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Verso il IV Convegno Ecclesiale Nazionale di Verona (16-20/10/2006)
Anche dalla Migrantes un contributo a questo importante appuntamento della Chiesa Italiana

Fondazione Migrantes - Servizio Migranti 5/05


VERSO IL IV CONVEGNO ECCLESIALE NAZIONALE DI VERONA (16-20/10/2006)

 

anche dalla migrantes un contributo a questo importante appuntamento della chiesa italiana

 

L’evento

“Testimoni di Gesù risorto, speranza del mondo” è il tema che la Chiesa italiana ha scelto per il suo decennale convegno che fa seguito a quello celebrato a Palermo nel 1995. Il Comitato preparatorio ha redatto una “Traccia di riflessione” che, approvata dall’Assemblea dei vescovi del maggio scorso, è ora consegnata alle diocesi e regioni ecclesiastiche, come pure ad “associazioni, movimenti laicali, aggregazioni ecclesiali”; perciò anche la Migrantes, assieme a quanti operano in campo migratorio, si sente direttamente interpellata e sollecitata a riflettere sul tema e a dare un suo specifico contributo.

La Traccia presenta anche un calendario dei lavori:

- Entro il 4 giugno 2006 le diocesi, che sul tema si impegneranno per tutto l’anno pastorale 2005-2006 secondo le modalità fissate dal vescovo assieme al consiglio presbiterale e pastorale, presenteranno al “Gruppo regionale di coordinamento” il loro contributo; nel frattempo verranno anche designati i delegati diocesani al convegno.

- Entro il 31 luglio il Gruppo regionale trasmetterà alla Giunta del Comitato preparatorio nazionale una sintesi regionale, allegando gli elaborati delle singole diocesi.

- In settembre i Gruppi regionali convocheranno almeno una volta i delegati diocesani per un ulteriore approfondimento di quanto è già emerso dal lavoro in sede diocesana.

Secondo questa tabella di marcia gli operatori socio-pastorali tra i migranti si inseriscono nel lavoro delle proprie diocesi, con l’obiettivo che le migrazioni, un settore sempre più vasto nella vita delle nostre Chiese locali, siano tenute nella dovuta attenzione. Poiché anche “gli organismi ecclesiali a livello nazionale” entro il 31 luglio potranno far giungere i loro contributi, sarà impegno della Migrantes nazionale far pervenire al Comitato preparatorio un pacchetto di riflessioni e proposte su quanto si riferisce alle migrazioni; è sua intenzione però far circolare questo suo contributo fra i corrispondenti uffici diocesani e regionali onde arricchire dei loro eventuali apporti il testo definitivo.

Ad attivarsi con impegno e tempestività in vista dell’appuntamento di Verona la Migrantes è incoraggiata dal fatto che già del 2003-2004 si è attivata per dare un suo contributo per la stesura definitiva della Nota pastorale Il volto missionario della parrocchia in un mondo che cambia e, prima ancora, nel 2000, non ha mancato di fare altrettanto nei confronti di “Orientamenti pastorali per il primo decennio del 2000 - Comunicare il Vangelo in un mondo che cambia”. La sua iniziativa sembra non sia rimasta senza effetto. Con una differenza: allora il contributo si portava sul testo del documento non ancora reso definitivo, perciò i suggerimenti dovevano avere formulazione stringata e puntuale; ora invece si è di fronte a una semplice “traccia”, sulla quale le riflessioni e le proposte possono prendere forma più discorsiva su quanto in modo più o meno esplicito può riferirsi al mondo delle migrazioni. Cerchiamo di procedere per gradi.

Nella Traccia due riferimenti espliciti alle migrazioni

Il primo riferimento esplicito è in tema di “fragilità umana”, ossia delle varie forme di emergenza, nei confronti delle quali la Chiesa, nello stile del Buon Samaritano, “è davvero maestra di umanità”; tali sono “il soccorso del povero, l’ospitalità dell’abbandonato, dell’emar- ginato, dell’immigrato, la visita al carcerato, l’assistenza all’incurabile” (n. 15, c). Il secondo si trova nelle ultime righe del documento, dove si accenna “ai grandi problemi della cittadinanza mondiale, tra cui emergono i problemi della fame e della povertà, della giustizia economica internazionale, dell’emigrazione, della pace, dell’ambiente” (n. 15, g). Accenni, in verità, molto sobri ed ambedue si riferiscono all’ambito sociale, non strettamente pastorale. Il primo inoltre colloca l’immigrato nel contesto delle fragilità umane, che richiamano l’intervento assistenziale; un profilo piuttosto riduttivo dell’immigrato, se non viene integrato da altri più positivi.

