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La CCMI: una occasione per rinnovare un impegno


Fondazione Migrantes - Servizio Migranti 1/03


di Stefano Zamagni
Perché la CCMI (Commissione Cattolica per le Migrazioni in Italia)? Nel novembre 2002 è stata formalmente costituita in Roma l’associazione di promozione sociale CCMI per impulso sia della Fondazione Migrantes di Roma sia dell’ICMC (International Catholic Migration Commission) di Ginevra. Quali le ragioni che hanno condotto a questa importante decisione? Ne indico qui due, quelle che a me paiono come le più rilevanti.Come è noto, la ICMC venne costituita nel 1951 per iniziativa e interessamento diretto di S.E. Mons. Giovanni Battista Montini, allora sostituto alla Segreteria di Stato. L’obiettivo dichiarato era quello di dotare la Chiesa - “esperta in umanità” - di uno strumento, agile ed efficace ad un tempo, di intervento sulla questione migratoria e soprattutto su quella dei rifugiati. Per un verso, la ricostruzione post-bellica andava alimentando consistenti flussi migratori verso le Americhe. Per l’altro verso, la nuova realtà della guerra fredda tra blocco sovietico e mondo occidentale andava generando esodi massicci di rifugiati per ragioni politiche e/o ideologiche. Ciò spiega perché, fino alla caduta del muro di Berlino, il movimento dei flussi migratori abbia avuto come suo epicentro gli USA e dunque perché la ICMC, nello svolgimento della sua missione e dei compiti operativi ad essa connessa, abbia conosciuto come suo principale partner il Governo USA.A partite dalla fine del 1989, le cose sono andate mutando assai rapidamente. Come le statistiche confermano, l’Europa, e non più gli USA, è diventata oggi il nuovo crocevia mondiale dei flussi di migranti e di richiedenti asilo. Ciò non deve sorprendere, anche alla luce degli effetti che il fenomeno della globalizzazione sta determinando sui movimenti delle popolazioni. Nel corso dell’ultimo decennio, la ICMC ha così dovuto avviare un profondo processo di rilocalizzazione delle proprie iniziative, un processo che ha visto e vede l’Europa in cima alle sue priorità di intervento. Basti verificare il volume e la qualità dei progetti portati a termine a seguito della guerra nei Balcani. In un quadro del genere, un paese come l’Italia non può restare uno spettatore passivo di fronte all’emergenza del nuovo. Il mondo cattolico del nostro paese deve poter dire “la sua” nelle sedi qualificate dove si affrontano i temi delle migrazioni; deve poter concorrere all’elaborazione di una specifica strategia d’intervento, a livello sia nazionale sia europeo. Di qui l’esigenza di dare vita ad una espressione della società civile italiana - come è appunto CCMI - che, operando in piena e leale sintonia e sinergia con il Segretariato Generale di Ginevra, sia capace di esprimere una sua propria soggettività.La seconda ragione di cui sopra dicevo chiama in causa il problema specifico dei finanziamenti. Non v’è dubbio che nella situazione d’oggi le figure maggiormente bisognose di aiuto e di attenzione siano quelle del migrante e, più ancora, del rifugiato. Basti pensare alle atrocità del traffico di persone e delle nuove forme di schiavitù cui vanno sistematicamente soggette queste figure. è un fatto che se si vuole intervenire in modo efficace e non meramente consolatorio o romantico, ci vogliono risorse, umane e finanziarie. Mai si dimentichi, infatti, che il bene va fatto bene e che per fare bene il bene non basta la buona e retta intenzione.Quel che in più si richiede è la professionalità nel modo di porsi e la disponibilità ad assumersi il rischio di avviare iniziative decisive per il benessere di chi versa in situazioni disperate. (Si pensi ai progetti di microcredito; di formazione professionale; di incubatori di microimprese; di integrazione interculturale e così via).Ebbene, l’idea che ha condotto alla costituzione della CCMI è quella di sensibilizzare la società civile italiana, di matrice cattolica e non, sulla necessità di andare oltre la carità della prima ora, sufficiente per le fasi emergenziali. Si tratta piuttosto di far comprendere come il rispetto della dignità della persona del migrante esiga che si intervenga sui modi in cui questi può uscire dalla sua situazione di bisogno. Il che postula il coinvolgimento del mondo dell’impresa, oltre che di quelli delle istituzioni e dell’associazionismo. Valga un esempio tra i tanti che si potrebbero citare.è risaputo che uno dei problemi che il lavoratore migrante si trova ad affrontare nel nostro paese è quello che concerne la gestione dei piccoli risparmi che riesce ad effettuare. Trattandosi di soggetti non bancabili, costoro non hanno accesso libero da costi di transazione ai servizi finanziari. Col risultato che i magri risparmi prendono spesso la via dei canali illegali e che l’invio delle rimesse al paese d’origine subisce decurtazioni inamissibili. E così via con molti altri casi che riguardano la effettiva condizione di vita dei nostri immigrati.La speranza (e l’auspicio) è che CCMI voglia raccogliere tali sfide e sappia vincerle. Ciò costituirebbe un’ulteriore dimostrazione del modo tipicamente cristiano di intendere e di interpretare la fede nel mondo d’oggi.

In collaborazione con la Fondazione Migrantes è stata fondata il 25 novembre ’02, a Roma, la Commissione Cattolica per le Migrazioni in Italia (CCMI) su iniziativa dell’ICMC, la Commissione Cattolica Internazionale per le Migrazioni con sede a Ginevra, che ha festeggiato di recente i suoi 50 anni di attività. Tra le finalità della nuova Associazione, l’applicazione dei principi cristiani nelle politiche migratorie, con l’impegno di farle adottare anche nelle organizzazioni internazionali, governative e non, soprattutto per la salvaguardia dei diritti della famiglia.La CCMI opera in collaborazione con la ICMC di Ginevra, con il Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti e con le organizzazioni cattoliche internazionali impegnate a prevenire la migrazione forzata e aiutare migranti e rifugiati. Com’è noto, la ICMC di Ginevra è impegnata in progetti di collaborazione con le Nazioni Unite. Il suo Presidente, prof. Stefano Zamagni, ha sottolineato nella seduta inaugurale l’importanza del lavoro che la sezione italiana dovrà sviluppare. Durante i lavori della mattinata è stato approvato lo Statuto di associazione della Commissione Cattolica per le Migrazioni in Italia (CCMI), che opererà sul territorio nazionale e all’estero.La nuova associazione annovera, nei propri organi statutari, membri religiosi e laici ed è presieduta da Gianni Tosini; sarà operativa da subito nella nuova sede in Via delle Zoccolette, 17 a Roma.Durante la riunione costitutiva è stato discusso e approvato un iniziale programma di lavoro.(da Migranti-press nr. 48/2002)