Liturgia delle ore - Anno A (2016-2017)
Ufficio delle letture




V. O Dio, vieni a salvarmi

R. Signore, vieni presto in mio aiuto.

Gloria al Padre e al Figlio
   e allo Spirito Santo.
Come era nel principio, e ora e sempre
   nei secoli dei secoli. Amen. Alleluia.

Questa introduzione si omette quando si comincia l'Ufficio con l'Invitatorio.

INNO
Creati per la gloria del tuo nome,
redenti dal tuo sangue sulla croce,
segnati dal sigillo del tuo Spirito,
noi t’invochiamo: salvaci, o Signore!
Tu spezza le catene della colpa,
proteggi i miti, libera gli oppressi
e conduci nel cielo ai quieti pascoli
il popolo che crede nel tuo amore.
Sia lode e onore a te, Pastore buono,
luce radiosa dell’eterna luce,
che vivi con il Padre e il Santo Spirito
nei secoli dei secoli glorioso. Amen.


1 ant. Non punirmi, Signore,
          nel tuo sdegno
          abbi pietà di me.

SALMO 37
Implorazione del peccatore in estremo pericolo

Egli non commise peccato... portò i nostri peccati sul suo corpo
sul legno della croce... dalle sue piaghe siamo stati guariti
(1 Pt 2, 22. 24. 25).

I    (2-5)
Signore, non castigarmi nel tuo sdegno, *
   non punirmi nella tua ira.
Le tue frecce mi hanno trafitto, *
   su di me è scesa la tua mano.
Per il tuo sdegno non c’è in me nulla di sano, *
   nulla è intatto nelle mie ossa per i miei peccati.
Le mie iniquità hanno superato il mio capo, *
   come carico pesante mi hanno oppresso.


1 ant. Non punirmi, Signore,
          nel tuo sdegno abbi pietà di me.


2 ant. Ogni mio desiderio
          è di fronte a te, o Signore.

II    (6-13)
Putride e fetide sono le mie piaghe *
   a causa della mia stoltezza.
Sono curvo e accasciato, *
   triste mi aggiro tutto il giorno.
I miei fianchi sono torturati, *
   in me non c’è nulla di sano.
Afflitto e sfinito all’estremo, *
   ruggisco per il fremito del mio cuore.
Signore, davanti a te ogni mio desiderio *
   e il mio gemito a te non è nascosto.
Palpita il mio cuore, †
   la forza mi abbandona, *
   si spegne la luce dei miei occhi.
Amici e compagni
     si scostano dalle mie piaghe, *
   i miei vicini stanno a distanza.
Tende lacci chi attenta alla mia vita, †
   trama insidie chi cerca la mia rovina *
   e tutto il giorno medita inganni.


2 ant. Ogni mio desiderio
          è di fronte a te, o Signore.


3 ant. A te confesso la mia colpa;
          non abbandonarmi, Dio, mia salvezza.

III    (14-23)
Io, come un sordo, non ascolto †
   e come un muto non apro la bocca; *
   sono come un uomo
     che non sente e non risponde.
In te spero, Signore; *
   tu mi risponderai, Signore Dio mio.
Ho detto: «Di me non godano,
     contro di me non si vantino *
   quando il mio piede vacilla».
Poiché io sto per cadere *
   e ho sempre dinanzi la mia pena.
Ecco, confesso la mia colpa, *
   sono in ansia per il mio peccato.
I miei nemici sono vivi e forti, *
   troppi mi odiano senza motivo,
mi pagano il bene col male, *
   mi accusano perché cerco il bene.
Non abbandonarmi, Signore, *
   Dio mio, da me non stare lontano;
accorri in mio aiuto, *
   Signore, mia salvezza.


3 ant. A te confesso la mia colpa;
          non abbandonarmi, Dio, mia salvezza.


