Il nucleo originario del borgo prevede unedificazione a bassa densità di case rurali uni o bi-familiari per circa 250 famiglie, dotate di spazi e vani per le attività rurali, ma anche adatte a uno stile di vita più moderno, aggregate senza dimenticare il rapporto di vicinato stabilitosi nei rioni antichi . La maglia insediativa, disposta organicamente seguendo le curve di livello dei versanti, prevede che il cuore identitario e morfologico del villaggio sia costituito dagli edifici comunitari posti alla sommità dell‘altura centrale, di cui fa parte il centro parrocchiale. Mentre in un primo tempo si ipotizza che la chiesa e le opere pastorali condividano le volumetrie basse delle abitazioni, su indicazione della Cassa del Mezzogiorno viene richiesta una chiesa con un volume fortemente emergente, in grado di sottolineare la centralità fisica e simbolica del centro religioso del villaggio. Se dunque la prima interpretazione del tema proposta da Quaroni (1951) prevedeva un inserimento "domestico" della chiesa, nell‘affinarsi dell‘elaborazione la torre del tiburio presbiteriale viene ad assumere un ruolo paesaggistico più rilevante, determinando nella morfologia del villaggio un elemento di forte discontinuità verticale, riferimento visivo e mèta del percorso di avvicinamento dalla città storica di Matera. Secondo Manfredo Tafuri, che per primo ha dato un inquadramento critico dell‘opera, la volontà di conferire alla chiesa una maggiore visibilità ha contribuito a introdurre Ğun punto di concentrazione simbolicoğ, che ha portato Ğun‘unità sintetica all‘intero complesso edilizioğ (Tafuri 1964, p. 114). La diversità di opzioni sociali ed economiche che si manifesta durante l‘edificazione del borgo rende controversa e incompleta l‘attuazione del progetto. La realizzazione è effettuata in modo affrettato e parziale, con una certa approssimazione nelle tecniche costruttive, trascurando le attrezzature e gli spazi pubblici.