Sussidio Quaresima Pasqua 2016 - Ufficio liturgico nazionale
13 marzo
V domenica di Quaresima
Una novità che trasforma la persona e il popolo
Parola di Dio
Is 43,16-21: “Ecco, io faccio una cosa nuova”: il perdono è rinnovamento e nuova creazione.
Salmo 125: “Grandi cose ha fatto il Signore per noi, eravamo pieni di gioia”
Fil 3,8-14: “Dimenticando ciò che mi sta alle spalle, corro verso la meta”: il perdono apre una possibilità totalmente nuova di esistenza.
Gv 8,1-11: “Non ti condanno; va’ e d’ora in poi non peccare più”: Gesù mostra tutti gli aspetti del perdono: personale, intimo, comunitario.

In breve
Il perdono non riguarda un dovere astratto, non è riconducibile ad una sorta di “regolamento”. Per entrare nella dinamica del perdono, occorre entrare nella novità di Cristo, nella sua “legge nuova”: serve l’incontro personale con lui. Perciò alla fine la donna precede i suoi accusatori: perché si è ritrovata a faccia a faccia con Gesù. Ma quale comunità potrà accoglierla?

 Commento
L’incontro con la persona
Può accadere di moltiplicare i discorsi sulla misericordia e il perdono senza arrivare a toccare la realtà. La liturgia dell’anno C aiuta l’assemblea a compiere un autentico percorso quaresimale di conversione: all’ultimo passaggio sta l’incontro (e anche lo scontro) con un accadimento concreto, con la persona peccatrice e una comunità segnata dal peccato, provocata a reagire di fronte al tradimento che si consuma al suo interno. L’annuncio delle domeniche precedenti ha preparato lungamente l’incontro, che però sembra accadere in maniera quasi casuale: un adulterio, scoperto a caso, la possibilità per i suoi avversari di mettere in difficoltà Gesù. Egli però non viene colto di sorpresa: come il padre della parabola, si rivela pronto a farsi incontro alla situazione trasformandola in occasione di rivelazione della misericordia divina.

Un fatto non indifferente
Ci dovrebbe far riflettere il fatto che il peccato di adulterio non viene minimizzato né da Gesù, né dall’esposizione dell’evangelista. Il contrario avviene nei nostri tempi: la maggior parte dei comportamenti che riguardano la sfera sessuale sono largamente depenalizzati, salvo la pedofilia e la violenza. Il senso del brano viene in effetti largamente sviato se manca la percezione di trovarsi di fronte a qualcosa di grave, che provoca una effettiva lacerazione nella relazione con Dio e nella rete di legami che costituisce la comunità. Il senso profondo della legge mosaica era appunto questo: attraverso la gravità della punizione, manifestare la gravità della colpa, proteggere la comunità da un fattore altamente disgregante. Il nodo che si pone di fronte a Gesù è però un altro: come mettersi di fronte alla persona peccatrice?

Di chi avere cura
Diventa difficile in un caso simile armonizzare tutte le preoccupazioni che entrano in gioco, capire di chi si deve aver cura: della legge di Mosè infranta? Dell’armonia sociale compromessa? Delle relazioni tra marito e moglie, che potrebbero essere irrimediabilmente lese? Della persona del marito, ingiustamente offeso? E si dovrà rinunciare ad interessarsi anche dell’adultera e del suo complice? E quale esempio viene dato ai giovani? Quale segnale per le altre coppie? Per la mentalità legalista non è possibile tenere uniti tutti questi fili. Ma cosa potrà fare Gesù?

Una nuova scrittura
Gesù si china a scrivere per terra. Narrativamente, può sembrare un espediente per prendere tempo. Ma l’atto di scrivere nella terra potrebbe alludere alla novità che Gesù sta portando. Il confronto con la prima lettura ci aiuta: Dio attraverso la parola profetica promette una “cosa nuova”, una novità che dovrà germogliare per il suo popolo. Gesù scrive parole nuove, una storia nuova, sulla superficie della terra che calpesta. Apparentemente ignora coloro che lo circondano e la loro richiesta. In realtà dichiara sorpassata la loro esigenza, e il modo in cui era delineata la risposta nell’antica legge. È insufficiente badare a proteggere la società da individui socialmente pericolosi. È parimenti insufficiente limitarsi a ignorare, restare indifferenti al peccato.
Così pure sarebbe ipocrita limitarsi a scaricare tutto su un unico colpevole, guarda caso la parte più debole e fragile, secondo i costumi dell’epoca. Serve qualcosa di radicalmente nuovo, e Gesù è pronto a mostrarlo, mettendo in azione la forza sorprendente del perdono.

