Questi è il figlio mio, l’amato: ascoltatelo - Ufficio liturgico nazionale
23 aprile
II domenica di Pasqua
o della divina Misericordia


- Nei cinquanta giorni si curi che il cero pasquale sia sempre ornato con fiori e collocato dignitosamente. Allo stesso modo, il luogo della rinascita, il fonte battesimale, sia ornato e illuminato: la sua visibilità, infatti, ne permette il riconoscimento come «vero “memoriale” del battesimo» (L’adeguamento delle chiese secondo la riforma liturgica, 25).
 
- Una sobria monizione introduttiva può mettere in luce la valenza del giorno primo ed ottavo, giorno del raduno pasquale dei discepoli (cfr. Gv 20,26), tempo della fede pasquale vissuta nella celebrazione eucaristica.
 
- L’atto penitenziale può essere sostituito dall’aspersione con l’acqua benedetta (si veda il formulario pasquale nel Messale Romano, pp. 1035-1036). Tale gesto, ripetuto nelle domeniche, gioverebbe a qualificare l’inizio della celebrazione, a istituire un raccordo con la grande Veglia nella memoria del Battesimo, prima Pasqua di ogni credente. Le parole dell’introduzione potrebbero prendere spunto dalla seconda lettura (1 Pt 1,3-9) che allude alla “rigenerazione” mediante la risurrezione di Cristo.
 
- Non si affievolisca quest’oggi e nelle domeniche successive la gioia pasquale vissuta negli otto giorni: in particolare, il canto dell’Alleluia con la stessa melodia per tutte le domeniche sottolinei la tipicità del tempo e si valuti l’opportunità del ritornello alleluiatico al salmo responsoriale. A proposito del canto al Vangelo, è bene ricordare che costituisce un rito a sé stante «col quale l’assemblea dei fedeli accoglie e saluta il Signore che sta per rivolgere ad essa la sua parola, ed esprime col canto la sua fede» (Ordinamento delle letture della Messa, 23): alzandosi in piedi e acclamando, l’assemblea fa spazio al suo Signore che sta per rivelarsi ancora ad essa.
A significare l’unità e l’unicità dei giorni dell’Ottava pasquale è bene riproporre anche in questa domenica il canto della sequenza. In tutte le domeniche l’assemblea canti anche l’inno festivo (Gloria), magari con una melodia di facile esecuzione. Anche il prefazio potrebbe essere lodevolmente eseguito in canto. Non si dimentichi l’embolismo del giorno pasquale nella preghiera eucaristica e il congedo solenne, con il duplice Alleluia, al termine della celebrazione.
 
- Il rito della pace venga valorizzato, perché non rischi di diventare un gesto automatico e inefficace. Una brevissima introduzione lo può collegare al duplice dono di pace del Risorto alla comunità dei discepoli: «Pace a voi!» (Gv 20,19; 21), mentre l’invito diaconale lo associa all’effusione dello Spirito secondo la pericope giovannea proclamata (Gv 20, 22): «Nello Spirito del Cristo risorto datevi un segno di pace» (Messale Romano, p. 420).
 


Ultimo aggiornamento di questa pagina: 07-APR-17
 

Chiesa Cattolica Italiana - Copyright @2005 - Strumenti Software a cura di Seed