V. I miei occhi si consumano nell'attesa,

R. per la promessa del mio salvatore.

PRIMA LETTURA  
Dal libro di Giosuè
10, 1-14; 11, 15-17  

Il popolo di Dio entra in possesso della sua terra  
   Quando Adoni-Zedek, re di Gerusalemme, venne a sapere che Giosuè aveva preso Ai e l’aveva votata allo sterminio, e che, come aveva fatto a Gerico e al suo re, aveva fatto ad Ai e al suo re e che gli abitanti di Gàbaon avevano fatto pace con gli Israeliti e si trovavano ormai in mezzo a loro, ebbe grande paura, perché Gàbaon, una delle città regali, era più grande di Ai e tutti i suoi uomini erano valorosi. Allora Adoni-Zedek, re di Gerusalemme, mandò a dire a Oam, re di Ebron, a Piream, re di Iarmut, a Iafia, re di Lachis, e a Debir, re di Eglon: «Venite da me, aiutatemi e assaltiamo Gàbaon, perché ha fatto pace con Giosuè e con gli Israeliti». Quelli si unirono e i cinque re amorrei, il re di Gerusalemme, il re di Ebron, il re di Iarmut, il re di Lachis ed il re di Eglon, vennero con tutte le loro truppe, si accamparono contro Gàbaon e le diedero battaglia. Allora gli uomini di Gàbaon mandarono a dire a Giosuè, all’accampamento di Gàlgala: «Non privare del tuo aiuto i tuoi servi. Vieni presto da noi; salvaci e aiutaci, perché si sono alleati contro di noi tutti i re degli Amorrei, che abitano sulle montagne».
   Giosuè partì da Gàlgala con tutta la gente di guerra e tutti i prodi guerrieri. Allora il Signore disse a Giosuè: «Non aver paura di loro, perché li metto in tuo potere; nessuno di loro resisterà davanti a te».
   Giosuè piombò su di loro d’improvviso: tutta la notte aveva marciato, partendo da Gàlgala. Il Signore mise lo scompiglio in mezzo a loro dinanzi ad Israele, che inflisse loro in Gàbaon una grande disfatta, li inseguì verso la salita di Bet-Oron, e li batté fino ad Azeka e fino a Makkeda. Mentre essi fuggivano dinanzi ad Israele ed erano alla discesa di Bet-Oron, il Signore lanciò dal cielo su di essi come grosse pietre fino ad Azeka e molti morirono. Coloro che morirono per le pietre della grandine furono più di quanti ne avessero ucciso gli Israeliti con la spada. Quando il Signore mise gli Amorrei nelle mani degli Israeliti, Giosuè disse al Signore sotto gli occhi di Israele:
«Sole, férmati in Gàbaon
e tu, luna, sulla valle di Aialon».
Si fermò il sole e la luna rimase immobile finché il popolo non si vendicò dei nemici.

   Non è forse scritto nel libro del Giusto: «Stette fermo il sole in mezzo al cielo e non si affrettò a calare quasi un giorno intero. Non ci fu giorno come quello, né prima né dopo, perché aveva ascoltato il Signore la voce d’un uomo, perché il Signore combatteva per Israele»?
   Come aveva comandato il Signore a Mosè suo servo, Mosè ordinò a Giosuè e Giosuè così fece: non trascurò nulla di quanto aveva comandato il Signore a Mosè.
   Giosuè si impadronì di tutto questo paese: le montagne, tutto il Negheb, tutto il paese di Gosen, il bassopiano, l’Araba e le montagne di Israele con il loro bassopiano. Dal monte Calak, che sale verso Seir, a Baal-Gad nella valle del Libano sotto il monte Ermon, prese tutti i loro re, li colpì e li mise a morte.
 

RESPONSORIO                                    Ez 34,13.15
 

R. Radunerò il mio gregge da tutte le regioni; lo
ricondurrò nella sua terra, lo farò pascolare
* sui
monti d’Israele, nelle valli e in tutta la regione.