La profondità del peccato
“Chi di voi è senza peccato, scagli per primo la pietra contro di lei”. A coloro che stanno usando l’adultera come un oggetto, come un’arma impropria per mettere in difficoltà Gesù, egli risponde riportandoli alla dimensione profonda e personale del peccato, che coinvolge anche loro. Da parte di Gesù, vediamo un gesto di enorme fiducia nella coscienza e nell’onestà morale dei suoi interlocutori. Gli accusatori si sentono accusati, e condannano se stessi, lasciando la scena. Il loro gesto mostra indubbiamente un inizio del percorso di conversione. La parola di Gesù ha avuto effetto su di loro, anche se, almeno per il momento, il cammino di conversione non prosegue. Si sono scoperti peccatori, ma non sono ancora entrati nella pienezza del perdono.

L’incontro con la persona che ha peccato
La fuga degli insinuatori malevoli e della folla lascia uno spazio intimo di dialogo tra Gesù e la donna. A partire dalla Quaresima, sfruttando l’impatto dell’anno giubilare, la Chiesa è invitata a custodire tempi e spazi di incontro personale con la Parola di Dio, con i preti incaricati della confessione, con altri fratelli e sorelle capaci di indirizzare nel cammino spirituale. In molti casi custodire vorrà dire lottare, opporsi risolutamente alla tendenza a esibire tutto davanti alle telecamere, riscoprire i tempi reali, non virtuali, dell’esistenza, della comunicazione, del dialogo, con tutte le loro fatiche. Gesù crea una situazione di colloquio profondo innanzitutto chiamando “donna” la sconosciuta, con rispetto, restituendole la sua dignità; in secondo luogo le fa constatare lo scampato pericolo. Nessuno l’ha condannata. Ciò serve per metterla di fronte al vero giudizio, di fronte al vero giudice, mite e misericordioso.

Non ti condanno - non peccare più
Nelle parole conclusive di Gesù sta il non detto, scomodo, presupposto, taciuto per delicatezza. Si tratta della realtà del peccato e del perdono. La donna ha peccato, e Gesù lo riconosce, ma non lo dice: dice “non ti condanno”. Gesù la sta perdonando, ma non lo dice; però dice “non peccare più”. La realtà del peccato è interamente avvolta dall’azione misericordiosa, per la quale la condanna è tolta, ed è data l’opportunità di vivere senza più la schiavitù del peccato. Una simile possibilità è comprensibile però solo nella prospettiva dell’evento pasquale: l’abolizione della condanna e l’apertura di una vita nuova sono realizzati solo a partire dalla croce e dalla risurrezione di Cristo. Il termine del percorso di conversione della Quaresima ci conduce alle soglie del mistero.

Una comunità perdonante
Che ne è stato di quella donna? Il finale resta aperto; ma non solo per la donna. Dovremmo chiederci anche che ne sia stato degli accusatori accusati, che hanno deposto le pietre della lapidazione, ma forse sono rimasti con il cuore di pietra… oppure si sono avviati sulla via della conversione? Non è possibile una risposta univoca. Forse per qualcuno di loro  la furia di condanna, che non ha potuto sfogarsi sulla donna,  si ritorcerà contro Gesù stesso. Ma forse per qualcuno di loro si è aperta la via della conversione, del ritorno a Dio, dell’accoglienza e della comprensione per i fratelli.
La pienezza del perdono si ha quando la persona è restituita ad una piena comunione. Quando può vivere da perdonata in una comunità di altri che si sentono salvati da Cristo, e che si aiutano nella lotta per la conversione. Forse si è persa in molti credenti e in molte comunità l’attenzione alla dimensione comunitaria del perdono. L’anno giubilare, e per la Chiesa italiana il Congresso Eucaristico, sono occasioni per ritrovare e imparare ad esprimere in maniera permanente la propria identità di comunità dove regna il perdono.
 


Ultimo aggiornamento di questa pagina: 28-GEN-16
 

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