SUSSIDIO AVVENTO 2016 - Ufficio liturgico nazionale | |||
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Letture Isaia 42,1-4.6-7 Ecco il mio servo di cui mi compiaccio. Salmo 28 Il Signore benedirà il suo popolo con la pace. Atti 10,34-38 Dio consacrò in Spirito Santo Gesù di Nazaret. Canto al Vangelo (cfr. Mc 9,7) Si aprirono i cieli e la voce del Padre disse: «Questi è il mio Figlio diletto: ascoltatelo». Matteo 3,13-17 Appena battezzato, Gesù vide lo Spirito di Dio venire su di lui. In breve: La profezia fa appello alla fede e suscita responsabilità - la presenza di Gesù non è una droga, che anestetizza il dolore - lannuncio del Regno non è un intrattenimento consolatorio, che lascia immutate le situazioni - ma un appello a fidarsi dellopera di Dio - un invito ad assumersi le proprie responsabilità nel presente - una possibilità di interagire con tutto il popolo dei figli di Dio Al servizio di Dio Lattesa del servo nel contesto dellesilio La profezia di Isaia parla di un misterioso e indeterminato servo del Signore. Sappiamo che lorizzonte temporale è quello dellesilio: il popolo in terra straniera sta sperimentando lamarezza del fallimento, dovuta allallontanamento da Dio. I suoi capi sono corresponsabili della catastrofe, perché si sono rivelati incapaci di guidarlo verso il bene. Lelaborazione profetica della figura del servo nasce dunque da una dura esperienza. Riflettendo sul passato diventa possibile ricostruire tutta la catena di inganni che ha portato alla rovina: si è dato ascolto ai falsi profeti, che predicavano sicurezza, pace garantita da Dio, vittoria sui nemici, progresso inarrestabile. Il re e i capi si sono avvalsi della propaganda di seminatori di menzogna, incapaci di annunciare la vera Parola di Dio e portatori di discorsi consolatori, godibili, utili solo a solleticare le vanità e i sentimenti più grossolani del popolo. Solo dopo la catastrofe linganno diventa manifesto, sono smascherati i falsificatori e si comincia a immaginare nella fede un futuro differente. Il popolo si pensa come servo di Dio, con una vocazione speciale, che potrà essere confermata e rinnovata. Anche nei confronti dei capi si nutrono aspettative più adeguate: non dovranno essere come quelli degli altri popoli (1Sam 8), ma appunto servi di Dio. Lazione silenziosa ma reale Lannuncio profetico delinea quindi un modo diverso rispetto al passato di mettersi al servizio di Dio e del popolo. Il vero servo del Signore non agisce in maniera chiassosa ed eclatante, non fa discorsi roboanti, non parte dai desideri di potenza e di grandezza. Comincia dal risanamento dei cuori infranti, la sua azione è rispettosa e delicata (non spezzerà una canna incrinata, Is 42,3), non spegnerà il lume della speranza. Un popolo vanitoso e orgoglioso si rende conto, attraverso la voce del profeta, di essere uno stoppino dalla fiamma smorta (Is 42,3), che non ha bisogno di azioni grandiose, ma di una trasformazione che potrà essere operata solamente dalla misericordia, dalla tenerezza, da una cura discreta e invisibile, fuori dai riflettori. Il popolo come servo Da secoli gli esegeti si interrogano sullidentità del servo: è un personaggio storico, una figura poetica del futuro, o riguarda tutto il popolo? La lettura complessiva di tutto il contesto mostra chiaramente che tutto Israele è chiamato servo di Dio, ed è invitato a realizzare pienamente la sua vocazione. In esso deve avvenire quella trasformazione per cui i ciechi tornano a vedere, i prigionieri escono dalla loro reclusione, linsegnamento di Dio viene portato fino ai confini della terra. Il Figlio in cui Dio si compiace Lattesa suscitata dalla parola profetica trova la sua realizzazione in Gesù, secondo una prospettiva inedita e sorprendente. Le parole del Padre al termine del Battesimo suggeriscono il compimento delle antiche promesse; e tuttavia Gesù è chiamato figlio, oltrepassando lantica nozione di servo. Al servizio di Israele è mandato il Figlio stesso, in cui Dio ha posto il suo compiacimento. Lespressione è tipica dellAntico Testamento: comporta una scelta, una missione, un incarico di responsabilità; più che laspetto funzionale però si sottolinea la piena fiducia e la sintonia profonda. Dio ha posto il suo compiacimento in Gesù, ed egli manifesta al mondo la misericordia stessa di Dio. Gli inizi della missione Il Battista esprime stupore per laccesso di Gesù al suo battesimo; Gesù chiede di lasciar fare: ciò che sta accadendo corrisponde alla giustizia, anzi alladempimento di ogni giustizia. Nel Vangelo di Matteo la giustizia è un termine-chiave, che ricorre anche con valore decisivo nelle Beatitudini (Mt 5,6.10): indica la volontà di Dio, ciò che a lui è gradito, per la quale si può essere affamati e assetati, per la quale si può anche accettare di essere perseguitati. Essa