(10 dicembre 2014) - Le attività del Progetto Presidio, in atto nella diocesi di Ragusa, volevano primariamente aiutare i lavoratori agricoli migranti sul versante legale e della salute. Accanto alla necessità di tutele previdenziali e sanitarie, tuttavia, sta emergendo sul territorio ragusano anche una grave emergenza relativa alle abitazioni in cui vivono migliaia di persone, spesse volte organizzate in nuclei familiari con la presenza di minori. Si tratta di baracche, garage, magazzini per gli attrezzi, adattati ad abitazioni, spesso con coperture di fortuna in plastica o in eternit. La presenza umana è rivelata solo dai fili per il bucato con i panni stesi ad asciugare e dalle immancabili antenne satellitari per ricevere i programmi internazionali. La prima considerazione da fare è che non si tratta di case liberamente scelte. Le abitazioni sono, infatti, messe a disposizione dagli stessi datori di lavoro, allinterno delle aziende agricole, in proprietà privata e funzionali anche alla vigilanza dellazienda, da svolgersi nelle ore extra lavorative, in un sistema di segregazione che diviene regola di vita quotidiana per i lavoratori. Il sistema produttivo ragusano, infatti, avviene in serra ed è sganciato dalla ciclicità delle stagioni. Il lavoro agricolo, quindi, dura per lintera annata e la percezione dellalternarsi delle stagioni, se non presente nelle serre, avviene nelle abitazioni, umide e con infiltrazioni dacqua in inverno, surriscaldate e malsane in estate.
Lalternativa a queste sistemazioni è inesistente. La diffidenza da parte di molti proprietari ad affittare le proprie case a stranieri e le paghe discontinue e forfettarie che i lavoratori ricevono sono un ostacolo insormontabile per la stipula di un contratto regolare di locazione. Per questo motivo sono frequenti anche i casi di lavoratori agricoli senza dimora (e talvolta senza documenti regolari), che occupano case abbandonate e semi diroccate, dove mancano i servizi igienici, lacqua, la luce elettrica.
Difficilissimo, se non impossibile, entrare in contatto con queste persone. Il Progetto Presidio, in questi primi due mesi di paziente attività sul territorio, ha già registrato oltre 150 contatti (al cui conteggio si aggiungono, ovviamente, i componenti del nucleo familiare) e nell80% dei casi la presenza di un disagio abitativo che rientra nella classificazione Ethos sulla grave esclusione abitativa e la condizione di persona senza dimora europea. Un tema che sarà portato allattenzione dellopinione pubblica in tutti i contesti pubblici in cui gli operatori di Presidio sono invitati, a partire dalla presentazione di una ricerca sui lavoratori del settore agricolo in Provincia di Ragusa, che si terrà il prossimo 16 dicembre a cura della diocesi. (Vincenzo La Monica - Migrantes Ragusa)