Sussidio Quaresima Pasqua 2016 - Ufficio liturgico nazionale
10 febbraio
Mercoledì delle Ceneri
Una conversione speciale
Parola di Dio
Gl 2,12-18: “Ritornate a me con tutto il cuore”: il profeta indica al popolo di Dio che non è possibile una conversione parziale, tattica, temporanea, stimolata unicamente dal fallimento; a Dio che ama con amore infinito si può rispondere solo con tutto il cuore.
Sal 50: “Pietà di me, o Dio, secondo la tua misericordia”.
2 Cor 5,20 - 6,2: “Ecco il momento favorevole”: la Quaresima che si apre davanti è una occasione unica, così come l’anno giubilare che stiamo vivendo.
Mt 6,1-6.16-18: “State attenti a non praticare la vostra giustizia davanti agli uomini”. Gesù apre la visione ad una “giustizia più grande”: la giustizia che non si limita al minimo, che si identifica con la misericordia inesauribile di Dio.

In breve
Misericordia non è tacere per compiacenza o indifferenza. La misericordia di Gesù si manifesta anche con l’avvertimento, il rimprovero, l’invito ad entrare con tutto il cuore nella “giustizia” del Regno: essa non si accontenta del minimo indispensabile, ma si modella sulla stessa carità del Padre. Una simile conversione necessita di tempi lunghi e pazienti: il tempo favorevole della Quaresima. Il primo passo è far spazio a Dio nel nostro cuore, distogliendo il nostro sguardo interiore dalla ricerca incessante dell’applauso degli altri, per volgerlo interamente a Lui. Una volta che i nostri occhi siano liberi per lasciarsi fissare dallo sguardo paterno di Dio, il rinnovamento può avere inizio.

Commento
La misericordia nel rimprovero?
Consideriamo innanzitutto il modo con cui Gesù si fa incontro a noi nella proclamazione del vangelo. Le sue parole sono esortazione, comando, avvertimento. Non agite per farvi vedere, non imitate gli ipocriti, non moltiplicate parole. Necessariamente le sue parole sono anche denuncia: con tagliente ironia viene delineata la recita delle buone opere e la messa in scena del farsi vedere, incapace di toccare il cuore di chi si mette sul palco, incapace di compiere il vero bene dei fratelli, impossibilitata a raggiungere autenticamente la relazione con Dio. Esortazione e denuncia severa: non sono le nozioni che abitualmente associamo alla misericordia divina, o alla benevolenza umana. Come sempre, la chiamata di Gesù sorprende, spiazza, inquieta.

Oltre la condiscendenza ipocrita
Ragionevolezza e bon-ton mediatico, così come il parlare politicamente corretto, inclinano a vedere nella misericordia una sorta di indifferente condiscendenza. La sacralità della libertà, così come sembra essere concepita nella nostra cultura, è tale che non è possibile in nessun modo esprimere un apprezzamento sulla condotta altrui. Solo alcuni professionisti, ben pagati, i guru o sacerdoti della comunicazione, i rappresentanti politici, possono permettersi, negli spazi dedicati, di trasmettere norme di comportamento, e provare a instillarle negli altri. Si riproduce in tal modo quello che nel tempo antico era il potere assoluto dell’imperatore, dei capi, dei re, dei sacerdoti, e in tempi più moderni l’assolutismo e il totalitarismo; solo che sta sotto la bandiera inviolabile della libertà.

Il dono dell’avvertimento
Gesù ci vuol bene, quindi ha la forza di rimproverare. Gesù ha compassione di noi, quindi ci avverte se cadiamo nel pericolo. Gesù ama anche gli ipocriti: per questo li avverte della loro condotta falsa, invitando tutti a non imitarli. Misericordia non significa indifferenza, ma chiamare a conversione, e aprire la via del ritorno.

