Liturgia delle ore - Anno C (2015-2016)
Ufficio delle letture




V. O Dio, vieni a salvarmi

R. Signore, vieni presto in mio aiuto.

Gloria al Padre e al Figlio
   e allo Spirito Santo.
Come era nel principio, e ora e sempre
   nei secoli dei secoli. Amen. Alleluia.

Questa introduzione si omette quando si comincia l'Ufficio con l'Invitatorio.

INNO
Creati per la gloria del tuo nome,
redenti dal tuo sangue sulla croce,
segnati dal sigillo del tuo Spirito,
noi t’invochiamo: salvaci, o Signore!
Tu spezza le catene della colpa,
proteggi i miti, libera gli oppressi
e conduci nel cielo ai quieti pascoli
il popolo che crede nel tuo amore.
Sia lode e onore a te, pastore buono,
luce radiosa dell’eterna luce,
che vivi con il Padre e il Santo Spirito
nei secoli dei secoli glorioso. Amen.


1 ant. Non punirmi, Signore,
          nel tuo sdegno
          abbi pietà di me.

SALMO 37
Implorazione del peccatore in estremo pericolo

Egli non commise peccato... portò i nostri peccati sul suo corpo
sul legno della croce... dalle sue piaghe siamo stati guariti
(1 Pt 2, 22. 24. 25).

I    (2-5)
Signore, non castigarmi nel tuo sdegno, *
   non punirmi nella tua ira.
Le tue frecce mi hanno trafitto, *
   su di me è scesa la tua mano.
Per il tuo sdegno non c’è in me nulla di sano, *
   nulla è intatto nelle mie ossa per i miei peccati.
Le mie iniquità hanno superato il mio capo, *
   come carico pesante mi hanno oppresso.


1 ant. Non punirmi, Signore,
          nel tuo sdegno
          abbi pietà di me.


2 ant. Ogni mio desiderio
          è di fronte a te, o Signore.

II    (6-13)
Putride e fetide sono le mie piaghe *
   a causa della mia stoltezza.
Sono curvo e accasciato, *
   triste mi aggiro tutto il giorno.
I miei fianchi sono torturati, *
   in me non c’è nulla di sano.
Afflitto e sfinito all’estremo, *
   ruggisco per il fremito del mio cuore.
Signore, davanti a te ogni mio desiderio *
   e il mio gemito a te non è nascosto.
Palpita il mio cuore, †
   la forza mi abbandona, *
   si spegne la luce dei miei occhi.
Amici e compagni
     si scostano dalle mie piaghe, *
   i miei vicini stanno a distanza.
Tende lacci chi attenta alla mia vita, †
   trama insidie chi cerca la mia rovina *
   e tutto il giorno medita inganni.


2 ant. Ogni mio desiderio
          è di fronte a te, o Signore.


3 ant. A te confesso la mia colpa;
          non abbandonarmi, Dio, mia salvezza.

III    (14-23)
Io, come un sordo, non ascolto †
   e come un muto non apro la bocca; *
   sono come un uomo
     che non sente e non risponde.
In te spero, Signore; *
   tu mi risponderai, Signore Dio mio.
Ho detto: «Di me non godano,
     contro di me non si vantino *
   quando il mio piede vacilla».
Poiché io sto per cadere *
   e ho sempre dinanzi la mia pena.
Ecco, confesso la mia colpa, *
   sono in ansia per il mio peccato.
I miei nemici sono vivi e forti, *
   troppi mi odiano senza motivo,
mi pagano il bene col male, *
   mi accusano perché cerco il bene.
Non abbandonarmi, Signore, *
   Dio mio, da me non stare lontano;
accorri in mio aiuto, *
   Signore, mia salvezza.


3 ant. A te confesso la mia colpa;
          non abbandonarmi, Dio, mia salvezza.


V. I miei occhi si consumano nell'attesa,

R. per la promessa del mio salvatore.


PRIMA LETTURA
 
​Dal libro del profeta Geremia
30, 18 - 31, 9
 

Promessa della restaurazione d'Israele
  Così dice il Signore: 
«Ecco, restaurerò la sorte delle tende di Giacobbe
e avrò compassione delle sue dimore.
La città sarà ricostruita sulle rovine
e il palazzo sorgerà di nuovo al suo posto.
Ne usciranno inni di lode,
voci di gente festante.
Li moltiplicherò e non diminuiranno,
li onorerò e non saranno disprezzati,
i loro figli saranno come una volta,
la loro assemblea sarà stabile dinanzi a me;
mentre punirò tutti i loro avversari.
Il loro capo sarà uno di essi
e da essi uscirà il loro comandante;
io lo farò avvicinare ed egli si accosterà a me.
Poichè chi è colui che arrischia
la vita per avvicinarsi a me?
Oracolo del Signore.
Voi sarete il mio popolo
e io sarò il vostro Dio.
Ecco la tempesta del Signore, il suo furore si scatena,
una tempesta travolgente;
si abbatte sul capo dei malvagi.
Non cesserà l'ira ardente del Signore,
finchè non abbia compiuto e attuato
i progetti del suo cuore.
Alla fine dei giorni lo comprenderete!
In quel tempo - oracolo del Signore -
io sarò Dio per tutte le tribù di Israele
ed esse saranno il mio popolo».
Così dice il Signore:
«Ha trovato grazia nel deserto
un popolo di scampati alla spada;
Israele si avvia a una quieta dimora».
Da lontano gli è apparso il Signore: 
«Ti ho amato di amore eterno,
per questo ti conservo ancora pietà.
Ti edificherò di nuovo e tu sarai riedificata
vergine di Israele.
Di nuovo ti ornerai dei tuoi tamburi
e uscirai fra la danza dei festanti.
Di nuovo pianterai vigne
sulle colline di Samaria;
i piantatori, dopo aver piantato, raccoglieranno.
Verrà il giorno in cui grideranno le vedette
sulle montagne di Èfraim:
Su, saliamo a Sion,
andiamo dal Signore nostro Dio».
Poichè dice il Signore: 
«Innalzate canti di gioia per Giacobbe,
esultate per la prima delle nazioni,
fate udire la vostra lode e dite:
Il Signore ha salvato il suo popolo,
un resto di Israele».
Ecco, li riconduco dal paese del settentrione
e li raduno dall'estremità della terra;
fra di essi sono il cieco e lo zoppo,
la donna incinta e la partoriente;
ritorneranno qui in gran folla.
Essi erano partiti nel pianto,
io li riporterò tra le consolazioni;
li condurrò a fiumi d'acqua
per una strada dritta in cui non inciamperanno;
perchè io sono un padre per Israele,
Èfraim è il mio primogenito. 
 


