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Gli immigrati in Italia dopo la regolarizzazione (B. Mioli)


Fondazione Migrantes - Servizio Migranti 5/04


GLI IMMIGRATI IN ITALIA DOPO LA REGOLARIZZAZIONE
di Bruno Mioli
La recente regolarizzazione è stato un grande evento, salutato con quasi universale soddisfazione, oltre che dagli interessati, dal vasto settore delle varie forze sociali e di volontariato, compreso quello di area religiosa. Non è cosa da poco che circa 700.000 immigrati abbiano tirato un grosso sospiro di sollievo, vedendosi tolto di dosso quella specie di marchio di chi si sente dire che è un “clandestino” e non un libero cittadino. è vero che questi regolarizzati continuano a rimanere col fiato sospeso, in balia a una situazione precaria che potrebbe ricondurli allo stato di clandestinità, ma su questo torneremo dopo aver tentato di dare una risposta abbastanza precisa e obiettiva alla legittima domanda: “Ma quanti sono oggi gli immigrati in Italia? Si sentono infatti tante voci e si sparano tante cifre. A chi credere?”.Alcune precisazioni previeSi potrebbe subito rispondere: sono qualcosa di più di 2.500.000, come si può rilevare dal recente opuscolo Migrantes, pastorale della mobilità umana (p. 21) od anche da alcune anticipazioni del Dossier Statistico Immigrazione 2004. Ma per dare ragione di questa risposta, dobbiamo attingere a diverse fonti o procedere per tappe successive, ma dopo aver fatto alcune precisazioni. E importante in primo luogo fare chiarezza sulle parole che usiamo: non si può parlare di stranieri, immigrati, extracomunitari quasi questi termini fossero sinonimi. La cifra sopra riportata di due milioni e mezzo si riferisce agli stranieri in genere, ossia ai cittadini non italiani: vi sono inclusi anche i 154.000 cittadini dell’Unione Europea, ossia i comunitari; e poi i canadesi, statunitensi, svizzeri, giapponesi, sud-coreani che sono extracomunitari ma stentiamo a metterli nella categoria degli immigrati; altrettanto gli oltre 50.000 che sono venuti in Italia, soprattutto a Roma, per motivi religiosi o di culto. Tutti questi sono stranieri, non necessariamente immigrati o extracomunitari.Va inoltre precisato che alcuni dati sembrano ufficiali, precisi fino alle unità; di fatto esprimono solo un’approssimazione. Altri dati si riferiscono a stime, certamente fatte con criteri oggettivi, ma anche queste non possono andare al di là dell’approssimazione.E infine si tenga presente che i dati di partenza sono purtroppo, fino ad oggi, quelli del 31 dicembre 2002, non del 2003, perché chi deve fornire questi dati, in particolare il Ministero dell’Interno, tiene ancora semichiusi i suoi sportelli informativi. E ora procediamo per tappe. Prima tappaSono 1.512.000, secondo il Ministero dell’Interno, a fine 2002 gli stranieri regolarmente presenti in Italia, di questi 154.000 sono comunitari. Tale cifra va maggiorata del 13-15% per includervi soprattutto i minori di 14 anni, che non godono di permesso di soggiorno proprio, essendo nella quasi totalità iscritti in quello dei genitori; dati supplementari possono essere attinti dal numero degli alunni stranieri nelle scuole o dall’Istat cui pervengono le iscrizioni anagrafiche; dati interessanti e orientativi, ma incompleti. Come minimo questa maggiorazione è di 300.000 unità e porta la cifra globale attorno a 1.800.000.Seconda tappaVanno aggiunti i circa 700.000 che hanno ottenuto la regolarizzazione, quasi tutti nel 2003. A chiederla sono stati 704.000, solo alcune migliaia sono state definitivamente escluse, per qualche altro migliaio di regolarizzandi la pratica è rimasta od è tuttora pendente. Come si sa, la sorte di questi regolarizzati è estremamente precaria; per molti, soprattutto per gli addetti ai servizi alla persona, il posto di lavoro è continuamente a rischio; il permesso inoltre dura solo