(21 maggio 2013) - Un saluto che dura oltre dodici mesi. Un grazie che si prolunga per più di 365 giorni. Giorni scanditi dal cadenzato battito del cuore del Mediterraneo, fatto di storie, di volti, di destini che si sono intrecciati e sempre si intrecceranno su quel grande tavolato discendente verso lAfrica, Lampedusa, e su Linosa, la minore dellArcipelago delle Pelagie. Entrambe destinatarie del grande abbraccio che la Fondazione Migrantes e lUfficio Migrantes di Messina colgono loccasione di rivolgere ai tanti amici isolani che, in questo lungo periodo, hanno vestito i panni di giornalisti-scrittori per raccontare al mondo intero la normalità delle loro terre, con le quotidiane difficoltà che caratterizzano territori abituati ad un isolamento geografico, che molto spesso si trasforma in i-solitudine. Termine questultimo riportato anche tra le pagine del libro Sullo stesso barcone. Lampedusa e Linosa si raccontano, contenitore di idee, sentimenti, paure, desideri, che ha fatto da spinta al progetto del portale on-line giunto a conclusione. Contenitore anchesso, ma stavolta immateriale, allinterno del quale lampedusani e linosani hanno avuto la possibilità di far conoscere meglio le loro esistenze. Un compito non semplice per chi di professione fa la casalinga, la catechista, il fabbro, linsegnante o anche solo lo studente, ma reso speciale perché animato dal profondo desiderio di far capire che nellArcipelago delle Pelagie oltre lemergenza cè di più. I venti di guerra della Primavera araba (inverno 2011) hanno nuovamente sbattuto in prima pagina il problema, mai risolto (e forse irrisolvibile), dellemergenza sbarchi, delle difficoltà legate alla mancanza di spazi nel Centro di accoglienza di Contrada Imbriacola. Senza, però, lasciar mai parlare coloro che di quegli eventi sono stati attori protagonisti tanto quanto i fratelli giunti dallaltra sponda del Mediterraneo. Negli articoli pubblicati sul portale 365 giorni in rete, ciascuno dei quali arricchito da un meraviglioso, e sempre diverso, scatto fotografico delle bellezze di Lampedusa e Linosa, non sono mancati i ricordi e i riferimenti ai giorni dellemergenza. Diverso, però, è stato lo spirito con cui gli abitanti delle Pelagie hanno fatto un passo indietro con la mente. Diverso perché caratterizzato da una rilettura degli eventi, che consente di comprendere come la questione sbarchi e tutte le conseguenze che ciò determina in queste comunità, è da ritenere tuttaltro che confinata al solo momento in cui si verifica. Al contrario, essa accompagna sempre le riflessioni e i gesti quotidiani di un popolo che però, al tempo stesso, vuole cercare di smarcarsi dallimmagine esclusivamente legata allemergenza. Nasce da qui la piena adesione ad un progetto che nel corso di questi mesi ha permesso di conoscere le tradizioni, le abitudini, i momenti di festa, ma anche le tante difficoltà che riguardano il settore dei trasporti, il mondo della scuola e dellistruzione, quello della sanità. Ciascuno dei quali raccontato con gli occhi degli studenti, delle mamme, dei papà, dei lavoratori, degli anziani. Un incrocio generazionale che ha consentito di mettere in luce molteplici punti di osservazione, così da scoprire i lati meno noti di una comunità che in molte circostanze si è sentita e si sente più vicina a quanti giungono dallaltra sponda del Mediterraneo, che non ai propri connazionali. Tra le righe e la punteggiatura di ogni articolo si nasconde un universo di umanità che merita di essere scoperto, capito e conosciuto. Cè luniverso degli studenti dellIstituto comprensivo Luigi Pirandello, che spiegano cosa significhi essere adolescenti del ventunesimo secolo in una terra che non offre nessuna delle distrazioni e dei divertimenti vissuti dai coetanei del resto del Paese. Cè la realtà della parrocchia, che ha in padre Stefano Nastasi un punto di riferimento, umano e spirituale. Ci sono gli imprenditori, i pescatori, gli ambientalisti, le associazioni. Cè tutto e molto di più in una terra che, nonostante le piccole dimensioni, racchiude storie di vita di immenso valore e grande forza. Elementi che costituiscono le fondamenta di un patrimonio di umanità di cui la Fondazione Migrantes, tramite lUfficio diocesano di Messina, farà tesoro. Anche stavolta, infatti, così come avvenuto nei precedenti step (il Diario di bordo, il libro Sullo stesso barcone), 365 giorni in rete ci spinge verso un nuovo scalino, dal titolo Caro diario…. Il materiale raccolto allinterno del sito, infatti, diventerà il corpo di un secondo progetto editoriale, che mira a mettere a confronto il volto mediatico di Lampedusa e Linosa, raccontato cioè dai mezzi di comunicazione, con quello raccontato da chi invece ne conosce la quotidianità più vera e profonda. Un obiettivo ambizioso, che anche questa volta cercheremo di raggiungere sapendo di poter contare sulla sincera disponibilità finora mostrataci dalle comunità isolane. La cui speranza, oltre a essere quella di continuare a rappresentare una terra di approdo per quanti affrontano viaggi disperati dalle sponde del Nord Africa, è di non essere abbandonata nelle difficoltà. È anche questo che ha cercato di fare la Fondazione Migrantes offrendo da un lato la possibilità a lampedusani e linosani, giornalisti per un anno, di raccontarsi, dallaltro dando a tante persone lopportunità di sapere che, oltre gli usurati confini delle cartine geografiche, cè una comunità che sempre ha accolto e sempre accoglierà, ma che, a propria volta, ha bisogno di non essere abbandonata. (Ufficio Migrantes Messina) (Foto articolo)