Il progetto liturgico di Quaroni si colloca in quel vasto territorio di interpretazioni spaziali volte non a stravolgere il senso consolidato e tradizionale dei riti, bensì ad arricchirlo di dimensioni sensoriali, emozionali, estetiche, intime, cercando di volgere lo spontaneo senso religioso verso il suo sviluppo liturgico, in direzione né individualista né didascalica. Il progetto di illuminazione naturale gioca un ruolo decisivo: grazie alle ampie vetrate nei timpani della torre-tiburio, la luce piove sul crocifisso e sull‘altare, inondando l‘area presbiteriale . Lo spazio orientato della navata è tenuto invece nella semioscurità, spezzata e ritmata solo dalle feritoie perimetrali - chiuse da vetrate policrome costituite da elementi tubolari - e da corpi illuminanti in rame e vetro, sospesi e a luce indiretta, progettati da Quaroni stesso. La vetrata alle spalle dell‘assemblea consente un contatto visivo con il contesto paesaggistico: può essere aperta per una partecipazione più ampia, anche esterna, ma può anche essere oscurata, se necessario, con una tenda.