V. Io stesso condurrò le mie pecore al pascolo e le
farò riposare

R. sui monti d’Israele, nelle valli e in tutta la regione.

SECONDA LETTURA  
Dal «Commento sui salmi» di sant’Ambrogio, vescovo  


(Sal 1, 4. 7-8; CSEL 64, 4-7)  

Il dolce libro dei salmi  
   Tutta la Scrittura divina spira la bontà di Dio, tuttavia lo fa più di tutto il dolce libro dei salmi. Pensiamo a quanto fece Mosè. Egli descrisse le gesta degli antenati sempre con stile piano. Vi furono circostanze, però, nelle quali sentì il bisogno di innalzarsi ad altezze liriche. Così quando in quel memorabile evento fece passare attraverso il Mare Rosso il popolo dei padri, vedendo il re Faraone sommerso con il suo esercito, dopo aver compiuto cose superiori alle sue forze, si sentì profondamente ispirato e cantò al Signore un inno trionfale. Anche Maria, la profetessa, prendendo il cèmbalo,esortava le altre sue compagne dicendo: «Cantate al Signore perché ha mirabilmente trionfato: ha gettato in mare cavallo e cavaliere!» (Es 15, 21).
   La storia ammaestra, la legge istruisce, la profezia predice, la correzione castiga, la buona condotta persuade, ma nel libro dei salmi vi è come una sintesi di tutto questo e come una medicina dell’umana salvezza. Chiunque li legge, trova di che curare le ferite delle proprie passioni con uno speciale rimedio. Chiunque voglia lottare, guardi quanto si dice nei salmi e gli sembrerà di trovarsi nella pubblica palestra delle anime e nello stadio delle virtù e gli si offriranno diverse specie di gare. Si scelga fra queste quella alla quale si riconosce più adatto, per giungere più facilmente alla corona del premio.
   Se uno ama di ripercorrere e di imitare le gesta degli antenati, troverà tutta la storia dei padri raccolta in un solo salmo, e si procurerà con una breve lettura un vero tesoro per la memoria. Se altri vuol conoscere la forza dell’amore della legge che tutta sta nel vincolo dell’amore, poiché «pieno compimento della legge è l’amore» (Rm 13, 10) legga nei salmi con quanto sentimento di amore uno solo si è esposto a gravi pericoli per respingere il disonore di tutto un popolo e in questa trionfale prova di valore riconoscerà una non minore gloria di amore.
   E che dirò del carisma profetico? Ciò che altri hanno annunziato in maniera confusa, solamente a Davide appare promesso con chiarezza ed apertamente. Sentì, infatti, che il Signore Gesù sarebbe nato dalla sua stessa stirpe, come gli disse Dio: «Il frutto delle tue viscere io metterò sul tuo trono!» (Sal 131, 11). Nei salmi Gesù non solamente è preannunziato nella sua nascita per noi, ma accetta anche la sua passione, come causa di salvezza. Per noi muore, risorge, sale al cielo, siede alla destra del Padre. Ciò che nessun uomo avrebbe mai osato dire, lo ha annunziato il salmista profeta e poi lo ha predicato nel vangelo lo stesso Signore.
 

RESPONSORIO                                    Sal 56, 8-9
 

R. Saldo è il mio cuore, o Dio, saldo è il mio cuore.

* Voglio cantare, a te voglio inneggiare.

V. Svegliati, mio cuore; svegliatevi, arpa e cetra:
voglio svegliare l’aurora.

R. Voglio cantare, a te voglio inneggiare.

ORAZIONE
   O Dio, sorgente di ogni bene, ispiraci propositi giusti e santi e donaci il tuo aiuto perché possiamo attuarli nella nostra vita. Per il nostro Signore.

       Benediciamo il Signore.

       R. Rendiamo grazie a Dio.


Ultimo aggiornamento di questa pagina: 04-GIU-17
 

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