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Riflessione per l'omelia (L. Petris)


Fondazione Migrantes - Servizio Migranti 5/04


RIFLESSIONE PER L’OMELIA
di Luigi Petris
“ Oggi sarai con me…”: parole tanto simili a quelle che il medesimo “Gesù il Nazareno, Re dei giudei” rivolgerà alla fine dei tempi non dal legno della croce, ma dal trono regale ai suoi eletti: “Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno” (Mt 25, 34).Saremo anche noi in questo numero degli eletti? Tutto dipende da Lui e tutto dipende da noi, perché la sentenza inappellabile del Giudice supremo avrà per motivazione: “Ero straniero e mi avete ospitato” (v 36). L’ospitalità, la condivisione, la solidarietà con lo straniero, diciamo pure col migrante, deciderà in quel giorno la nostra sorte per sempre.La possibile sentenza alternativa ci fa già fremere le ossa: “Via, lontano da me, maledetti” (v. 41). La motivazione? “Perché ero forestiero e non mi avete ospitato” (v. 43), anzi mi avete respinto con freddezza e diffidenza: sotto mille pretesti, ma nel fratello migrante avete respinto me, proprio me.La Giornata Nazionale delle Migrazioni ci richiama dal vivo queste realtà ultime; ci avverte che, per non mancare a quell’appuntamento finale, è necessario che oggi e ogni giorno ci interroghiamo se siamo sulla via dell’accoglienza; se invece ci sorprendessimo compagni di viaggio di chi marcia sulla via della diffidenza, sarebbe urgente domandarci se siamo pronti a cambiare rotta.Questa Giornata perciò non porta a considerazioni disturbanti o distraenti dalla figura di Cristo Re, danno anzi a questa solennità conclusiva dell’anno liturgico una forte concretezza, forse inquietante ma liberatoria.“Gesù, ricordati di me nel tuo Regno”. Il Signore ci prende di parola e garantisce a noi quanto ha assicurato al ladrone, purché ci impegniamo a costruire già ora tra di noi questo Regno, che Gesù stesso chiama volentieri la Casa del Padre. L’ideale di un “mondo come una casa” comune, dove tutti, anche quelli che vengono da fuori e da lontano, si sentano a proprio agio. E compito del cristiano tradurre in una felice ed esaltante esperienza comune quanto ama ripetere Giovanni Paolo II: “Nella Chiesa nessuno è straniero”. Tutto questo non è utopia né enfasi retorica: è omaggio e impegno che oggi il cristiano depone davanti al trono di Cristo, per dirgli che vuole lavorare per il suo Regno e attende con serena fiducia il giorno in cui anche lui, benedetto dal Padre, sentirà l’invito a farsi avanti in veste regale per prenderne possesso.(da La Domenica, di Luigi Petris)