(17 luglio 2014) - Un riconoscimento simbolico di cittadinanza civica speciale ai nati in Italia da genitori stranieri residenti nel Comune di Catania. Questa la nuova delibera proposta dal Comune di Catania, che intende introdurre un apposito registro denominato Catanesi si nasce che passerà adesso allesame del Consiglio Comunale. Alla base dellistituzione, la convinzione che chi nasce nel territorio etneo debba avere gli stessi diritti e gli stessi doveri degli altri cittadini. Il sindaco di Catania ha cosi annunciato listituzione del sopracitato registro: Bisogna rendersi conto - ha ricordato Bianco - che i bambini, i ragazzi sono energia pura e che la legge attuale priva il nostro Paese di risorse vitali per il futuro sviluppo di un sistema adeguato alla globalizzazione. Io sono assolutamente daccordo con il Presidente Napolitano quando afferma il diritto di cittadinanza fondato sullo Ius soli: come si fa a pensare che un giovane innamorato di Catania perché cè nato, che parla il nostro dialetto, che magari tifa rossazzurro, possa non essere un nostro concittadino?. Il registro sarà riservato ai giovani con meno di 18 anni nati a Catania, figli di stranieri residenti e privi della cittadinanza italiana.
Uniniziativa portata avanti dal primo cittadino catanese, Enzo Bianco, e redatta dal direttore generale del Comune, Antonella Liotta, che fissa le sue basi sulla Convenzione Onu sui diritti dellinfanzia. Con particolare richiamo alla Convenzione europea sulla nazionalità del 1997, nella quale si esortavano gli Stati a facilitare e favorire lacquisizione della cittadinanza per le persone nate nel suo territorio. Si tratta, in primis, di una battaglia di civiltà che il Comune intende promuovere, con la speranza che la proposta possa essere rilanciata a livello nazionale dalle istituzioni competenti in materia: I cittadini stranieri - ha concluso il sindaco di Catania - residenti e registrati allanagrafe del Comune sono 13.326. Tra loro ci sono moltissimi bambini e ragazzi, che soltanto al compimento dei diciotto anni potranno chiedere la cittadinanza italiana, anche se spesso non conoscono nemmeno il Paese dorigine. Questa è una battaglia di civiltà: chi nasce qui deve avere gli stessi diritti e gli stessi doveri degli altri cittadini.
Una proposta che si richiama sostanzialmente alle democrazie di altri Paesi, come Stati Uniti, Francia e Germania, in cui vige il cosiddetto diritto della terra, per il quale il diritto alla cittadinanza è ampiamente riconosciuto per il fatto di essere nati nello Stato ospitante. Un processo che proprio nel trentennio passato permise a molti dei nostri emigranti di inserirsi attivamente nel tessuto sociale del Paese dadozione.
Alla base la convinzione che lEuropa, come Stato madre, debba essere uno spazio aperto ad ogni cultura, dotato di unidentità plurale e dinamica, capace di instaurare relazioni tra gli stati membri fondati su valori universali, quali il riconoscimento delle diversità culturali, la promozione della pace e delle libertà individuali. (Filippo Cannizzo - Migrantes Catania)