Le Acli chiedono il ripristino dei fondi per la cooperazione allo sviluppo
(6 aprile 2011) - «Invece di promettere soldi perché non ci mandino più immigrati o di fare accordi scellerati come quelli passati con la Libia, è tempo di mettere mano ad un piano straordinario di cooperazione internazionale per favorire lo sviluppo sociale dei Paesi del Mediterraneo. Le ong italiane sono pronte, ma negli ultimi tre anni gli aiuti ai Paesi poveri sono stati quasi azzerati». (VolontariatoOggi.info) È il commento del presidente nazionale delle Acli,Andrea Olivero, alle iniziative diplomatiche di queste ore per arginare larrivo di immigrati sulle coste italiane, con la missione a Tunisi del ministro dellInterno Roberto Maroni. Con un documento approvato dal Consiglio nazionale dellassociazione, le Acli chiedono il ripristino dei fondi per la cooperazione allo sviluppo in misura quanto meno pari agli impegni assunti dal Paese negli appuntamenti internazionali. «Lultima finanziaria -spiega Olivero- ha ridotto questi fondi del 45%, raggiungendo il record negativo di 179 milioni di euro per il 2011. La cifra più bassa degli ultimi 20 anni. Eppure lo stesso ministro dellEconomia Tremonti ha dichiarato nei giorni scorsi in tv di voler prevenire limmigrazione con progetti di sviluppo nei Paesi di provenienza dei migranti. Noi siamo convinti da sempre che questa sia la strada da percorrere. Finora i passi del governo sono andati nella direzione opposta».Per quanto riguarda gli immigrati arrivati in Italia via mare, le Acli ribadiscono la proposta -che proprio ieri sembra aver trovato il sostegno dellUnione europea- di un provvedimento straordinario di protezione temporanea, e assicurano il proprio impegno per favorire il crearsi di occasioni di dialogo, iniziative di relazione umana, di accoglienza solidale e dignitosa sia attraverso i propri circoli, servizi e le altre strutture territoriali, sia nei luoghi di accoglienza istituzionale, sia in quelli messi a disposizione dalle Diocesi. «La forma più efficace di diplomazia è la solidarietà» afferma il presidente delle Acli. «Lamicizia con i popoli del Mediterraneo non si costruisce con i baciamano ai despoti e i patti scellerati, ma nasce dallaccoglienza e il rispetto che sappiamo assicurare a quanti raggiungono le nostre coste mossi dalla disperazione». Affrontando la questione della Libia, il documento delle Acli chiede un immediato cessate il fuoco con il comando delle operazioni allOnu e una ripresa delle armi della diplomazia; la sospensione di ogni forma di commercio di armi e cooperazione militare con Paesi in situazione di regime, conflitto o condizioni stabili di violazioni dei diritti umani; lavvio di un percorso per offrire ai Paesi del Maghreb una prospettiva di integrazione politica ed economica europea simile a quella che venne fatta per i popoli dellEst dopo il 1989.