L’inquinamento nascosto
L’ipocrisia, cioè la pietà recitata, che Gesù denuncia non equivale semplicemente a una religiosità “urlata” e di “cattivo gusto”, come nel caso di chi suona la tromba (metaforicamente) prima di fare l’elemosina e di chi enfatizza in modo teatrale il proprio atteggiamento penitenziale. Il secondo paragone impiegato da Gesù è infatti assai meno eclatante: pregare in piedi era la postura normale, e farlo pubblicamente, in sinagoga o all’aperto, non era un’azione particolarmente notevole. Cosa c’è dunque di ipocrita? Il fatto che tale preghiera, seppur normale e per nulla sensazionale, venga fatta non per lo scopo che le è proprio - mettersi in relazione con Dio - ma unicamente perché per apparire devoti agli occhi degli altri. Questo significa che è possibile vivere una fede “ipocrita” anche in situazioni ordinarie o in uffici ed incarichi svolti in modo serio, dignitoso, nient’affatto sopra le righe. Qui siamo infatti al centro del Discorso della Montagna - la magna charta del discepolato - e quello che conta è il cuore: la nostra integrità e autenticità.

Un tipo particolare di conversione
All’inizio della Quaresima la conversione annunciata dal Vangelo non è principalmente il ritorno a Dio da una situazione di male. Sia la predicazione del profeta Gioele, sia l’esortazione di Paolo si rivolgono a un popolo che può illudersi di vivere nell’alleanza di Dio, a una comunità che, almeno esteriormente, segue l’insegnamento apostolico. Non c’è un “male” evidente da togliere, ma un cuore che non pulsa, un fuoco raffreddato, una “giustizia più alta” che attende di essere ricercata e desiderata.

Interiorità o comunità?
Potremo rilevare un’apparente tensione tra i brani di Gioele e Paolo, e il brano evangelico. Il profeta invita  a suonare la tromba, fare pianti e lamenti, lasciare la propria camera e uscire all’aperto; Paolo si rivolge in blocco a tutta la comunità; nelle parole di Gesù invece suonare la tromba e ostentare atteggiamenti esteriori di penitenza è precisamente ciò che viene messo in discussione: si è invece invitati a chiudersi in camera per pregare il Padre “che vede nel segreto” (Mt 6,6). L’impressione di un netto contrasto è però approssimativa e ingannevole.
L’enfasi matteana sull’importanza decisiva della dimensione interiore non è affatto assente dal passo di Gioele: “ritornate a me con tutto il cuore … laceratevi il cuore e non le vesti” (Gl 2,12-13). In secondo luogo, un conto è suonare lo shofar (il corno rituale delle cerimonie nell’antico Israele) come segno di una chiamata nazionale alla penitenza, tutt’altro conto strombazzarlo (d’altronde solo metaforicamente) allorché ci si appresta a compiere un’elemosina individuale!

Nel segreto, ma alla luce
La prospettiva personale e profonda del brano evangelico è il necessario completamento della proposta comunitaria del profeta e dell’apostolo. La pericope matteana mette a fuoco l’imprescindibile livello individuale e intimo del discepolato, in assenza del quale la vita comunitaria collasserebbe su se stessa; l’interesse di Gioele, pur senza trascurare l’aspetto di partecipazione individuale, è diretto propriamente
Matteo non pensa affatto che i cristiani debbano essere invisibili!  Al contrario: all’inizio del Discorso della Montagna viene messo bene in chiaro quale sia l’identità e il ruolo della comunità dei discepoli di Gesù: “Voi siete la luce del mondo; non può restare nascosta una città che sta sopra un monte, né si accende una lampada per metterla sotto il moggio, ma sul candelabro, e così fa luce a tutti quelli che sono nella casa. Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al Padre vostro che è nei cieli” (Mt 5,14-16).
Anche i cristiani, sia, soprattutto, in quanto comunità, sia come singoli,  devono agire visibilmente davanti agli uomini, in modo da essere da loro notati, non per essere glorificati in proprio, come desiderano gli ipocriti, ma per dare la possibilità a tutti gli uomini di convertirsi e rendere essi stessi gloria a Dio! Il discepolato cristiano si dispiega in questa dialettica tra luce e segreto.
Non sempre è possibile e nemmeno desiderabile chiudersi nell’invisibilità di una stanza riservata e segreta. Quale centro del Discorso della Montagna, Mt 6,1-18 non vuole offrire tanto una regola per il culto da osservare alla lettera, quanto piuttosto indicare lo spirito che deve animare la vita del discepolo in ogni circostanza: volgere il proprio sguardo via dal mondo per indirizzarlo con fiducia al Padre celeste (Mt 6,9-13) - in una camera come su un monte.
 
 
 
 


Ultimo aggiornamento di questa pagina: 28-GEN-16
 

Chiesa Cattolica Italiana - Copyright @2005 - Strumenti Software a cura di Seed