SUSSIDIO AVVENTO 2016 - Ufficio liturgico nazionale | |||
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Letture Isaia 2,1-5 Il Signore unisce tutti i popoli nella pace eterna del suo Regno. Salmo 121 Andiamo con gioia incontro al Signore. Romani 13,11-14a La nostra salvezza è più vicina. Canto al Vangelo (Sal 84,8) Mostraci, Signore, la tua misericordia e donaci la tua salvezza. Matteo 24,37-44 Vegliate, per essere pronti al suo arrivo. In breve: I primi passi di un futuro di pace - Dio stesso vuole costruire la pace - Dio è già allopera per instaurare la sua pace nel mondo - Dio in Cristo ha già fatto la pace, raccogliendo nellunità le differenze - il primo dono di pace inviato da Dio è sempre un profeta; e quindi, una parola di annuncio, una parola di anticipazione - siamo chiamati come credenti ad essere noi stessi il secondo passo verso la pace - in attesa che tutti i popoli accettino di mettersi in movimento, secondo la Parola di Dio Verso la pace Lo sguardo a lungo raggio Animato dallo Spirito, il profeta acquisisce uno sguardo a lungo termine: oltre le nebbie della storia, egli vede la meta del cammino, quella che sta alla fine dei giorni (Is 2,2). Collocato allinizio del libro del profeta Isaia, il brano ha il valore di una grandiosa introduzione alla raccolta degli oracoli: tutto è posto sotto la prospettiva di un futuro di pace. Collocato allinizio del tempo liturgico di Avvento, il brano orienta lassemblea liturgica verso il futuro di misericordia e pace preparato da Dio. Venite, saliamo sul monte del Signore Lelemento caratterizzante dellapertura del brano, che pure riguarda il monte del tempio del Signore, è lassenza di Israele come soggetto attivo: protagonisti sono infatti tutte le genti (Is 2,1). Anche di Dio si dice che egli sarà giudice (Is 2,4), ma non si descrive unaltra sua azione diretta (la Legge e la Parola del Signore del v. 3 sembrano quasi un unico soggetto, una entità personificata, che proviene da Dio, ma acquista una consistenza autonoma). La profezia infatti annuncia che saranno i popoli stessi a evangelizzarsi lun laltro. Il movimento che li porterà a Gerusalemme non sarà forzato dallesterno. Il testo induce a pensare a una trasformazione, una conversione profonda del cuore, che li spinge a orientarsi verso il monte di Dio, aiutandosi reciprocamente a trovare e perseguire la giusta direzione. Le spade e gli aratri Al cuore della profezia sta la potente immagine metallurgica: le spade diventano aratri, le lance diventano falci. La tecnologia bellica si converte in strumenti di pace (Is 2,4). Anche qui la decisione e lesecuzione appaiono come un fatto libero, che nasce da un impulso profondo. La lavorazione dei metalli era vista, al tempo del profeta, come la massima capacità tecnica, talvolta anche con sfumature quasi religiose (il fabbro era presso molti popoli una figura al confine con la magia e un potere sacrale). Tutto ciò si converte e viene finalizzato alla pace. Non impareranno più larte della guerra La progressione dellannuncio profetico raggiunge il suo vertice preconizzando perfino la cessazione dellapprendimento delle tecniche di guerra. Si annuncia cioè un clima di fiducia generalizzato, in cui non è più necessario prepararsi al combattimento. Si suppone una società violenta, dominata dalla forza, in cui il combattimento è il mezzo più semplice non solo per procurarsi cibo, risorse, ricchezze, ma anche per procurarsi la fama e il rispetto. Anche in tempo di pace (o meglio, in tempo di tregua), il pensiero si rivolge costantemente alla guerra. Latteggiamento di conquista violenta viene alla fine rovesciato: non ci si accontenta più di una tregua, si ricerca davvero la pace. Casa di Giacobbe, venite, camminiamo nella luce del Signore Un ultimo colpo di coda conclude il brano. Dopo una lunga descrizione al futuro, in cui protagonisti sono i popoli stranieri, misteriosamente