Liturgia delle ore - Anno A (2016-2017)
Ufficio delle letture




V. O Dio, vieni a salvarmi

R. Signore, vieni presto in mio aiuto.

Gloria al Padre e al Figlio
   e allo Spirito Santo.
Come era nel principio, e ora e sempre
   nei secoli dei secoli. Amen. Alleluia.

Questa introduzione si omette quando si comincia l'Ufficio con l'Invitatorio.

INNO
La carità divina
congiunge santa Elisabetta
all’eterno convito
nel regno dei beati.

La fiamma dello Spirito
ha impresso nel suo cuore
il sigillo indelebile
dell’amore di Dio.

O sorella dei poveri,
intercedi per noi;
sostieni i nostri passi
nella via della pace.

Tu guidaci alla vetta
della santa montagna,
dove i miti possiedono
il regno del Signore.

Sia lode al Padre e al Figlio,
sia onore al Santo Spirito,
al Dio trino ed unico
nei secoli sia gloria. Amen.


1 ant. Non disprezzare la mia supplica, o Dio,
          nel clamore degli empi.

SALMO 54, 2-15. 17-24 L’amico che tradisce

Giuda, con un bacio tradisci il Figlio dell’uomo?
(Lc 22, 48).
 
I   (2-9)

Porgi l’orecchio, Dio, alla mia preghiera, †
   non respingere la mia supplica; *
   dammi ascolto e rispondimi.
Mi agito nel mio lamento *
   e sono sconvolto al grido del nemico,
     al clamore dell’empio.
Contro di me riversano sventura, *
   mi perseguitano con furore.
Dentro di me freme il mio cuore, *
   piombano su di me terrori di morte.
Timore e spavento mi invadono *
   e lo sgomento mi opprime.
Dico: «Chi mi darà ali come di colomba, *
   per volare e trovare riposo?
Ecco, errando, fuggirei lontano, *
   abiterei nel deserto.
Riposerei in un luogo di riparo *
   dalla furia del vento e dell’uragano».


1 ant. Non disprezzare la mia supplica, o Dio,
          nel clamore degli empi.


2 ant. Dall’assalto del nemico
          Dio ci ha liberato.

II   (10-15)
Disperdili, Signore, †
   confondi le loro lingue: *
   ho visto nella città violenza e contese.
Giorno e notte si aggirano sulle sue mura, †
   all’interno iniquità, travaglio e insidie *
   e non cessano nelle sue piazze
      sopruso e inganno.
Se mi avesse insultato un nemico, *
   l’avrei sopportato;
se fosse insorto contro di me un avversario, *
   da lui mi sarei nascosto.
Ma sei tu, mio compagno, *
   mio amico e confidente;
ci legava una dolce amicizia, *
   verso la casa di Dio camminavamo in festa.


2 ant. Dall’assalto del nemico
          Dio ci ha liberato.


3 ant. Getta nel Signore il tuo affanno:
          egli ti salverà.

III   (17-24)
Io invoco Dio e il Signore mi salva. †
   Di sera, al mattino, a mezzogiorno
      mi lamento e sospiro *
   ed egli ascolta la mia voce;
mi salva, mi dà pace da coloro che mi combattono: *
   sono tanti i miei avversari.
Dio mi ascolta e li umilia, *
   egli che domina da sempre.
Per essi non c’è conversione *
   e non temono Dio.
Ognuno ha steso la mano contro i suoi amici, *
   ha violato la sua alleanza.
Più untuosa del burro è la sua bocca, *
   ma nel cuore ha la guerra;
più fluide dell’olio le sue parole, *
   ma sono spade sguainate.
Getta sul Signore il tuo affanno †
   ed egli ti darà sostegno, *
   mai permetterà che il giusto vacilli.
Tu, Dio, li sprofonderai nella tomba *
   gli uomini sanguinari e fraudolenti:
essi non giungeranno alla metà dei loro giorni. *
   Ma io, Signore, in te confido.


3 ant. Getta nel Signore il tuo affanno:
          egli ti salverà.