Altro rinvio non del tutto esplicito ma ugualmente chiaro al fatto migratorio si ha al n. 14 dove si parla di dialogo anche interreligioso: “Dopo il crollo delle ideologie forti e dopo la fine del conflitto bipolare, l’asse si è velocemente spostato verso un confronto con i fedeli di altre religioni che dal bacino del Mediterraneo sono giunti nel nostro Paese, facendo dell’Italia un ponte gettato tra Nord e Sud-est. Ciò comporta un nuovo esercizio della speranza e una rinnovata vigilanza. La cultura dell’accoglienza, del rispetto reciproco e del dialogo tra le civiltà e le religioni va sviluppata senza cedere all’indifferentismo circa i valori e senza trascurare la fisionomia culturale del nostro Paese e dell’Europa tutta”. Un tema di scottante attualità in questi anni e particolarmente in questi mesi. Altrettanto si può dire  del “convinto ecumenismo” di cui si fa parola poco dopo e al quale i flussi migratori, oggi in prevalenza dall’Est europeo, possono dare felice e ravvicinata occasione.

Molti altri riferimenti da esplicitare ed evidenziare

Naturalmente non ci si attende che il discorso sulle migrazioni si faccia esplicito con marcata frequenza, ci sembra però che la Traccia guadagnerebbe di concretezza, se in qualche altro passo l’allusione alle migrazioni uscisse dal sottinteso. Non ne mancherebbero le occasioni; ecco qualche esemplificazione. I “mutati scenari  sociali e culturali in Italia, in Europa, nel mondo”, cui si accenna fin dal primo numero della Traccia, richiamano spontaneamente “l’irrompere del fenomeno delle migrazioni nella vita sociale, economica, politica e religiosa”, così com’è descritto in apertura e in tante altre parti dell’Istruzione pontificia “La carità di Cristo verso i migranti”. Più avanti, al n. 8, si accenna ad “esperienze umane fondamentali” e, al n. 10, ad “esperienze che sono profezia del futuro”, quali “il servizio ai più poveri e la cura del disagio,… la formazione al senso civile e la partecipazione nel sociale,…”: perché non si include anche l’accoglienza e la solidarietà con i diversi, con gli ultimi arrivati? Quanto poi alle “opportunità culturali e umane per l’annuncio del Vangelo oggi”, di cui al n. 11 ma pure altrove, perché non si ricorda  che anche le migrazioni odierne come quelle dei tempi passati possono essere vero e proprio areopago di evangelizzazione?

Prima di chiudere piace segnalare che fin dalla premessa la Traccia ricorda che i cristiani sono “stranieri e pellegrini” (1Pt, 2, 11), tema ripreso al n. 11 dove si illustra “la dimensione escatologica” dei cristiani con la citazione della celebre Lettera a Diogneto: “Essi abitano nella propria patria, ma come pellegrini, partecipano alla vita pubblica come cittadini, ma da tutto sono staccati come stranieri; ogni nazione è la loro patria e ogni patria è una nazione straniera”. Sarebbe molto efficace se si aggiungesse, qui o altrove, che i migranti presenti in mezzo a noi e in ogni angolo del mondo sono un segno visibile di questa realtà invisibile della Chiesa, Popolo di Dio in cammino, eventualmente citando l’incisiva affermazione di Giovanni Paolo II: “A questo crescente spostamento di gente la Chiesa guarda con simpatia e favore,…perché in esso scorge l’immagine di se stessa, popolo peregrinante” (Messaggio per la GMM 1991).

Ho portato un qualche esempio; altri passi potremmo identificare che si prestano a una lettura in chiave migratoria. Lo si potrà fare nel corso di quest’anno pastorale da parte della Migrantes, la quale terrà conto dell’apporto delle Migrantes regionali e diocesane per dare più ricchezza e credibilità al suo contributo che a fine luglio 2006 intende presentare al Comitato preparatorio per il grande Convegno di Verona.