ADRIAN PACI, Centro di permanenza temporanea, 2007
Cos’é la nostra vita se non la sosta in un centro di permanenza temporanea?
Questa brevità, senza la fede, ci getterebbe nell’angoscia; ma, orientata alla vita eterna, appare un anticipo, una caparra, di ciò che saremo, di ciò che vedremo, di ciò che vivremo quando saremo definitivamente con il Signore risorto.
Paolo, nella sua prima predicazione a Tessalonica, pensava che il ritorno glorioso di Cristo sarebbe stato imminente e lo immaginava così: «Noi, che viviamo e che saremo ancora in vita, verremo rapiti nelle nubi, per andare incontro al Signore in alto, e così per sempre saremo con il Signore» (1Ts 4,17). Lui stesso, però, si rese subito conto che questa attesa riguardava tutte le generazioni, anche quelle che sarebbero venute dopo.
Perciò anche la nostra generazione é chiamata «a portare il lieto annuncio ai miseri, a fasciare le piaghe dei cuori spezzati, a proclamare la libertà degli schiavi, la scarcerazione dei prigionieri, a promulgare l'anno di grazia del Signore» (Is 61,2) conservandosi «irreprensibile per la venuta del Signore Gesù Cristo» (1Ts 5, 24).
“Attendere” Cristo non significa restare inoperosi, ma “attendere” all’annuncio e alla testimonianza del suo Regno attraverso le opere evangeliche della misericordia, avere “attenzione” per l’altro, prendersene cura.
Davvero “anno di Grazia” quello che ci prepariamo a vivere, l'anno giubilare della misericordia; che ci trovi pronti a incontrare il Signore «soccorrendo l’oppresso, rendendo giustizia all’orfano, difendendo la causa della vedova» (Is 1,17).
In un tempo in cui milioni di essere umani soffrono per l’ingiustizia e abbandonano la loro terra e la loro patria cercando altrove un approdo di pace, il tempo liturgico dell’Avvento ci ricorda che tutti siamo come stranieri in questo mondo e che la nostra vera Patria é lassù, nei cieli. Siamo sulla stessa rampa di partenza, come nella suggestiva immagine dell’artista Adrian Paci, ognuno su un gradino diverso, ma tutti nello stesso esodo che ci porterà lontano, “rapiti nelle nubi”, verso i Cieli nuovi e la Terra nuova dell’eternità!