un anno e la domanda del rinnovo dev’essere presentata, con contratto di lavoro in corso di validità, tre mesi prima. A rigor di legge, moltissimi di costoro potrebbero vedersi non rinnovato il permesso di soggiorno. Ma probabilmente sul rigore della legge prevarrà il buon senso o qualcosa di simile, come un provvedimento che prolunghi la durata del permesso di soggiorno o il tempo per completare le pratiche di rinnovo. Intanto, al momento presente, aggiungendo 700.000 alla cifra precedente si giunge a quota 2.500.000.Terza tappaPer avere un quadro completo della situazione attuale, cioè di questo 2004 che volge ormai al declino, sono da fare altre aggiunte. Ecco brevemente:1. Col decreto flussi 2004 sono stati autorizzati a fare ingresso in Italia 79.500 lavoratori extracomunitari. è vero che 50.000 sono stagionali, quindi con una presenza provvisoria che va dai tre ai nove mesi, tuttavia proprio gli stagionali hanno una grande visibilità, per cui in alcune regioni, come il Trentino-Alto Adige e la Puglia, sono elemento fondamentale del quadro migratorio.2. C’è motivo di ritenere che i ricongiungimenti familiari non siano inferiori agli ultimi anni e perciò si portino sulle 50-60.000 unità.3. Altrettanto si dica per i 30-40.000 nati in Italia da ambedue i genitori stranieri e pertanto stranieri anch’essi, almeno fino al 18° anno di età.4. Si aggiunga il caso delle coppie miste, grazie alle quali lo “straniero” diventa con facilità cittadino italiano e altrettanto la sua prole: di fronte alla legge non sono più stranieri, ma non si può negare che portino ancora in sé, non soltanto nel colore della pelle e nella lingua, i tratti di una identità che non è quella italiana. Almeno dal punto di vista pastorale essi possono presentare le medesime problematiche ed esigenze degli stranieri.5. E poi gli irregolari: sarebbe illusorio ritenere che la regolarizzazione di due anni fa abbia asciugato il bacino della irregolarità o clandestinità e che nei due anni successivi questo non sia stato nuovamente alimentato. Irregolari: per lo Stato e talora per la società civile non hanno volto, non hanno nome, non hanno diritti, non esistono. Per l’attività pastorale non è così, anzi è tutto il contrario, perché quanto più fanno parte del mondo degli ultimi e degli esclusi, tanto più chi agisce in nome della Chiesa e del Vangelo si avvicina da buon samaritano e versa sulle tante piaghe “l’olio della consolazione e il vino della speranza”. Quanti sono? Nessuno lo può dire ed anche fare ipotesi è azzardato. Comunque non si prenda come punto di riferimento le migliaia di “clandestini” che arrivano con le carrette o i gommoni: secondo La Repubblica (11 agosto) costituirebbero il 10% soltanto; il rimanente 90% viene per altre vie o resta in Italia col permesso o visto scaduto; del resto, chi ha contatto con gruppi di immigrati, sa bene che tra di loro c’è una buona percentuale di irregolari. Su quanti siano qualcuno ha avanzato cifre anche a cinque zeri; ma si tratta di ipotesi e non si vede chiaro su che cosa si basino.Comunque, mettendo assieme questi ultimi cinque fattori, è chiaro che il numero complessivo degli stranieri, presenti a qualunque titolo (ma non vi rientrano i turisti) in Italia, gravita attorno ai tre milioni, pari a poco meno del 5% della popolazione italiana. Si è poi di fronte a un trend di crescita che, nelle attuali condizioni socio-economiche e demografiche del pianeta, si presenta inarrestabile. Non c’è da allarmarsi, non c’è motivo di parlare di invasione; c’è motivo invece, e urgente, di rimboccare le maniche da parte di tutti, e non soltanto di legislatori e governanti, per evitare i rischi di una migrazione disordinata e per favorire quella pacifica integrazione, quella armoniosa convivenza, che consente ai migranti di dare il meglio di sé, a beneficio loro e della società italiana.