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Prolusione del Card. Angelo Bagnasco al Consiglio Episcopale Permanente - Roma, 28/31 marzo 2011


Venerati e Cari Confratelli,

in nomine Domini: abbiamo invocato il nome del Signore per identificare la giusta prospettiva dei lavori di questa sessione primaverile del Consiglio Permanente, avendo sullo sfondo eventi cari al nostro popolo, o che interessano popoli fratelli. La riflessione che qui avviamo vorrebbe attivare pensieri e accendere speranze più forti delle preoccupazioni che pure li attraversano. E tutta la comunità cristiana ad essere in qualche modo chiamata a ponderare le situazioni nelle quali si incarna l’annuncio del Vangelo e che ad un tempo interpellano la coscienza di noi Pastori.
Il nostro pensiero, e soprattutto la nostra preghiera, in queste settimane si sono insistentemente rivolti a Dio, in particolare per il popolo giapponese duramente colpito da un violento sisma e ancor più devastante tsunami. Nell’ora più grave, i giapponesi hanno dato al mondo una lezione formidabile di compostezza, determinazione e solidità. E quella che, con espressione efficace, è stata definita «la disciplina del dolore». Dolore che comunque siamo chiamati ad alleviare con i mezzi in nostro possesso. Quanto ancora ci è possibile fare, tramite la Caritas e in collegamento con la Conferenza episcopale locale, lo faremo; sicuri come siamo che ogni italiano avverte il Giappone vicinissimo oggi al proprio cuore. A fronte di un simile cataclisma, dovremmo riscoprire tutti il senso della nostra costitutiva finitezza, della intrinseca fragilità delle cose, e quindi sentirci più umili, più vicini, più solidali.
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