sfugge alle semplificazioni umane, esige di uscire dagli schemi rigidi del pensiero mondano. Anche nel momento del Battesimo la ricerca della giustizia conduce a un fatto inaspettato: Gesù scende nelle acque insieme ai peccatori, si fa in tutto loro fratello, manifestando proprio nel suo abbassarsi la condiscendenza di Dio, la sua tenerezza verso la fragilità del popolo, la sua volontà di farlo risalire e risorgere. Ripartire dalla giustizia Il movimento inaugurato da Gesù continua oggi. Noi, membra del suo corpo, siamo chiamati a conformarci al suo agire. Essere al servizio di Cristo, Servo e Figlio, significa adeguarci al suo modo di fare. Nel Battesimo vediamo che Gesù si immerge profondamente nel destino dellumanità, pronto a condividerlo fino in fondo: questa è la giustizia, per la quale è gradito al Padre. Il Battesimo però è anche un punto di accesso del tutto speciale: richiama la conversione, il rapporto con Dio, la liberazione dal peccato, lattesa escatologica. Gesù non accede alla storia di Israele sotto il versante politico, né sotto il versante militare, né sotto il versante trionfalistico del Tempio. Il Giordano è il punto di accesso alla Terra Promessa: lì dove è morto Mosè, lì dove era partito Giosuè, Gesù può ricominciare, mettendosi idealmente alla testa del popolo dei poveri di Dio. Partire dalla giustizia significa dunque partire dalla realtà dei fatti, dal punto di vista dei poveri, immergendosi nella concreta esperienza umana. Ricominciare dalla realtà Partire dalla giustizia significa anche rinunciare a grandi discorsi ad effetto, con valore solo propagandistico, così come rinunciare a gesti eclatanti, destinati a restare pure dichiarazioni di intenti. Dalla ripartenza di Gesù è escluso ogni aspetto trionfalistico ed esibizionistico. La realtà in cui Gesù vive è la realtà come appare agli occhi del Padre, che bruciano come paglia ogni apparenza, ogni rivestimento falsificante. Perciò la realtà in cui siamo chiamati a vivere è la realtà delle persone nella concretezza della loro esistenza, nellunicità della loro identità, nei tempi lunghi che occorrono per instaurare relazioni, per maturare decisioni buone, per convertirsi pienamente alla volontà del Padre. La realtà in cui siamo chiamati a vivere è la realtà dei veri poveri: che non sono unimmagine pietistica da far vedere in televisione, né uno slogan buono per accaparrare offerte via sms. Come Gesù, anche noi credenti incontriamo i poveri faccia a faccia, nella faticosa realtà dellesistenza, in cui la propaganda svanisce e la fragilità grida aiuto. Nessuna finzione pubblicitaria può compensare il reale impegno a favore dei fratelli e delle sorelle, secondo la carità di Cristo. Dalla finzione pubblicitaria allassunzione di responsabilità Sgombriamo il campo dai pregiudizi: non abbiamo nulla contro i creatori di immagine, contro chi si adopera, con indubbio senso artistico e genialità, per far risaltare la bellezza, la qualità, lefficacia di un prodotto. Comprendiamo bene anche come un simile processo non possa limitarsi al puro e semplice piazzamento delloggetto di acquisto: la pubblicità inevitabilmente tende a proporre e incoraggiare uno stile di vita; al di là degli oggetti stanno sempre dei valori. Tuttavia rileviamo che spesso si fa un uso scorretto di strategie di tipo comunicativo e pubblicitario, anche al di fuori dellambito commerciale e di intrattenimento che è loro proprio, arrivando a confondere i livelli dellesistenza. Dovremmo chiederci per esempio se lazione politica può diventare soltanto un problema di campagna pubblicitaria, per luno o laltro candidato, per luno o laltro provvedimento. Oppure se il delicatissimo impegno per la giustizia venga davvero servito da una esasperata montatura giornalistica dei casi giudiziari. Se vale di più dichiarare di aver fatto, o dichiarare lintenzione di fare, rispetto allagire effettivo, si crea unenorme distorsione. Non possiamo stupirci se i giovani sono più preoccupati di apparire sui social network, piuttosto che di crescere e maturare come persone vere. Lora della testimonianza Gesù invita i suoi discepoli ad essere e fare, prima ancora che apparire. Egli stesso percorre ostinatamente questa strada, fino alla croce, che è lequivalente dellannientamento della sua immagine, ma arrivando alla risurrezione. Anche per noi, se perseguiamo la sua stessa giustizia nel nascondimento, verrà inevitabilmente lora della manifestazione e della testimonianza. La Chiesa nata dallascolto della Parola, trasfigurata dalla celebrazione liturgica, non sarà tanto preoccupata della propria immagine, ma di custodire e realizzare effettivamente il dono ricevuto. |
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Ultimo aggiornamento di questa pagina: 14-NOV-17
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