(26 aprile 2012) - Sono arrivata a Lampedusa 20 anni fa, coinvolta nel programma di difesa sulle tartarughe che il WWF Italia portava avanti a livello nazionale dal 1985, in collaborazione con lUniversità di Roma. Non avevo certo immaginato che questIsola così lontana dai miei affetti, dal mio mondo potesse diventare la mia casa per così tanti anni. Non avevo sicuramente immaginato potesse essere così faticoso, così entusiasmante, così logorante ma al tempo stesso coinvolgente, lottare per difendere un prezioso tesoro che il Mediterraneo rischia a breve di veder scomparire, la tartaruga marina. Eppure oggi, a 50 anni, 22 dei quali passati a Lampedusa, guardo con tenerezza il lungo periodo trascorso nellArcipelago delle Pelagie e sento che non avrei potuto fare altro. A differenza delle migliaia di turisti, incantati dalle bellezze di questo scoglio incastonato da un mare luminoso, io sono rimasta affascinata e mi sono innamorata del mondo ruvido e sconosciuto dei pescatori, e attraverso loro della finestra sul mare che mi si apriva. Impossibile descrivere oggi quanto fosse diversa 20 anni fa Lampedusa, un piccolo villaggio perso nel Mediterraneo. I miei primi incontri con gli appassionati del mare, molti dei quali oggi scomparsi, restano indimenticabili per la magia che si creava intorno ai loro racconti. Ho imparato ad amare il mare attraverso le loro avventure, le loro fatiche, i pericoli che incontravano. Pian piano che la conoscenza è andata avanti e hanno cominciato a portarmi le tartarughe che incontravano durante le loro battute di pesca, ospiti poco gradite perché fonte di difficoltà durante il loro lavoro. Negli anni, grazie alla preziosa collaborazione con chi vive in mare, siamo riusciti a salvare oltre 3.500 tartarughe e da questo immenso impegno è venuto fuori lOspedale per tartarughe, che oggi, grazie allapporto fondamentale del Prof. Antonio Di Bello della Facoltà di Medicina Veterinaria dellUniversità degli Studi di Bari, è una struttura di riferimento per tutto il Mediterraneo, che coordina a livello mondiale il Convegno di Medicina delle Tartarughe Marine. Quante emozioni, quante soddisfazioni tutte scaturite dallaiuto di quegli uomini che senza un vero perché, ringraziati solo dal mio sorriso, si sono fatti carico di trasportare a bordo dei loro gusci, animali che vanno da 1 kg ad oltre 120 kg e che con un colpo di becco possono ferirti. Spesso mi riempio d‘orgoglio osservando i capitani e i loro equipaggi, uomini di poche parole, di gesti ripetuti, con poche domande ma tante risposte e sono fiera di quello che insieme siamo riusciti a realizzare. Mi riempio di entusiasmo quando li vedo consegnarmi lennesima tartaruga. Io e la mia squadra ricambiamo con un costante ed interminabile impegno, cercando di essere sempre reperibili, di adeguare sempre più le attrezzature, migliorare le attività di intervento, anche senza finanziamenti; eppure il piccolo aiuto delle migliaia di visitatori che credono nel nostro lavoro e nella nostra passione permette di sopravvivere alle emergenze. Ci sono momenti di sconforto, momenti in cui penso che non ce la potremo fare, ma poi insieme andiamo avanti. Dietro a questo piccolo miracolo ci sono tanti angeli custodi: i veterinari ed i biologi, che assicurano lunghi periodi presso il Centro; i tanti preziosi volontari che da tutta Italia ed oltre, ogni estate svolgono un lavoro incredibile e costante. Ma senza loro, senza i miei pescatori che hanno saputo riempire il mio cuore di emozione, non avrei mai potuto vivere tutto questo! Ed ogni volta che una tartaruga arranca lenta, decisa ed imperterrita verso le onde del mare, sorrido nel mio cuore e non dimentico mai di ringraziare silenziosamente quegli uomini che magari senza ben comprendere limportanza del gesto che stavano compiendo, mi hanno consegnato ancora unaltra tartaruga. Cosa vorrei di più? Non riesco a smettere di pensare ad un piccolo braccio di mare, dove poter far nuotare la nostra mascotte, una tartaruga che da 3 anni è ricoverata presso il Centro, perché ha 3 pinne non funzionanti. Eppure sono convinta che in un braccio di mare riparato e protetto, potrebbe ritrovare la capacità di farcela e riacquistare la velocità che le serve per poter riconquistare la sua casa. Un sogno che sembra impossibile da realizzare, ma per cui continuerò a lavorare e pregare!!! Perché anche lei, la nostra mascotte possa riconquistare la sua libertà ed il suo mare! (Daniela Freggi - Responsabile Centro Soccorso e Cura Tartarughe Marine WWF Lampedusa) (Foto articolo)