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Il dramma dell'accoglienza (R. Martino)


Fondazione Migrantes - Servizio Migranti 6/07


“La persona: una storia sacra”. Il titolo del vostro Convegno è già in sé medesimo un forte messaggio per l’azione dei Direttori diocesani e Collaboratori Migrantes nell’ambito della pastorale migratoria italiana. Gli immigrati infatti sono tra noi innanzitutto come persone e membri di famiglie, se ce l’hanno, e poi come lavoratori e manovalanza o professionisti. La Chiesa locale, impegnata pure nella pastorale migratoria, ogni giorno si trova così confrontata e interpellata su questo tema.

Il vostro Incontro ha voluto dare a se stesso un denso e vigoroso spunto evangelico traendolo dal prologo di San Giovanni: “Venne fra la sua gente… A quanti… l’hanno accolto, ha dato il potere di diventare figli di Dio”. E lo commenterete positivamente attestando che qui è inneggiato e onorato l’ottimismo di Dio sull’umanità, assunta, accolta e massimamente valorizzata nel Figlio di Dio Gesù Cristo, nel quale ogni persona a sua volta può essere accolta e accoglie l’umanità redenta.

Ma c’è anche il dramma della non accoglienza… l’umanità non accolta, non riconosciuta e calpestata nella propria dignità personale e filiale divina. Quanti migranti, rifugiati, profughi, soggetti al traffico di essere umani non accolti! Infatti, “è il Signore Gesù che si fa presente in ogni persona… e che chiede di vivere l’accoglienza …nello spirito della gratuità che nasce dalla carità cristiana” (Ero forestiero… n. 10).

Nell’Istruzione di questo Pontificio Consiglio, Erga migrantes caritas Christi, che raccomandiamo al vostro approfondimento per l’azione pastorale, leggiamo al numero 15: “Il cristiano contempla nello straniero il volto di Cristo stesso… il quale, straniero, fugge in Egitto”, e inoltre al numero 18: “Il cammino dei migranti può diventare segno vivo di una vocazione eterna…”, e finalmente al numero 22: “L’accoglienza dello straniero, che caratterizza la Chiesa nascente, rimane quindi sigillo perenne della Chiesa di Dio... Essa resta contrassegnata da una vocazione alla diaspora tra culture, senza mai identificarsi completamente con nessuna di esse, altrimenti cesserebbe di essere primizia e segno, fermento e profezia del Regno universale e comunità che accoglie ogni essere umano, senza preferenza di persone e di popoli. L’accoglienza dello straniero è inerente dunque alla natura stessa della Chiesa e testimonia la sua fedeltà al Vangelo”.

Sì, dite bene, nel vostro depliant per questo Incontro, che compito della Chiesa è curare l’annuncio della salvezza... ‘dare voce a chi non ha voce’, agire nel segno della comunione attraverso una ‘pastorale d’insieme’.

Sia questo ‘fare gruppo’, questo ‘impegno d’insieme’, il progettare in comunione ecclesiale -accogliendo chi, il migrante, vive nella ‘dispersione’-, contrassegno e traccia dell’operare migratorio ecclesiale italiano in favore di quella ‘sacralità’ della persona umana, registrata dalle Sacre Scritture e da voi ‘difesa e promossa’. E il centro del vostro Incontro di questi giorni e vi diciamo grazie.

In comunione, con i più cordiali saluti e vivissimi auguri, ci confermiamo

 

Devotissimi

 

Renato Raffaele Cardinale Martino

Presidente

+ Agostino Marchetto

Segretario

 

 

Città del Vaticano, 12 settembre 2007