Vagliate ogni cosa e tenete ciò che è buono - Domeniche - 4 gennaio - II domenica dopo Natale 

4 gennaio   versione testuale

II domenica dopo Natale

Teoria dei Santi, mosaico, parete meridionale, registro inferiore, Basilica di Sant’Apollinare Nuovo, VI sec., Ravenna.
Teoria dei Santi, mosaico, parete meridionale, registro inferiore, Basilica di Sant’Apollinare Nuovo, VI sec., Ravenna.

I santi vanno incontro a Cristo, poiché «...quivi è la rosa, in che il Verbo Divino Carne si fece; quivi son li gigli, Al cui odor si prese» (Dante Alighieri, Paradiso, Canto XXIII). Il destino del discepolo è quello di essere reso conforme all’immagine di Cristo suo maestro. Sin d’ora siamo figli di Dio – scrive infatti Giovanni nella sua Prima Lettera -, e se è vero che ciò che saremo non è stato ancora rivelato, sappiamo, comunque, che quando Cristo si sarà manifestato saremo simili a lui (cf. 1Gv 3,2). Nella nascita di Gesù i discepoli vedono la loro nascita perché nel Figlio di Dio diventano anch’essi figli adottivi. Questa loro condizione è anche un dono che attende di essere realizzato in pienezza, un dono che apre un cammino di crescita che dura tutta la vita sino al raggiungimento della piena maturità di Cristo (cf. Ef 4,13). Specialmente nella sua vita liturgica la Chiesa sperimenta di essere un popolo in cammino verso il suo Signore e con lo sguardo fisso su Cristo attraversa la storia con tutte le sue contraddizioni.
Nella Basilica di Sant’Apollinare Nuovo gli artisti che lavorarono a Ravenna durante i secoli tra i più luminosi di quella città, realizzarono alcuni mosaici di grande bellezza e in particolare raffigurarono una processione di ventisei figure maschili di santi che tra una serie di palme avanzano su un medesimo piano, su fondo oro, costituito da un delicato prato verde arricchito da fiori bianchi e rossi. L’oro e il verde coniugano insieme il mondo divino e quello terreno, il tempo senza tempo di Dio e la storia dell’uomo. In quei santi che sono incamminati verso Cristo la Chiesa prolunga e continua il suo cammino verso la Gerusalemme celeste. Ogni santo indossa la tunica bianca, simbolo della vita nuova, trasformata dalla grazia e dallo Spirito, resa candida con il sangue dell’Agnello (cf. Ap 6,11). Le figure, pur essendo molto simili, presentano in realtà alcune differenze soprattutto nei volti: sono uomini giovani, maturi o anziani, e tutti, nella loro singolarità, sono chiamati ad andare incontro al Signore nella compagnia dei fratelli. Ciascuno di loro è stato scelto da Dio per formare il suo popolo santo.
Ciascuno dei santi è nominato singolarmente, tanto che alcuni studiosi hanno voluto cogliere in questa particolarità un collegamento dei mosaici con la litania pregata dalla Chiesa in alcune occasioni liturgiche o nel canone della Messa. Certamente la preoccupazione degli artisti e di quanti ispirarono il programma iconografico del ciclo musivo era quella di far comprendere a coloro che partecipavano alla celebrazione dei divini misteri la loro personale e comunitaria sintonia con l’assemblea celeste. Confortati dall’esempio di coloro che li avevano “preceduti nel segno della fede” i fedeli potevano perciò proseguire con fiducia e nella speranza il loro cammino verso la pienezza del Regno. Anche nelle fasce al di sotto delle finestre si distendono questa volta due processioni di vergini e di martiri che si dirigono verso l’abside.
Ma se le vergini avanzano su un bel prato e si indirizzano verso la Vergine assisa in trono che con il Bambino in braccio riceve i doni dei Magi, al lato opposto i martiri si avviano verso Cristo seduto in trono e a lui offrono le loro corone del martirio. Il cammino della schiera dei santi conduce a Cristo passando attraverso i fratelli. Nessuna autentica sequela di Cristo può infatti realizzarsi se non è accompagnata dalla comunione fraterna perché nessuno può andare incontro a Cristo in perfetta solitudine, senza i fratelli. È quanto è accaduto ai pastori o ai Magi, ed è ciò che si ripete nella storia di santità di cui è arricchita la Chiesa. Vedere nel Bambino avvolto in fasce il Figlio di Dio oggi vuol dire riconoscere in tutti coloro che vivono le più diverse situazioni di sofferenza, la presenza di Dio, come ricordava papa Francesco in un discorso tenuto nel settembre del 2013: «Ripartire da Cristo significa imitarlo nell’uscire da sé e andare incontro all’altro. Questa è un’esperienza bella, e un po’ paradossale. Perché? Perché chi mette al centro della propria vita Cristo, si decentra! Più ti unisci a Gesù e Lui diventa il centro della tua vita, più Lui ti fa uscire da te stesso, ti decentra e ti apre agli altri. Questo è il vero dinamismo dell’amore, questo è il movimento di Dio stesso! Dio è il centro, ma è sempre dono di sé, relazione, vita che si comunica...Così diventiamo anche noi se rimaniamo uniti a Cristo, Lui ci fa entrare in questo dinamismo dell’amore. Dove c’è vera vita in Cristo, c’è apertura all’altro, c’è uscita da sé per andare incontro all’altro nel nome di Cristo».