Sussidio Quaresima-Pasqua 2014 - Domeniche - II Domenica di Quaresima 
II Domenica di Quaresima   versione testuale

Trasfigurazione, S. Apollinare in Classe, , mosaico catino absidale, Ravenna, sec.VI.
© Su concessione Ministero Beni e Attività Culturali.

Nella prima parte dell’itinerario quaresimale la Chiesa indica ai credenti l’esito ultimo del loro cammino di conversione a Dio: essere trasfigurati a immagine di Cristo Risorto, splendore del Padre, immagine perfetta del Dio invisibile (cf. Col 1,15). L’episodio evangelico della trasfigurazione di Gesù sul monte occupa l’intero catino absidale della Basilica di Sant’Apollinare in Classe costruita nella Ravenna imperiale del VI sec., ed è reso su un piano ricco di rimandi simbolici.
Innanzitutto nel mosaico sono ben visibili tre settori: la parte superiore, dimora di Dio, è avvolta di una luce dorata squarciata da alcune “lame” di azzurro. La mano di Dio spunta tra le nubi e indica il Figlio eletto, qui raffigurato attraverso il segno della croce gemmata inscritta in un cerchio stellato. La mano divina rimanda all’invito evangelico: “Ascoltatelo!” rivolto da Dio ai tre discepoli che avevano seguito Gesù sul monte. All’incrocio dei due bracci della croce è raffigurato il volto di Cristo mentre alle estremità dell’asse orizzontale sono riportate le lettere dell’alfabeto greco Alfa e Omega. La croce emerge dal centro di un magnifico cielo in cui è possibile distinguere novantanove stelle, simbolo della totalità dell’umanità e del cosmo. Ai lati del cerchio stellato sono raffigurati Mosè ed Elia, ovvero la Legge e i Profeti.
Un secondo settore del mosaico è immerso nel verde intenso di pascoli ricchi e vivaci che ospitano il vescovo di Ravenna Sant’Apollinare il quale sul modello del Buon Pastore è attorniato dal suo gregge e alza le mani al cielo in atteggiamento orante e di intercessione. Nella parte intermedia, infine, gli apostoli Pietro, Giacomo e Giovanni, sono presentati come tre agnelli rivolti verso la croce gloriosa. Il segno della croce gemmata richiama quanto leggiamo nel terzo vangelo in cui viene detto che Gesù discorreva con Mosè ed Elia della sua dipartita, ovvero del suo esodo da questo mondo al Padre che avrebbe portato a compimento a Gerusalemme (cf. Lc 9,31).
Nella croce si realizza la congiunzione del cielo e della terra, il passaggio dal tempo all’eternità, dalle tenebre alla luce, dalla morte alla vita. Cristo innalzato da terra attira tutti a sé (cf. Gv 12,32) e li consegna al Padre suo nell’attesa che la Chiesa tutta, ancora sofferente per le persecuzioni, possa essere resa pienamente partecipe della stessa gloria del suo Capo.
 
La scena rimanda a ciò che si svolge proprio sotto il mosaico nell’istante in cui la comunità dei credenti si raduna attorno al proprio pastore per la preghiera comune e per la celebrazione dei divini misteri, affinché tutti siano «trasformati in quella medesima immagine, di gloria in gloria, secondo l’azione dello Spirito del Signore» (2Cor 3,18).
La comunità dei credenti ancora in cammino verso la Gerusalemme celeste si identifica pertanto con quel gregge e sperimenta sin da adesso, per la partecipazione ai sacri misteri, la comunione con coloro che già godono della piena beatitudine. Seppure soggetta ai gravami di un mondo ancora segnato dalla corruzione e dalla morte, intravede fin d’ora il suo destino e il destino di tutte le cose nella trasfigurazione di Cristo nel quale sono giunti i tempi ultimi ed è realmente anticipata la trasformazione del mondo in attesa della piena rivelazione dei figli di Dio (cf. Rm 8,21).
Risuonano ancora adesso le parole pronunciate da Giovanni Paolo II per la festa della Trasfigurazione del 2002: «”Il suo volto brillò come il sole” (Mt 17,2). Il volto di Cristo è volto di luce che squarcia l’oscurità della morte: è annuncio e pegno della nostra gloria, poiché è il volto del Crocifisso Risorto. In esso, la Chiesa, sua Sposa, contempla il suo tesoro e la sua gloria».