V. Ascolta, figlio, la voce della sapienza:

R. porgi l’orecchio ai miei insegnamenti.


PRIMA LETTURA

​Dal libro del profeta Daniele
10, 1-21


Visione dell'uomo e apparizione dell'angelo
     L'anno terzo di Ciro re dei Persiani, fu rivelata una parola a Daniele, chiamato Baltazzar. Vera è la parola e la lotta è grande. Egli comprese la parola e gli fu dato d'intendere la visione.
   In quel tempo io, Daniele, feci penitenza per tre settimane, non mangiai cibo prelibato, non mi entrò in bocca né carne né vino e non mi unsi d'unguento finchè non furono compiute tre settimane. Il giorno ventiquattro del primo mese, mentre stavo sulla sponda del gran fiume, cioè il Tigri, alzai gli occhi e guardai ed ecco un uomo vestito di lino, con ai fianchi una cintura d'oro di Ufaz; il suo corpo somigliava a topazio, la sua faccia aveva l'aspetto della folgore, i suoi occhi erano come fiamme di fuoco, le sue braccia e gambe somigliavano a bronzo lucente e il suono delle sue parole pareva il clamore di una moltitudine.
   Soltanto io, Daniele, vidi la visione, mentre gli uomini che erano con me non la videro, ma un gran terrore si impadronì di loro e fuggirono a nascondersi. Io rimasi solo a contemplare quella grande visione, mentre mi sentivo senza forze; il mio colorito si fece smorto e mi vennero meno le forze. Udii il suono delle sue parole, ma, appena udito il suono delle sue parole, caddi stordito con la faccia a terra.
   Ed ecco, una mano mi toccò e tutto tremante mi fece alzare sulle ginocchia, appoggiato sulla palma delle mani. Poi egli mi disse: «Daniele, uomo prediletto, intendi le parole che io ti rivolgo, alzati in piedi, poiché ora sono stato mandato a te». Quando mi ebbe detto questo, io mi alzai in piedi tutto tremante.
   Egli mi disse: «Non temere, Daniele, poiché fin dal primo giorno in cui ti sei sforzato di intendere, umiliandoti davanti a Dio, le tue parole sono state ascoltate e io sono venuto per le tue parole. Ma il principe del regno di Persia mi si è opposto per ventun giorni: però Michele, uno dei miei prìncipi, mi è venuto in aiuto e io l'ho lasciato là presso il principe del re di Persia; ora sono venuto per farti intendere ciò che avverrà al tuo popolo alla fine dei giorni, poiché c'è ancora una visione per quei giorni». Mentre egli parlava con me in questa maniera, chinai la faccia a terra e ammutolii.
   Ed ecco uno con sembianze di uomo mi toccò le labbra: io aprii la bocca e parlai e dissi a colui che era in piedi davanti a me: «Signor mio, nella visione i miei dolori sono tornati su di me e ho perduto tutte le energie. Come potrebbe questo servo del mio signore parlare con il mio signore, dal momento che non è rimasto in me alcun vigore e mi manca anche il respiro?». Allora di nuovo quella figura d'uomo mi toccò, mi rese le forze e mi disse: «Non temere, uomo prediletto, pace a te, riprendi forza, rinfrancati». Mentre egli parlava con me, io mi sentii ritornare le forze e dissi: «Parli il mio signore perché tu mi hai ridato la forza».
   Allora mi disse: «Sai tu perché io sono venuto da te? Ora tornerò di nuovo a lottare con il principe di Persia, poi uscirò ed ecco verrà il principe di Grecia. Io ti dichiarerò ciò che è scritto nel libro della verità. Nessuno mi aiuta in questo se non Michele, il vostro principe». 
 


RESPONSORIO                         Cfr. Dn 10, 12. 19. 21

R. Fin dal primo giorno in cui ti sei sforzato di
intendere, umiliandoti davanti a Dio,
* la tua preghiera
è stata accolta e io sono venuto per le tue parole.

