietà, equità, solidarietà non devono essere contenitori vuoti, semplici parole, ma realtà piene ed efficaci.
Il Vangelo, che è messaggio di novità e di gioia già al suo inizio sulla grotta di Betlemme, è di sua natura un annuncio ed una esigenza di cambiamento e novità: “convertitevi e credete al Vangelo”. Perché, in definitiva, il messaggio è l’ “uomo nuovo”, Gesù di Nazareth, che mette in vitale comunione l’uomo con Dio e gli uomini tra di loro. “Non si mette vino nuovo (il Vangelo di Cristo) in otri vecchi (l’uomo non rinnovato), ma vino nuovo in otri nuovi”(Mt 9,17). Ne consegue un modo diverso e innovante di valutare le realtà della nostra esistenza umana, anche nelle sue prospettive future, e la necessità di sprigionare le potenzialità latenti e rinnovatrici. Alla scuola di Paolo di Tarso apprendiamo che diventa allora spazzatura quello che prima sembrava prezioso (Fil 3,8) e che chi è in Cristo è veramente creatura nuova (2 Cor 5,17). E, forte di questa esperienza, il cristiano sente prepotente, irresistibile il bisogno di ampliarla e parteciparla: “guai a me se non annunciassi il Vangelo!” (1 Cor 9,16). E a partire dalla attenzione all’azione, nascosta e viva, imprevedibile e misteriosa, dello Spirito, azione e presenza che il Concilio Vaticano II chiama “semi del Verbo” (ossia la sua fecondità) e che Isaia (Is 43,19) scorgeva già nel mondo di allora: “Io (il Signore) faccio una cosa nuova: proprio ora germoglia, non ve ne accorgete?”.
I contributi che proponiamo in questo numero vogliono essere un invito a guardare con positività ed affetto lo sforzo nascosto ed ignorato di tanti uomini e di tante donne che vivono con impegno e sacrificio la quotidianità della vita. E ci sospingono a scorgere nelle grandi tensioni ed inquietudini dell’umanità la latente azione dello Spirito per sostenerla e ravvivarla contro le tentazioni del maligno che tende invece a spegnerla.