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Il Papa: sui media troppe notizie che "intossicano"


Gli altoparlanti portano lonta­no la voce del Papa. Tra la gente assiepata dietro le tran­senne di piazza di Spagna o affac­cendata nello shopping lungo Via Condotti. Tra i giovani che siedono sulla scalinata di Trinità dei Monti e le famiglie che sono a Roma per il ponte dell’8 dicembre. Ma a Bene­detto XVI, più che la sua sta a cuore la voce di Maria. Quella voce «che di­ce ad ognuno di noi: dove ha sovrab­bondato il peccato, possa sovrab­bondare la grazia». Così la città, ag­giunge il Pontefice, «sarà più bella, più cristiana, più umana».
  Il Papa si rivolge a tutti, ma in parti­colare pone l’accento su un certo mo­do di dare le notizie. «Ogni giorno, in­fatti, attraverso i giornali, la televi­sione, la radio, il male viene raccon­tato, ripetuto, amplificato, abituan­doci alle cose più orribili, facendoci diventare insensibili e, in qualche maniera, intossicandoci, perché il negativo non viene pienamente smaltito e giorno per giorno si accu­mula ». Invece, aggiunge il Pontefice, «abbiamo bisogno della bella noti­zia » per eccellenza, e cioè che «Gesù ha vinto il male». Per questo nel suo discorso Benedetto XVI invita a guardare a Maria e ad a­scoltare la sua voce. Il Papa - che per giungere ai piedi della statua posta nel cuore di Roma a ricordo della pro­clamazione del dogma dell’Imma­colata Concezione, ha attraversato in papamobile le strade illuminate da­gli addobbi natalizi, passando ac­canto alle vetrine sfavillanti dei ne­gozi del centro - invita a guardare un altro tipo di bellezza.
  «Le città - dice - siamo tutti noi. Cia­scuno contribuisce alla sua vita e al suo clima morale, in bene e in male». E «se i mass media tendono a farci sentire sempre spettatori, siamo in­vece tutti attori e nel bene e nel ma­le il nostro comportamento ha un in­flusso sugli altri». Perciò il Papa ri­corda che nelle città c’è un doppio inquinamento. Quello che fa l’aria «irrespirabile», ma soprattutto quel­lo dello spirito, «che rende i nostri volti meno sorridenti, più cupi, che ci porta a non salutarci tra di noi, a non guardarci in faccia». L’Immaco­lata, sottolinea il Pontefice, «ci aiuta a riscoprire e difendere la profondità delle persone, perché in lei vi è per­fetta trasparenza dell’anima nel cor­po ».
  Anche all’Angelus papa Ratzinger a­veva sottolineato il significato dell’8 dicembre. «Ogni volta che speri­mentiamo la nostra fragilità e la sug­gestione del male, possiamo rivol­gerci all’Immacolata, e il nostro cuo­re riceve luce e conforto. Anche nel­le prove della vita, nelle tempeste che fanno vacillare la fede e la speranza, pensiamo che siamo figli suoi e che le radici della nostra esistenza affon­dano nell’infinita grazia di Dio». La Chiesa stessa - aveva aggiunto -, an­che se esposta agli influssi negativi del mondo, trova sempre in Lei la stella per orientarsi e seguire la rotta indicatale da Cristo». Perciò il Papa a­veva affidato all’Immacolata «ognu­no di noi, le nostre famiglie e le co­munità, tutta la Chiesa e il mondo in­tero ». Nella speranza che dal cuore di Roma la voce di Maria continui a diffondersi nel cuore della gente.
 


Ultimo aggiornamento di questa pagina: 09-DIC-09
 

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