(22 maggio 2014) - Se il messaggio che il mondo della medicina affida a noi tutti è ancora legato allantico motto secondo cui prevenire è meglio che curare, lASP di Ragusa ha pensato bene di far cominciare la prevenzione dalla formazione degli operatori e dei cittadini in genere. LAzienda Sanitaria di Ragusa ha così organizzato un percorso formativo rivolto al personale delle forze dell‘ordine, ma anche agli operatori impegnati nellassistenza e nellaccoglienza e ai semplici cittadini, riguardante i primi momenti di ingresso dei migranti sul territorio italiano, al loro arrivo dopo le lunghe traversate del deserto e del mare Mediterraneo. Il percorso, che ha come responsabile il dott. Nunzio Storaci, Capo dipartimento di Medicina e direttore dell‘Unità Operativa Complessa di Malattie infettive dell‘ospedale Civile, è organizzato in 6 moduli, di cui i primi due già svolti e sta registrando la partecipazione di numerosi operatori. Il punto principale è ribadire che loperazione Mare Nostrum, iniziata nel 2013 per fronteggiare lo stato di emergenza umanitaria in corso nello Stretto di Sicilia e dovuto alleccezionale afflusso di migranti, garantisce innanzitutto la salvaguardia della vita in mare e assicura alla giustizia tutti coloro i quali lucrano sul traffico illegale di migranti. Un punto non secondario, tuttavia, riguarda proprio lutilità delloperazione nel rafforzare i controlli medici dei migranti direttamente da bordo. Durante gli incontri si è ribadito, dunque, che il primo triage sanitario avviene proprio a bordo delle imbarcazioni militari, che provvedono ad isolare e segnalare a terra eventuali criticità. Anche in porto, al momento dello sbarco, avviene un secondo controllo medico sanitario. Il dottor Vito Amato, commissario straordinario dellAzienda Sanitaria, spiega così la genesi e il senso di questo corso: Lidea ci è venuta proprio a seguito di un convegno in cui mons. Paolo Urso, Vescovo di Ragusa, ci aveva invitato ad accogliere con consapevolezza. La conoscenza di chi arriva, infatti, permette di decidere con maturità se attivare percorsi di accoglienza, come crediamo, o di respingimento. Quindi il nostro corso si rivolge proprio a persone che non sono volontari, ma che per lavoro intervengono sul luogo degli sbarchi e non è detto che siano adeguatamente formati dal punto di vista sanitario. Il nostro focus è soprattutto sulle malattie infettive. La risposta da parte delle Prefetture e delle forze dellordine, in termini di partecipazione, è stata lusinghiera, visto che per ogni corso abbiamo dai 40 ai 50 iscritti. Rispetto alle tante voci allarmistiche sulle malattie infettive che i richiedenti porterebbero con sé e che hanno scatenato una vera e propria psicosi su una fascia della popolazione, lASP era già intervenuta autorevolmente qualche settimana addietro, divulgando dei dati largamente rassicuranti, visto che sui 6.000 migranti sbarcati a Pozzallo si era registrato un unico caso di sieropositività e due casi sospettidi Tbc. Si tratta - continua Amato - di casi isolati, perché la maggior parte delle persone che arrivano sulle nostre coste sono giovani e, quindi, in buona salute. I due decessi che abbiamo riscontrato sono dovuti in un caso alle percosse ricevute da un migrante prima della partenza e in un altro caso ad una broncopolmonite in un soggetto debilitato dallattraversamento del deserto. Per il resto i dati dellASP dicono che le patologie più presenti riguardano per il 30% disidratazione e colpi di calore e raffreddamento, per il 20% patologie dermatologiche, per il 5% traumi e per un altro 5% patologie respiratorie. Il dottor Vito Amato conclude con una informativa per la popolazione: La situazione sanitaria è sotto controllo e non presenta particolari criticità. Anche nel caso in cui si dovessero presentare malattie rischiose per la salute pubblica, siamo organizzati in modo tale da potervi rispondere senza esporre la popolazione ad alcun rischio. (Vincenzo La Monica - Migrantes Ragusa)