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Formare nuovi testimoni per l‘era dei media digitali


Il lasso di tempo che va da Para­bole mediatiche del 2002 al con­vegno Testimoni digitali che si terrà a Roma dal 22 al 24 aprile 2010 potrebbe sembrare breve. Invece per il mondo delle nuove tecnologie è un’«era geologica». In meno di otto anni, infatti, si è passati dalla fase dell’ipermedia­lialità a quella della cros­smedialità che registra la convergenza digitale, quindi l’aspetto tecnolo­gico, dei principali media come tv, radio, telefonia, web. Vittorio Sozzi, re­sponsabile del Servizio nazionale per il Progetto culturale della Cei, ricorda l’evento del 2002 mentre in questi giorni è in piena attività il gruppo di lavoro per la preparazio­ne di Testimoni digitali. 
 Qual è il suo ricordo più vivo del convegno «Parabole mediatiche»? 
 Le parole di incoraggiamento ad an­dare avanti con impegno sul fronte del Progetto culturale di Giovanni Paolo II nel corso dell’u­dienza. Ma anche l’e­sortazione dell’allora cardinale Joseph Rat­zinger: con l’immagine del sicomoro, un albe­ro dai ricchi frutti che non sono commestibi­li se ad un certo punto non li si incide accura­tamente, ci ha fatto co­gliere come l’impegno culturale sia un’incisione fonda­mentale perché la persona e la so­cietà crescano. 
 Con «Testimoni digitali» si conclu­de un ciclo oppure ci sono ulterio­ri sfide in vista? 
 Annunciare il Vangelo è il compito primario di ogni cristiano. Evange­lizzare, anche in questa nuova fase caratterizzata dalla presenza dei co­siddetti nuovi media, è un impegno a dare «un taglio» con maggiore vi­gore. Per citare Ratzinger, oggi più che mai, nell’era di Internet e delle nuove tecnologie che creano cultu­ra, l’annuncio del Vangelo nelle no­stre diverse culture è quell’incisione che permette un «processo di puri­ficazione, maturazione e risana­mento », che «richiede competenza, conoscenza, esperienza e pazien­za ». Testimoni digitali sarà utile al fi­ne di produrre una riflessione che aiuti a pensare il messaggio evange­lico in questa nuova cultura digita­le. Come sempre, sappiamo che tut­ti i linguaggi, compresi quelli di que­sto tempo in cui dilagano i nuovi media, interpellano la testimonian­za credente. Siamo chiamati a fare crescere la consapevolezza di tutto ciò, senza che questo ponga in se­condo piano quelle verità fonda­mentali che sempre devono offrirci i criteri interpretativi dell’esistenza, quindi anche della novità. Questo è il senso di un mo­mento di riflessione da cre­denti sui nuovi media, qua­le vuole essere il convegno Testimoni digitali. Pertanto si tratta di un appuntamen­to che vuole essere un mo­mento di riflessione sull’uo­mo - credente in primo luo­go, ma non solo - nell’era digitale, prima che un convegno sui nuovi mezzi di comunicazione. 
 Come Servizio nazionale per il Pro­getto culturale come vi muoverete? 
 Come sempre in collaborazione con l’Ufficio nazionale per le comunica­zioni sociali e la Segreteria generale della Cei. In questi mesi in tutta Ita­lia siamo impegnati anche nel pro­muovere la comunicazione in ter­mini di responsabilità educativa, sulla scia del Rapporto-proposta dal titolo «La sfida educativa», curato dal Comitato per il Progetto cultu­rale della Cei. Anticipando questa e­sigenza nel 2002 si diede vita alla fi­gura dell’animatore della comuni­cazione e della cultura, avviando il progetto del Portaparola. 
 E ora? 
 Con Testimoni digitali, si tratta di e­laborare proposte educative che si collochino adeguatamente nel nuo­vo clima rappresentato dal «digita­le ». Con l’avvento del social networking e in piena era di web 2.0, si modificano ulteriormente le di­namiche relazionali. Occorre riflet­tere, e in questo convegno lo fare­mo, sul fatto che Internet resta sem­pre una grande risorsa culturale, nel­la quale è possibile promuovere buone iniziative. Come la vita reale, però, anche quella virtuale presen­ta ambiguità e rischi. Il fatto che me­diante Internet le persone moltipli­chino i loro contatti in modi finora impensabili, offre meravigliose pos­sibilità anche alla diffusione del Van­gelo. Ma è vero che i rapporti me­diati elettronicamente non potran­no mai prendere il posto del con­tatto umano diretto, indispensabile per una crescita armonica della per­sona e per una piena esperienza di vita cristiana.
 
 


Ultimo aggiornamento di questa pagina: 26-NOV-09
 

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