RESPONSORIO                    Cfr. Ger 31, 6; Is 2, 5
 
R. Verrà il giorno in cui le vedette grideranno:
* Su,
saliamo a Sion, dal Signore nostro Dio.

V. Casa di Giacobbe, vieni, camminiamo nella luce
del Signore.

R. Su, saliamo a Sion, dal Signore nostro Dio.


SECONDA LETTURA
 
​Dal «Discorso sulle beatitudini» di san Leone Magno, papa

​(Disc. 95, 2-3; PL 54, 462)
 

Beati i poveri in spirito
       Il valore dell'umiltà lo acquistano più facilmente i poveri che i ricchi. Infatti i poveri nella scarsità dei mezzi hanno per amica la mitezza. I ricchi nell'abbondanza hanno come loro familiare l'arroganza.
     Non si deve negare, tuttavia, che in molti ricchi si trovi quella disposizione a usare della propria abbondanza non per orgogliosa ostentazione, ma per opere di bontà. Essi considerano grande guadagno ciò che elargiscono a sollievo delle miserie e delle sofferenze altrui.
     Questa comunanza di virtuosi propositi si può riscontrare tra gli uomini di tutte le categorie. Molti effettivamente possono essere uguali nelle disposizioni interiori anche se rimangono differenti nella condizione economica. Ma non importa quanto differiscano nel possesso delle sostanze terrene, quando si trovano accomunati nei valori spirituali.
     Beata quella povertà che non cade nel laccio teso dall'amore dei beni temporali, né brama di aumentare le sostanze del mondo, ma desidera ardentemente l'arricchimento dei tesori celesti.
     Un modello di questa povertà magnanima ce l'hanno offerto per primi gli apostoli, dopo il Signore. Essi lasciarono tutte le loro cose senza distinzione e, richiamati dalla voce del divino Maestro, da pescatori di pesci si sono rapidamente cambiati in pescatori di uomini (cfr. Mt 4, 19).
     Essi resero uguali a sé molti, quanti cioè imitarono la loro fede. Era quello il tempo in cui i primi figli della Chiesa erano «un cuor solo e un'anima sola» (At 4, 32). Separatisi da tutto ciò che possedevano, si arricchivano di beni eterni, attraverso una povertà squisitamente religiosa.
     Avevano imparato dalla predicazione apostolica la gioia di non aver nulla e di possedere tutto con Cristo. Per questo san Pietro apostolo, quando all'ingresso del tempio fu richiesto dell'elemosina dallo zoppo, disse: «Non possiedo né argento, né oro, ma quello che ho te lo do. Nel nome di Gesù Cristo, il Nazareno, cammina» (At 3, 6).
     Quale cosa vi può essere di più sublime di questa umiltà? Quale cosa più ricca di questa povertà? Non ha la garanzia del denaro, ma conferisce i doni della natura. Quell'uomo che la madre generò infermo dal suo seno, Pietro rese sano con la parola. E colui che non diede l'immagine di Cesare stampata sulla moneta, riformò l'immagine di Cristo nell'uomo. I benefici di questo tesoro non li sperimentò solo colui che acquistò la possibilità di camminare, ma anche quei cinquemila uomini che, dopo le esortazioni dell'Apostolo, credettero in virtù della guarigione miracolosa da lui operata (cfr. At 4, 4).
     Quel povero, che non aveva nulla da dare al questuante, diede tanta copia di grazia divina, che risanò un uomo nei suoi arti e guarì tante migliaia di uomini nei cuori. Restituì agili, sulla via di Cristo, coloro che aveva trovato zoppicare nella infedeltà giudaica.
 


RESPONSORIO                         Cfr. Mt 5, 1-3; Is 66, 2

R. Si avvicinarono i discepoili, e Gesù li ammaestrava,
dicendo:
* Beati i poveri di spirito, perchè di essi
è il regno dei cieli.

V. Su chi volgerò lo sguardo? Sull'umile e su chi ha
lo spirito contrito e su chi teme la mia parola.

R. Beati i poveri in spirito, perchè di essi è il regno
dei cieli.


ORAZIONE
       O Dio, nostro Padre, unica fonte di ogni dono perfetto, suscita in noi l'amore per te e ravviva la nostra fede, perché si sviluppi in noi il germe del bene e con il tuo aiuto maturi fino alla sua pienezza. Per il nostro Signore.

       Benediciamo il Signore.

       R. Rendiamo grazie a Dio.


Ultimo aggiornamento di questa pagina: 09-AGO-16
 

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