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 OSSERVATORIO GIURIDICO LEGISLATIVO - aree tematiche - Diritti fondamentali della persona - Risoluzione del Parlamento europeo sui diritti umani nel mondo nel 2014 
Risoluzione del Parlamento europeo sui diritti umani nel mondo nel 2014   versione testuale
Lo scorso 17 dicembre il Parlamento europeo ha approvato la “Relazione annuale sui diritti umani e la democrazia nel mondo nel 2014 e sulla politica dell'Unione europea in materia".
Il provvedimento muove dalla considerazione che, a norma dell’articolo 21 Trattato sull’Unione europea, l’UE è tenuta a sviluppare una politica estera e di sicurezza comune fondata sui principi di democrazia, Stato di diritto, universalità e indivisibilità dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali, rispetto della dignità umana, sui principi di uguaglianza e di solidarietà e sul rispetto dei principi della Carta delle Nazioni Unite, della Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea e del diritto internazionale. Inoltre, sulla base dei valori universali e indivisibili, la libertà di pensiero, di coscienza, di religione e di credo dovrebbe diventare una delle priorità dell'UE e deve essere sostenuta incondizionatamente. Al riguardo il Parlamento esprime profonda preoccupazione per il fatto che i diritti umani e i valori democratici, come la libertà di espressione, di pensiero, di coscienza e di religione e la libertà di riunione e di associazione, sono sempre più minacciati in molte parti del mondo, in particolare sotto i regimi autoritari. Invita, quindi, l'UE e i suoi Stati membri a intensificare i propri sforzi volti a porre effettivamente i valori democratici e i diritti umani al centro delle loro relazioni con il resto del mondo e ad affrontare in modo efficace le sfide interne in materia di diritti umani, per esempio la situazione dei rom, il trattamento dei rifugiati e dei migranti, la discriminazione delle persone LGBTI, il razzismo, la violenza contro le donne, le condizioni di detenzione e la libertà dei mezzi di comunicazione negli Stati membri.
Alcuni paragrafi sono dedicati al tema della libertà di pensiero, di coscienza e di religione o credo, che rappresenta un diritto umano fondamentale, riconosciuto nella Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo e garantito dall'articolo 18 del Patto internazionale relativo ai diritti civili e politici delle Nazioni Unite. Questo diritto  è correlato con altri diritti umani e libertà fondamentali comprendenti il diritto di credere o non credere, la libertà di praticare un credo teistico, non teistico o ateo e il diritto di adottare un credo di propria scelta, di cambiarlo, abbandonarlo o tornare a farlo proprio. Al riguardo il Parlamento invita l'UE e gli Stati membri a intensificare gli sforzi per contribuire all'eliminazione di tutte le forme di discriminazione religiosa e promuovere il dialogo interreligioso nelle relazioni con i paesi terzi; chiede azioni concrete volte a proteggere le minoranze religiose, i non credenti, gli apostati e gli atei vittime di leggi sulla blasfemia e invita l'UE e gli Stati membri a impegnarsi per l'abrogazione di tali leggi; accoglie con favore l'impegno dell'UE nei confronti della promozione della libertà di religione o di credo in sedi internazionali. Ritiene opportuno intervenire nelle sedi internazionali e regionali, mantenendo un dialogo aperto, trasparente e regolare con le associazioni e comunità religiose, ai sensi dell'articolo 17 TFUE, anche attraverso le delegazioni dell'UE.
Il Parlamento condanna, poi, con la massima fermezza ogni forma di discriminazione, comprese quelle basate su razza, colore, sesso, orientamento sessuale, identità di genere, lingua, cultura, religione o credo, origine sociale, casta, nascita, età, disabilità o qualsiasi altra condizione; sollecita l'UE a intensificare gli sforzi per sradicare ogni tipo di discriminazione, razzismo e xenofobia attraverso dialoghi politici e dei diritti umani, il lavoro delle delegazioni dell'UE e la diplomazia pubblica. Esorta, inoltre, l'UE a continuare a promuovere la ratifica e la piena attuazione di tutte le convenzioni dell'ONU che sostengono questa causa, come la Convenzione internazionale sull'eliminazione di tutte le forme di discriminazione razziale o la Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità.
In tale quadro, il testo contiene alcune statuizioni che suscitano gravi perplessità, con riguardo ai diritti delle persone lesbiche, gay, bisessuali, transgender e intersessuali (LGBTI). In particolare nel parag. 93 si afferma che l'UE dovrebbe proseguire gli sforzi per migliorare il rispetto dei diritti delle persone lesbiche, gay, bisessuali, transessuali e intersessuate (LGBTI), in linea con gli orientamenti dell'UE sul tema e che i diritti delle persone LGBTI sarebbero maggiormente tutelati se avessero accesso a istituti giuridici quali unione registrata o matrimonio.
Positivo appare, invece, il parag. 115, dove si condanna la pratica della surrogazione, che compromette la dignità umana della donna dal momento che il suo corpo e le sue funzioni riproduttive sono usati come una merce. Il Parlamento afferma che la pratica della gestazione surrogata che prevede lo sfruttamento riproduttivo e l'uso del corpo umano per un ritorno economico o di altro genere, in particolare nel caso delle donne vulnerabili nei paesi in via di sviluppo, debba essere proibita e trattata come questione urgente negli strumenti per i diritti umani.