Il senso della quaresima ieri e oggi
I. 1600 anni di storia
Quando nasce, dal punto di vista storico, il tempo di quaresima?
Nasce e si formalizza attorno al IV secolo. È quindi una delle sezioni più antiche dell’anno liturgico.
E si origina precisamente come periodo di preparazione immediata alla festa di Pasqua per una categoria ben identificata di fedeli: i catecumeni. Per comprendere la nascita della quaresima e il suo senso odierno dobbiamo quindi metterci nel contesto particolare della Chiesa dei primi secoli. Una Chiesa che è, dal punto di vista numerico, ancora minoritaria all’interno dell’impero romano. Nel IV secolo le persecuzioni sono terminate da poco (l’ultima persecuzione è proprio degli inizi del IV secolo); poi col 313 abbiamo il cosiddetto “Editto di Costantino” o “Rescritto di Milano”, con il quale si ha il termine delle persecuzioni e la parificazione della religione cristiana alle altre religione riconosciute. Solo nel 380, quindi verso la fine del secolo IV, la religione cristiana sarà la religione ufficiale dell’impero con Teodosio.
Ecco il problema della Chiesa del tempo: in una situazione di grande cambiamento socio-politico, si assiste a progressive conversioni di massa dal paganesimo al cristianesimo. Per cui emerge il problema molto acuto di discernere sulla verità di queste conversioni, che al 90% riguardavano persone adulte che dicevano di abbandonare la religione pagana e chiedevano di entrare nella Chiesa attraverso il Battesimo. Battesimo che veniva conferito, secondo la tradizione antica, da Vescovo solo una volta l’anno: nella veglia pasquale. Si comprende allora perché questo periodo previo alla pasqua sia diventato il tempo di verifica delle conversioni e di immediata preparazione ai sacramenti dell’iniziazione cristiana: Battesimo, Confermazione, prima Eucaristia. Non è che bastasse solo la quaresima: il catecumenato durava in genere più anni, durante i quali avveniva il percorso di maturazione nella fede e il discernimento in cui venivano vagliate le conversioni. Tuttavia nella quaresima dell’ultimo anno questo cammino di catecumenato, che riguardava ormai i “competentes” (cioè ”coloro che insieme corrono, vanno verso” il Battesimo), comportava una verifica più rigorosa.
La quaresima dunque nasce nella sua natura più profonda come momento di conversione non generica ma specifica: dal paganesimo al cristianesimo.
E non si trattava di un adempimento burocratico o puramente rituale: la Chiesa voleva verificare che realmente quelli che chiedevano il Battesimo fossero disposti ad abbandonare la vecchia vita pagana – che non era solo i vecchi culti degli idoli, ma anche un certo stile di vita morale che ne conseguiva – per accogliere con animo lieto e buona disposizione la vita cristiana e quindi quello stile anche di esistenza morale compiuta che deriva dal Vangelo.
Ecco perché la quaresima è stata strutturata con attenzione dai Padri e noi abbiamo testimonianze precise rispetto ad alcune Chiese particolari. Soprattutto sono famose le strutturazioni date alla quaresima per esempio da S. Ambrogio a Milano e da S. Cirillo a Gerusalemme, due Chiese piuttosto lontane geograficamente ma che maturano intuizioni comuni.
II. L’itinerario battesimale delle domeniche di quaresima
Alla luce di quanto detto, non stupisce che quando i Padri del IV secolo danno una struttura di carattere insieme liturgico, pedagogico e catechistico alla quaresima, la loro impostazione è tipicamente battesimale. Si trattava infatti di organizzare pedagogicamente il segmento finale della preparazione dei “competenti” in vista della ricezione del Battesimo e degli altri sacramenti dell’iniziazione cristiana. Oggi in Occidente ciò si conserva con particolare evidenza nel ciclo A delle letture delle domeniche di quaresima di rito romano e nell’impianto quaresimale ambrosiano. Soprattutto è di rilievo la testimonianza offerta dal
Sacramentario gelasiano, elaborato nella seconda metà del secolo VI, ma che offre un buono sguardo retrospettivo sui secoli IV-V. In esso già troviamo gli scrutini per i catecumeni nelle domeniche dalla terza alla quinta di quaresima, secondo quella consuetudine che è stata ripresa dopo il Vaticano II dal Rito dell’iniziazione cristiana degli adulti.
In questi itinerari delle Chiese d’Occidente, diversi in alcuni elementi ma coerenti quanto a obiettivo comune, la domenica che fa da portale alla quaresima è dedicata al Vangelo delle
tentazioni (
Mt 4,1-11). E’ questo un Vangelo prettamente battesimale perché le tentazioni del Signore ci ricordano la lotta contro il demonio che ogni cristiano deve compiere nella sua vita; e soprattutto il cristiano - perché è vero cristiano anche il catecumeno anche se non ancora pienamente
christifideles - che ha scelto di abbandonare la vita pagana. Le tentazioni del demonio nel deserto ci ricordano quel rito battesimale particolare che sono le rinunce a Satana.
Cos’è la rinuncia a Satana?
Tutti abbiamo presente quelle rinunce che si fanno all’inizio del rito battesimale («Rinunci a Satana e alle sue seduzioni?») e che nella veglia pasquale tutti ogni anno rifacciamo. E’ esattamente il Vangelo della prima domenica di quaresima che ci raccorda a quel rito particolare.
