Sussidio Quaresima-Pasqua 2014 - Domeniche - IV Domenica di Quaresima 
IV Domenica di Quaresima   versione testuale

Il cieco nato, p. affreschi bizantino-campani, 1072-1078, Basilica di San Michele Sant’Angelo in Formis (CE).
© Su concessione di don Francesco Duonnolo.

La Basilica benedettina di San Michele Arcangelo, costruita a Sant’Angelo in Formis nell’XI sec., è impreziosita da affreschi per molti versi unici in cui sono stati fusi insieme lo stile bizantino e quello campano-cassinese. Il ciclo pittorico presenta una forte impronta cristologica e risponde a un preciso programma iconografico che più artisti hanno provveduto a realizzare.
Alle storie dell’Antico Testamento corrispondono quelle del Nuovo e in particolare le scene riguardanti i miracoli compiuti da Gesù durante il suo ministero pubblico. Il riquadro in cui è affrescato l’episodio della guarigione del cieco nato alla piscina di Siloe è suddiviso in due fotogrammi senza soluzione di continuità: da una parte troviamo Gesù seguito da due discepoli mentre con la mano destra tocca gli occhi del cieco appoggiato a un bastone. Gesù, “via, verità e vita”, “rivelatore del Padre”, “Sapienza eterna di Dio” e suo “esegeta”, tiene nella mano sinistra un rotolo e si protende verso il cieco perché possa ricevere il dono della luce della verità divina: Dio, infatti, nessuno lo ha mai visto, ma proprio il Figlio unigenito, che è Dio e che è nel seno del Padre, lui lo ha rivelato (cf. Gv 1,18). Gesù è la luce del mondo, quella luce che brilla nelle tenebre (cf. Gv 1,5), chi segue lui non camminerà nelle tenebre, ma avrà la luce della vita (cf. Gv 8,12).
Nella seconda parte della scena il cieco è presentato da solo mentre si lava alla piscina di Siloe raffigurata come una sorta di vasca battesimale su cui viene riversata dell’acqua viva da una sorgente posta in alto. Il significato della scena in cui si illustra l’itinerario battesimale di chi è chiamato a seguire Cristo sembra essere chiaro: il cieco è simbolo di chi è nel peccato e l’acqua rimanda al battesimo che è il sacramento che libera dalle tenebre del peccato e dell’ignoranza e rigenera a vita nuova rivelando la verità del vangelo e della salvezza.
«Ecco quindi il significato immediato del miracolo operato da Gesù: Egli è veramente Dio, il quale come può immediatamente dare la vista ad un cieco, così tanto più può dare la vista all’anima, può aprire gli occhi interiori perché conoscano le Verità supreme che riguardano la natura di Dio e il destino dell’uomo. Perciò la guarigione fisica del cieco, che è causa poi della sua fede, diventa un simbolo della conversione spirituale» (Giovanni Paolo II, 29-3-1981).
Lungo il cammino della Quaresima che conduce alla celebrazione della Pasqua di risurrezione, il credente è chiamato a riscoprire il proprio battesimo, a fare ritorno alla sorgente della luce e della vita nuova, tenendo bene in mente l’esortazione dell’apostolo: «Un tempo eravate tenebra ora siete luce nel Signore. Comportatevi perciò come figli della luce» (Ef 5,8). Vivere come “figli della luce” vuol dire non partecipare alle «opere infruttuose delle tenebre» (Ef 5,11) e cercare quanto è gradito al Signore (cf. Ef 5,10). Nella figura del cieco nato l’umanità intera riconosce se stessa nella sua ricerca della luce e della verità, come ci ricorda tra S. Agostino: «L’illuminazione del cieco è molto significativa. Il cieco nato rappresenta il genere umano, che fu colto dalla cecità nel primo uomo quando peccò. Come la cecità ebbe origine dall’infedeltà, così l’illuminazione nasce dalla fede» (Commento al Vangelo di Giovanni, 44).