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Logica della rete, logica della fede   versione testuale






Intervento di P. Antonio Spadaro, S.I.
Lo storico Harold Perkin scrisse che gli uomini che costruirono le ferrovie non stavano soltanto creando un mezzo di trasporto, ma al contrario, stavano contribuendo alla creazione di una nuova società e di un nuovo mondo. A metà Ottocento la ferrovia non fu considerata semplicemente come un’esperienza, ma spesso proprio come una «rivoluzione», la railway revolution o persino una metafora culturale. È interessante notare come ogni invenzione, dalla ruota in poi, che ha permesso agli uomini di intensificare le comunicazioni e gli scambi, passando dalla stampa, dalla ferrovia e dal telegrafo, è stata considerata «rivoluzionaria». Così anche internet. Se questa dimensione di «rivoluzione» aiuta a comprendere la rilevanza sociale delle innovazioni, d’altra parte rischia di oscurare una considerazione più importante a loro riguardo: esse rispondono a desideri «antichi». Come lo fu la ferrovia dal 1825, così anche internet intorno al 1980 è stato considerato una rivoluzione. E tuttavia è necessario sfatare un mito: che la Rete sia un’assoluta novità dei «nostri» tempi.