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Giornata Nazionale per l’approfondimento e lo sviluppo del dialogo tra cattolici ed ebrei - 17 gennaio 2000
Il Dio delle benedizioni nella tradizione di Israele (Deut. 28,6)
Ufficio Nazionale per l'ecumenismo e il dialogo interreligioso

A. La berakàh nella tradizione ebraica

Robert Aron, dopo aver richiamato i diversi luoghi del NT in cui si parla esplicitamente di berakàh con riferimento a Gesù commenta: “Tutte queste benedizioni riproducono fedelmente la liturgia ebraica originaria, che Gesù ha conosciuto nell’infanzia e durante i suoi anni di formazione a Nazareth.
Vi si ritrovano due caratteristiche proprie del rito sinagogale e domestico: il contributo di ogni fedele alla natura sacrale dell’universo che viene riaffermata in ogni istante mediante l’obbedienza alla Toràh; e il fatto di non essere atti singoli e individuali, ma riti inerenti a un pasto preso in comune da un gruppo di fedeli, nel cui nome l’ufficiante pronunzia le parole consacratorie.
 Ciò che caratterizza infatti la preghiera ebraica del tempo del NT, è che essa non domanda nulla per qualcuno in particolare, ma eleva a Dio l’omaggio collettivo di comunità considerate nel loro insieme. Questo rientra nel concetto profondamente impresso nella tradizione ebraica, secondo il quale ogni individuo è insieme responsabile e beneficiario dell’ atto che compie, non tanto per ciò che lo riguarda personalmente, quanto in funzione dell’ordine cosmico di cui egli può, secondo i casi, alterare o migliorare il corso. >>