ispirati a costruire la pace, si conclude con due imperativi al presente: il destinatario è la casa di Giacobbe. Nellasimmetria tra il futuro e il presente, tra la casa di Giacobbe e le molte genti rileviamo il potenziale trasformativo del brano: è necessario che subito qualcuno possa cominciare il percorso, entrare nel processo di pace. Il profeta non invita le genti, ma coinvolge la casa di Giacobbe. Almeno qualcuno deve cominciare a seguire la luce di Dio. Il primo passo verso la pace La convinzione profonda che anima il brano è che il futuro del mondo, affidato alle mani buone di Dio, non possa essere altro che un futuro di pace. Dio ha già cominciato a costruirlo: il primo segno è proprio la parola del profeta. Il mondo che deve venire, che Dio sta già preparando, trova un suo primo inizio nelle sue parole, e così la missione del profeta diventa un atto di misericordia e trasformazione che Dio manda nel mondo. Il secondo passo Il secondo passo verso la pace è affidato alladesione libera e volontaria. Abbiamo già visto che destinataria privilegiata è la casa di Giacobbe: costoro sono i primi che il profeta invita a camminare nella luce del Signore (Is 2,5), in attesa di tutti gli altri popoli. Ai credenti è affidata la responsabilità di essere i primi a raccogliere linvito di Dio, a custodirlo, a renderlo accessibile. Su questa responsabilità si concentra lesortazione del Vangelo. La tentazione dellindifferenza Gesù constata che di fatto linvito di Dio non è accolto, la sua promessa non è oggetto dellattiva risposta da parte delle genti. Lesempio del diluvio è immagine di tutte le sciagure incombenti e ignorate. Non è solo un fatto del passato: è una costante della storia, anche ai nostri giorni. Periodicamente ci troviamo di fronte disgrazie, catastrofi naturali, nubifragi e terremoti vicino a noi, cicloni e alluvioni in paesi lontani. Per non parlare delle guerre e delle crisi che periodicamente ci sfiorano; talvolta ci toccano da vicino. Ci è data la possibilità di riprendere contatto, drammaticamente, con la fragilità costitutiva della vita umana, mentre viene scoperchiata la cappa protettiva del progresso tecnologico, che spesso nel momento più critico si rivela estremamente labile e illusorio: se non altro, perché anche il progresso è gestito dalle persone, con tutta la loro incoerenza e corruttibilità. Può essere come un risveglio, brusco, da un sogno, da unillusione; ma può essere una preziosa lezione a riscoprire il valore della vigilanza, della prontezza, della preveggenza. In attesa del Figlio delluomo Gesù non si limita a far tesoro dellesperienza del passato, annunciata dalla Scrittura, attualizzata nella storia. Svela invece il senso profondo di tutto questo. La storia non è ripetizione insensata, ma ha una finalità precisa. A partire dalla risurrezione di Cristo, si configura come attesa del Figlio delluomo, dellincontro con il Risorto. Un popolo profetico, trasfigurato dal Battesimo, nutrito dalla Parola e dallEucaristia, sarà anche un popolo vigile e poco incline a cedere alle sirene del guadagno facile, della comodità a tutti i costi, del rischio mal calcolato. Un popolo profetico, costantemente in contatto con il suo Signore, si rende volentieri disponibile ad aprire la strada, in attesa che tutte le genti accolgano linvito a camminare verso Gerusalemme, rinunciando ai loro progetti di guerra. Sta davvero arrivando quel giorno? È davvero utile la nostra attesa? Gesù avverte che il Figlio delluomo viene come un ladro: vale a dire, che non abbiamo il controllo sul progresso del Regno, né potremo mai aspirare ad averlo. Sappiamo però che il presente è loccasione favorevole, in cui possiamo deciderci per il Regno di Dio e la sua pace. |
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Ultimo aggiornamento di questa pagina: 14-NOV-17
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