Il Signore vi faccia crescere e sovrabbondare nella misericordia - Presentazione
Presentazione
di S.E. Mons. Nunzio Galantino
Dio – che è «l’essere di cui non si può pensare il maggiore», come diceva sant’Anselmo, il Deus semper maior di sant’Ignazio di Loyola – diventa sempre più grande di sé stesso abbassandosi. Se non ci abbassiamo non potremo vedere il suo volto. Non vedremo nulla della sua pienezza se non accettiamo che Dio si è svuotato. E quindi non capiremo nulla dell’umanesimo cristiano e le nostre parole saranno belle, colte, raffinate, ma non saranno parole di fede.
(Papa Francesco - Discorso iniziale del Convegno della Chiesa italiana - Firenze, 10 novembre 2015)
Una carica di entusiasmo
“Il Signore vi faccia crescere e sovrabbondare nell’amore”: anche noi, come i Tessalonicesi, siamo sorpresi, forse anche un po’ scossi, dalla carica propositiva e piena di entusiasmo dell’Apostolo. Senza nascondere i problemi, di cui parla in altre sezioni della lettera, san Paolo colloca al centro del suo messaggio una parola che è insieme annuncio evangelico e benedizione. Dio stesso è la fonte dell’amore e della misericordia; Egli stesso ci innesta nel mistero della sua carità e ci fa crescere in esso. Prima ancora che noi possiamo interrogarci sui nostri doveri, sulle nostre responsabilità, avvertiamo la forza di crescita che viene da Dio stesso. Lui dunque ci costituisce come annunciatori della misericordia, nell’anno del Giubileo straordinario indetto da papa Francesco, che proprio nel tempo di Avvento comincerà nelle nostre Chiese particolari.
In sintonia con il Giubileo e con il Convegno di Firenze
La parola dell’Apostolo, che ascoltiamo nella prima Domenica di Avvento, è stata dunque scelta come ispirazione-guida di tutto il tempo di Avvento e Natale; oltre che la sua consonanza con la particolare ricorrenza del Giubileo, si è valorizzato anche il legame con il decennio dedicato all’educazione, e con il tema del Convegno di Firenze.
Siamo chiamati a “crescere”: Dio stesso ci educa, ci plasma a immagine della sua carità. Dall’azione divina deriva una immagine di uomo e donna, di umanità rinnovata, che nel dialogo con la cultura e con la storia conduce a un ”nuovo umanesimo”. Il processo di crescita e rinnovamento non può mai dirsi concluso: san Paolo lo precisa usando i verbi “crescere e sovrabbondare”. Non avremo mai esaurito la conoscenza del mare infinito della misericordia di Dio.
Anche il Papa lo ha ricordato nel discorso iniziale del Convegno di Firenze:
«la nostra fede è rivoluzionaria per un impulso che viene dallo Spirito Santo. Dobbiamo seguire questo impulso per uscire da noi stessi, per essere uomini secondo il Vangelo di Gesù. Qualsiasi vita si decide sulla capacità di donarsi. È lì che trascende sé stessa, che arriva ad essere feconda».
Il mare infinito della misericordia
Emerge una tensione positiva. Dalle parole dell’Apostolo deriva un atteggiamento particolare: quello di chi “dimentico del passato, e proteso verso il futuro” (cf. Fil 3,13 qui nella versione precedente) comincia, senza fermarsi, a “correre la buona corsa” (cf. Fil 3,14). Non ci si sofferma sulle difficoltà, sui problemi del passato, sulle opinioni contrarie, ma si invita a cogliere tutta la potenza del dinamismo con cui Dio ci fa entrare nel cuore della sua carità e misericordia, per condividerla con tutti. Il giubileo della misericordia non avrà qualcosa da dire solo nel momento in cui si potrà chiedere il perdono di Dio (anche se tutti saremo chiamati a farlo, e ne avvertiremo profondamente il bisogno). Il momento decisivo sarà quando, ricevuto il perdono e invertita la rotta negativa, cominceremo, per grazia, un percorso nuovo. Solo allora scopriremo che non abbiamo mai finito di esplorare la bellezza della grazia, dell’amore, della misericordia di Dio, per la quale le nostre parole restano solo deboli segnali. L’esperienza dei santi mostra cosa avviene quando si entra in un simile percorso: fino al termine della vita non si è mai finito di crescere nell’amore, non si è mai sovrabbondato fino al punto da colmare la misura,
Anche papa Francesco esorta a vivere secondo la stessa dinamica di crescita, senza rigidità e chiusure:
«La riforma della Chiesa poi – e la Chiesa è semper reformanda – è aliena dal pelagianesimo. Essa non si esaurisce nell’ennesimo piano per cambiare le strutture. Significa invece innestarsi e radicarsi in Cristo lasciandosi condurre dallo Spirito. Allora tutto sarà possibile con genio e creatività. La Chiesa italiana si lasci portare dal suo soffio potente e per questo, a volte, inquietante. Assuma sempre lo spirito dei suoi grandi esploratori, che sulle navi sono stati appassionati della navigazione in mare aperto e non spaventati dalle frontiere e delle tempeste».
Così siamo chiamati a vivere il nuovo anno liturgico, riscoprendo tutta la forza del desiderio con cui l’umanità grida a Dio (tempo di Avvento), e tutta la forza della carità con cui Dio si fa nostro fratello, perché anche noi possiamo essere in comunione con lui (tempo di Natale).
Invoco su tutti voi e sulle vostre comunità la grazia, la misericordia e la benedizione del Signore: Egli vi faccia “crescere e sovrabbondare nell’amore”.
+ Nunzio Galantino
Segretario Generale della Conferenza Episcopale Italiana
Segretario Generale della Conferenza Episcopale Italiana