Lo sguardo del discepolo è poi proiettato verso la piena rivelazione pasquale del Signore nell’episodio della
trasfigurazione sul monte secondo Matteo (
Mt 17,1-9). Una sorta di anticipo della pasqua per preparare i futuri cristiani (e noi con loro) ad affrontare lo scandalo della croce. Passiamo quindi alla domenica della
samaritana, la terza di rito romano, con il tema evangelico (
Gv 4,5-42) della sorgente di acqua viva che esprime chiaramente la grazia santificante donata dal Battesimo. E’ senza parallelo nel lezionario romano una domenica tipica della tradizione ambrosiana, quella detta “di Abramo”, in cui si legge
Gv 8,31-59 (la samaritana è proposta alla seconda domenica, al posto della trasfigurazione, che non viene letta in quaresima). Questa domenica pone il problema della filiazione: chi è figlio di Abramo? Noi diremmo: chi è figlio di Dio? chi entra nel popolo di Dio? E’ una questione di razza, come ragionavano gli Ebrei, oppure esistono altri criteri che ci fanno entrare nel popolo di Dio? Il vangelo mostra appunto come sia determinante il criterio della fede di cui il Battesimo è sacramento per eccellenza, il sacramento che ci incorpora e ci fa diventare veri figli di Abramo, anzi pienamente figli di Dio.
Sono di tono chiaramente battesimale anche i vangeli delle ultime due domeniche (escludendo la domenica delle Palme che ha una sua tradizione particolare): il
cieco nato (
Gv 9,1-41) e
Lazzaro (
Gv 11,1-45). Qui i temi fondamentali sono di carattere teologico dogmatico. In primo luogo il problema del peccato originale, della cecità originale dell’uomo che viene sanata solo dalla luce di Cristo. Si pensi al rito della “traditio lucis”, quando viene consegnata la lampada, la luce di Cristo. E pensiamo al parallelo con la risurrezione di Lazzaro e cioè da un lato il peccato originale che genera morte e dall’altro la vita che ci viene data solo da Cristo. Questa nuova vita è rappresentata dalla veste che i neofiti indossano una volta rinnovati dal lavacro battesimale, come segno della vita nuova.
Al di là dei dettagli e delle differenze imposte dalla storia, emerge nelle grandi tradizioni liturgiche d’Occidente un chiara tradizione catechetica incentrata sui riti battesimali e sul loro significato: una proposta spirituale capace di mettere a tema i contenuti dogmatici del Battesimo, che i catecumeni riceveranno a pasqua e che l’intera comunità è invitata a riscoprire e a far suoi in maniera sempre più adeguata.
III. In cammino, oggi non meno di ieri
Un’impostazione battesimale di questo genere ha ancora senso? La risposta che ci sentiamo di dare è anzitutto che essa avrà sempre più senso nella condizione socio-religiosa alla quale andiamo incontro. Ormai non è più strano trovare persone adulte che ricevono il Battesimo nella notte di Pasqua, anche nelle nostre parrocchie. E non solo tra gli extracomunitari, ma anche tra i figli delle famiglie italiane: molti oggi, nel nostro Paese, ogni giorno silenziosamente passano l’arduo confine tra l’oscurità e la luce, tra la penombra e il calore del sole.
In realtà il ciclo A delle letture romane e il ciclo unico del lezionario ambrosiano consegnano un prezioso itinerario battesimale pure alla maggioranza dei fedeli, quanti hanno ricevuto il battesimo nei primi giorni o mesi di vita: la prospettiva di una quaresima battesimale propone in fondo una riappropriazione con la maturità della nostra età adulta di un dono di grazia che abbiamo ricevuto quando altri hanno scelto per noi la via di Gesù Cristo: se il giorno del nostro Battesimo i nostri genitori, i nostri padrini e madrine, hanno detto per noi “rinuncio” e “credo” oggi siamo chiamati noi a dire “rinuncio” e “credo” e a ripeterlo quotidianamente nelle scelte della nostra vita; se altri al posto nostro hanno ricevuto la luce il giorno del nostro Battesimo per noi, oggi quella luce, quasi in una specie di staffetta, la riceviamo noi; così pure la lotta al peccato per mantenere candida la veste; si usa l’immagine della veste, immacolata, pura, intatta come la vita rigenerata nel Battesimo.
La ricchissima tradizione che sta alla base della quaresima così come oggi la conosciamo è dunque perennemente attuale, perché nulla per un cristiano è così attuale come il riferimento al Battesimo. E la dobbiamo conservare così come le generazioni di credenti prima di noi ce l’hanno consegnata, perché così anche noi abbiamo il dovere di consegnarla a chi verrà dopo. Riconosciamo infatti in essa la sapiente pedagogia della Chiesa che invita da secoli i fedeli a ripercorrere il cammino verso la pasqua del Cristo piegato dalla sofferenza e dal dolore, morto, deposto e sepolto in attesa della risurrezione. In questo modo i fedeli sono chiamati ogni anno a essere testimoni delle spettacolo di quel «Re che ama fino alla croce e che ci insegna a servire e ad amare», convinti «che è nel dono di sé, nell’uscire da se stessi, che si ha la vera gioia»
(papa Francesco, Piazza San Pietro, 24 marzo 2013).