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La presenza delle panche non aiuta...
Venezia. Vista interna della Basilica di San Marco
Venezia. Vista interna della Basilica di San Marco

E non solo perché le panche tendono ad ancorare i fedeli a un singolo posto (il che accentua la trasformazione dell‘assemblea in platea teatrale), ma anche perché tolgono rilevanza alle pavimentazioni. Nelle chiese storiche, le panche spesso soffocano pavimenti ricchi di preziosi intarsi. Le pavimentazioni sono molto rilevanti, tra l‘altro perché favoriscono gli spostamenti processionali e segnano luoghi distinti tra loro e, pur entro lo spazio unico della chiesa, li individuano e definiscono senza offrire ostacoli fisici alle persone.
Se in molte chiese storiche i pavimenti sono di notevolissima rilevanza, sono rari gli esempi di chiese contemporanee in cui questi siano studiati in relazione ai luoghi liturgici e ai movimenti che si possono attuare nel rito. In San Marco in Venezia, nel Duomo di Milano, in Santa Maria in Trastevere, per citare solo pochi casi, la pavimentazione è di straordinaria rilevanza.
Oggi in quali chiese nuove possiamo trovare una pavimentazione armonizzata con la dinamica liturgica? Eppure il movimento è importante per la partecipazione attiva. Ricordo una chiesa nella quale capitai quasi per caso anni fa, nel centro di Parigi. Le panche erano disposte in modo circolare. I presbiteri vennero tra le persone recando ceste dalle quali distribuivano pezzi di pane: li offrivano a tutti. Questo loro muoversi e donare col sorriso creava un‘atmosfera di cordialità e di prossimità -  intensa, autentica nella sua semplicità. Ne rimasi veramente colpito.
A volte bastano piccoli gesti. Qui a Bologna c‘è una chiesa seicentesca, il SS. Salvatore, officiata dalla Comunità di San Giovanni, dal taglio tendenzialmente tradizionalista, dove nelle Messe chi presiede si rivolge all‘altare, come i fedeli. Non è la mia parrocchia, ma vi partecipai a una celebrazione in tempo quaresimale, e mi colpì molto il fatto che l‘officiante usava rami d‘ulivo a mo‘ di aspersorio: era un piccolo gesto, che pur rendeva intensità nuova al rito.
Ecco: mi sembra fondamentale che, così come l‘architettura dovrebbe ritrovare la semplicità e l‘immediatezza, anche la forma del rito possa recuperare queste qualità. Mentre mi sembra che a volte il presidente che si rivolge ai fedeli da dietro l‘altare, diviene un po‘ come l‘insegnante che da dietro il banco della cattedra parla agli allievi. Anche questo favorisce l‘isolamento, già così  diffuso ai nostri giorni.
Beninteso, non che per favorire il coinvolgimento occorra abbandonare la disposizione “verso il popolo” dell‘altare. Le situazioni sono varie, come sono varie le architetture: si tratta di trovare la migliore condizione per ogni spazio liturgico dato, bisogna individuare in ogni specifica chiesa, in ogni specifica comunità, la sistemazione più vera, più autentica. Sapendo che lo spazio è elemento che contribuisce a rendere il senso dell‘essere in comunità.

 


Ultimo aggiornamento di questa pagina: 17-OTT-18
 

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