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"Wikipedia resterà senza pubblicità"


Il futuro: «Non stiamo prendendo in considerazione l’ipotesi di mettere la pubblicità». Il budget: «Mantenere Wikipedia costa sette milioni di dollari l’anno. Più avanti ne prevediamo dieci milioni». Le parole chiave, in ordine sparso: «Passione, divertimento, trasparenza e democrazia » . L’obbligo: « La neutralità: non ci possiamo mai schierare né da una parte né dall’altra. Diamo le notizie citando la fonte. Se è avvenuto uno scontro che riguarda israeliani e palestinesi, nessuno può mai dire che hanno ragione gli uni o gli altri». Risponde allegramente Jimmy Wales, fondatore della libera enciclopedia online, davanti ai lettori del Corriere della Sera, ieri in Sala Buzzati a Milano. Senza sottrarsi a nessuna domanda. È diventato ricco? «In realtà no, ma me la cavo, grazie». Esiste un filtro preventivo su Wikipedia per evitare errori? «No, è difficile trovare un software che rileva la stupidità». Qualcuno però potrebbe scrivere Margaret Thatcher nuda su Playboy. «Beh sì, ma un minuto dopo la voce verrebbe corretta e l’autore bloccato e cancellato».
La democrazia ai tempi di Internet non può prescindere dall’informazione digitale. Ed è di questo che parla Wales incalzato dal vicedirettore del Corriere Daniele Manca e dall’inviato ed editorialista Gian Antonio Stella. «Avete idea del danno economico arrecato all’Enciclopedia Britannica, alla Larousse e alle altre?», chiede Stella. «Ehm sì! Però non è che ci querelano, magari si lamentano...», chiosa il «papà» di Wikipedia. «Il problema è che le grandi enciclopedie tradizionali non si sono adattate alla Rete. Ma noi non ragioniamo su questo. Thomas Edison non ha pensato al danno che avrebbe fatto ai produttori di lampade a gas. E noi non ci incontriamo ogni tre mesi per verificare se le vendite della Britannica sono calate o meno».
Su un punto, Wales, è fermo. «Wikipedia non è un archivio, non è un social network, non è una biblioteca, non è YouTube. Non è nulla di più di un compendio del sapere umano in continua espansione al quale contribuiscono migliaia di persone animate da una grande passione». Tre milioni di voci soltanto nella versione inglese, oltre cinquecentomila in quella tedesca, francese, polacca, giapponese, italiana, spagnola e portoghese. Viene accordata una sorta di precedenza a chi ha più titoli, al professore davanti al meccanico? «I professori meritano il massimo rispetto. Però sono anche quelli più rigidi, che poi non vogliono più modificare di una virgola il loro intervento. I nostri collaboratori sono esperti, talvolta ossessionati da un tema, ma soprattutto si divertono. Tutta la comunità vigila sui testi. Chi cancella qualcosa viene interrogato, c’è una grande trasparenza su come lavoriamo». E alle accuse di superficialità e relativismo cosa rispondete? «Sta al pubblico decidere». 

di Elvira Serra
(dal Corriere della Sera del 20 ottobre 2009, pag. 27)


Ultimo aggiornamento di questa pagina: 22-OTT-09
 

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