V. Non temere, uomo prediletto: ti dichiarerò ciò
che è scritto nel libro della verità;

R. la tua preghiera è stata accolta e io sono venuto
per le tue parole.


SECONDA LETTURA

Dalla «Lettera» scritta da Corrado di Marburgo, direttore spirituale di santa Elisabetta


(Al pontefice, anno 1232; A. Wyss,
Hessisches Urkundenbuch I, Lipsia 1879, 31-35)

​Elisabetta conobbe ed amò Cristo nei poveri    
   Elisabetta cominciò presto a distinguersi in virtù e santità di vita. Ella aveva sempre consolato i poveri, ma da quando fece costruire un ospedale presso un suo castello, e vi raccolse i malati di ogni genere, da allora si dedicò interamente alla cura dei bisognosi.
   Distribuiva con larghezza i doni della sua beneficenza non solo a coloro che ne facevano domanda presso il suo ospedale, ma in tutti i territori dipendenti da suo marito. Arrivò al punto da erogare in beneficenza i proventi dei quattro principati di suo marito e da vendere oggetti di valore e vesti preziose per distribuirne il prezzo ai poveri.
   Aveva preso l'abitudine di visitare tutti i suoi malati personalmente, due volte al giorno, al mattino e alla sera. Si prese cura diretta dei più ripugnanti. Nutrì alcuni, ad altri procurò un letto, altri portò sulle proprie spalle, prodigandosi sempre in ogni attività di bene, senza mettersi tuttavia per questo in contrasto con suo marito.
   Dopo la morte di lui, tendendo alla più alta perfezione, mi domandò con molte lacrime che le permettessi di chiedere l'elemosina di porta in porta.
   Un Venerdì santo, quando gli altari sono spogli, poste le mani sull'altare in una cappella del suo castello, dove aveva accolto i Frati Minori, alla presenza di alcuni intimi, rinunziò alla propria volontà, a tutte le vanità del mondo e a tutto quello che nel vangelo il Salvatore ha consigliato di lasciare. Fatto questo, temendo di poter essere riassorbita dai rumori del mondo e dalla gloria umana, se rimaneva nei luoghi in cui era vissuta insieme al marito e in cui era tanto ben voluta e stimata, volle seguirmi a Marburgo, sebbene io non volessi. Quivi costruì un ospedale ove raccolse i malati e gli invalidi e servì alla propria mensa i più miserabili e i più derelitti.
   Affermo davanti a Dio che raramente ho visto una donna così contemplativa come Elisabetta, che pure era dedita a molte attività. Alcuni religiosi e religiose constatarono assai spesso che, quando ella usciva dalla sua preghiera privata, emanava dal volto un mirabile splendore e che dai suoi occhi uscivano come raggi di sole.
   Prima della morte ne ascoltai la confessione e le domandai cosa si dovesse fare dei suoi averi e delle suppellettili. Mi rispose che quanto sembrava di sua proprietà era tutto dei poveri e mi pregò di distribuire loro ogni cosa, eccetto una tunica di nessun valore di cui era rivestita, e nella quale volle essere seppellita. Fatto questo, ricevette il Corpo del Signore. Poi, fino a sera, spesso ritornava su tutte le cose belle che aveva sentito nella predicazione. Infine raccomandò a Dio, con grandissima devozione, tutti coloro che le stavano dintorno, e spirò come addormentandosi dolcemente.
 


RESPONSORIO          Gdt 15, 11 (volg.); At 10, 4

R. Hai agito con forza e costanza; era saldo il tuo
cuore in casto affetto;
* per questo ti loderanno
in eterno.

V. Le tue preghiere e le tue elemosine restavano
presenti al Signore:

R. per questo ti loderanno in eterno.


ORAZIONE    
   O Dio, che a santa Elisabetta hai dato la grazia di riconoscere e onorare Cristo nei poveri, concedi anche a noi, per sua intercessione, di servire con instancabile carità coloro che si trovano nella sofferenza e nel bisogno. Per il nostro Signore.

       Benediciamo il Signore.

       R. Rendiamo grazie a Dio.


Ultimo aggiornamento di questa pagina: 28-OTT-17
 

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