(18 dicembre 2014) - Il missionario è colui che incontra Gesù e lo testimonia. Questo concetto sintetizza bene lattività di Fra Loris Luigi DAlessandro, per tutti Fra Loris, cinque anni da missionario in Congo e da qualche anno di nuovo a Palermo per continuare la missione concretamente. Perché - dice - non è il luogo che fa la differenza. Gesù, in Africa come in Sicilia, lo incontra nei poveri, negli esclusi, nelle persone più deboli, che abbraccia e consola in quelle periferie umane che Papa Francesco non si stanca mai di raccomandare alle cure della sua Chiesa. Fra Loris, frate minore francescano, è uno degli animatori della Casa di Muhil e della Mensa del Padre Abraham, iniziative nelle quali lo spirito francescano vive e respira intensamente. Lattenzione ai soggetti più vulnerabili è la priorità dellordine francescano - ricorda Fra Loris - quando incontro le persone che dormono per strada, trovo in loro il desiderio di vedermi, lattesa dellincontro, anche per ricevere un semplice saluto. Il nostro obiettivo è tirare fuori questi uomini dalla situazione in cui si trovano, cercando di renderli autonomi. È questo spirito che anima e scandisce tutte le attività portate avanti dai frati, attraverso il braccio operativo della onlus intitolata a Gabriele Allegra, il frate che tradusse la Bibbia in cinese, dichiarato beato nel 2012.
La Casa di Muhil è un dormitorio aperto nellinverno dello scorso anno, quando diverse persone senza tetto morirono in strada di stenti e di freddo. In quel contesto, il Comune di Palermo decise di adibire a dormitorio un proprio immobile (lex postazione anagrafica di piazza della Pace), affidandolo ad un gruppo di associazioni, tra le quali la Onlus Frate Gabriela Allegra, presieduta da Frate Alberto Marangolo. In base alla convenzione siglata con Palazzo delle Aquile, le associazioni forniscono accoglienza a 40 persone. Poco se si guarda alla grande fame di assistenza che gli operatori riscontrano in città; uno sforzo notevole se si considerano le difficoltà e i sacrifici, anche economici, che le associazioni mettono in campo ogni giorno. La gestione di un dormitorio non è propriamente come quella di un albergo. Bisogna farsi carico dei bisogni di persone che non hanno il vissuto e le esigenze di una comitiva turistica. È incredibile il lavoro necessario per condurre una struttura del genere, dal punto di vista pratico (i servizi dentro e fuori la struttura) e organizzativo (i costi di gestione).
Il dormitorio accoglie disagi di vario genere, vecchie e nuove povertà, persone con dipendenze, ex-detenuti, immigrati. Gli stranieri rappresentano il 50% degli ospiti e provengono in prevalenza da Ghana, Marocco, Tunisia, Romania e dai paesi dellAfrica sub-sahariana. Alcuni degli ospiti sono richiedenti asilo, parcheggiati a tempo indeterminato nel ricovero che guarda il porto, assieme agli altri diseredati di questa porzione di universo.
A tutti gli ospiti viene offerto un letto per la notte, la colazione, il servizio docce, oltre allattività di accompagnamento presso uffici e consultori. Inoltre, gli specialisti della Danza delle Ombre, altra associazione che gestisce la struttura, mettono a disposizione ciascuno le proprie competenze per offrire ascolto legale, sostegno medico e psicologico. È tanto quello che fanno, ma non basta. Fuori cè unumanità sofferente che ha bisogno di cure per lanima e per il corpo.
Uscendo alle 8 del mattino, queste persone non hanno nullaltro da fare che vagare per la città. Non hanno a disposizione una struttura diurna, né un posto in cui stare se stanno male - spiega Irene DAlessandro, responsabile della progettazione della Onlus - molti, ad esempio, quando vengono dimessi dagli ospedali avrebbero bisogno di assistenza continua, ma non hanno nessuno che possa prendersi cura di loro. Per questo genere di necessità il dormitorio non è sufficiente, servirebbe unattività residenziale. Come associazioni offriamo servizi essenziali, registriamo i bisogni e cerchiamo di prestare attenzione a tutti. Copriamo le lacune delle istituzioni, ma non possiamo farci carico dellemergenza, peraltro con tutte le difficoltà burocratiche che dobbiamo affrontare.
Al dormitorio, come detto, si accompagna la Mensa del Padre Abraham, progetto che si articola nel giro notturno su strada e nella mensa domenicale. Il martedì sera, infatti, il pulmino dei frati raggiunge i giacigli di fortuna dei senza fissa dimora, per offrire loro beni di prima necessità: un pasto caldo, coperte, una preghiera e una benedizione, anche in arabo, quando occorre.
Sono 120 i pasti completi distribuiti in media ogni martedì, con picchi anche di 164 persone servite, grazie ad un alacre lavoro fatto di puro volontariato. Abbiamo coinvolto i parrocchiani, chiedendo loro di portare dolci freschi. In questo modo ogni settimana arrivano almeno 30 torte fatte in casa, sottolinea con orgoglio la responsabile della progettazione.
Il naturale collegamento del dormitorio è la mensa che ogni domenica viene allestita allinterno della Chiesa di Santa Maria degli Angeli, meglio nota come la Gancia. Non viene chiesto di partecipare alla messa domenicale, anche se alcuni assistono comunque alla celebrazione. Si sentono accolti e non giudicati, per laspetto o per labito non proprio alla moda. La mensa diventa occasione per monitorare i bisogni nonché strumento di conoscenza delle persone bisognose. Ci teniamo che sia un punto di riferimento per tutti, osservano nel convento di Via Terrasanta.
In questi mesi, attorno ai frati è cresciuto un piccolo esercito di volontari. Sono 40 complessivamente le persone impegnate nella preparazione e nella distribuzione dei pasti, sia in mensa che nel giro su strada. Da ultimo, ai parrocchiani si sono aggiunti anche gli studenti e i docenti di un istituto alberghiero di Carini, nel Palermitano, impegnati nella preparazione del pranzo della domenica. Un modo, questo, per sensibilizzare le nuove generazioni e, allo stesso tempo, per beneficiare di un importante e concreto aiuto nellattività di sostegno ai più bisognosi.
Si chiede lincremento dei posti letto per i bisognosi, si studiano forme di incontro tra domanda e offerta di lavoro, in modo da consentire la piena integrazione delle persone assistite.
Non siamo distributori di pasti, cerchiamo piuttosto di creare relazioni, di accogliere le persone cosi come sono - precisa Fra Loris - incarniamo la spiritualità di Francesco nei tempi moderni, accogliendo gli esclusi dalla società come lo erano i lebbrosi al tempo del santo di Assisi. (Luca Insalaco)