Non sembrerebbe davvero una donna pericolosa, la coniglietta vagamente fetish che ci guarda dalla copertina. Ma di certo Ariana Grande un po di paura la sta mettendo alle regine del pop contemporaneo. Giacché tra le popstar emerse in questi ultimi anni è di certo una di quelle che con più determinazione sta scalando le vette dello show-business.
Appena ventitreenne, con sangue siculo-abruzzese nelle vene, Ariana punta sui quindici nuovi brani che compongono questo suo terzo album per consolidare la propria fama planetaria. Un disco semplice, simile a mille altri nellambito del pop di massa, ma sfavillante e astutamente congegnato. Love songs, che centrifugano i soliti ingredienti: un po di soul e neo rhythmnblues, funky danzabile, qualche spruzzata di rap, molta elettronica: semplici, ammiccanti e banali nei contenuti, fresche e lussureggianti negli arrangiamenti; insomma, tutto ciò che ci si può attendere da un prodotto apparecchiato apposta per lestate.
La graziosa fanciulla di Boca Raton in Florida ha sfornato quel che i fan e i mercati le chiedevano: un prodotto confezionato con molta classe, che tuttavia non riesce a nasconderne lanima strategica; le nuove canzoni hanno la stessa immediatezza svaporante dei messaggi di Snapchat (dove guarda caso le è stato creato un apposito filtro dedicato), ma prima di finire nei polverosi archivi della storia, continueranno a intasare letere per un bel po. Del resto chi richiede alla musica profondità ed emozioni veraci, ha sicuramente sbagliato indirizzo. Ma gli sarà comunque difficile non incapparci…
(Franz Coriasco)