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Una vita senza fili

 In soggiorno i bambini giocano a tennis. Non hanno racchette né palline, nemmeno una rete.
  Tengono in mano apparecchi simili a dei telecomandi: li muovono e nello schermo del televisore giocatori virtuali riproducono fedelmente quei movimenti, dandoci dentro con dritti, rovesci e volèe. In camera da letto riposa la loro mamma. Sul comodino squilla la base del telefono cordless, ma la cornetta non c’è: essendo senza fili sarà stata lasciata da qualche parte, in giro per la casa. Forse in soggiorno, dove il marito è al lavoro: auricolare Bluetooth all’orecchio, discute al telefonino (che resta nel taschino) l’ultimo affare con un collega, mentre batte alla tastiera del suo computer portatile, con connessione wireless a Internet, l’e-mail da inviare ai fornitori.
  Benvenuti nella casa della perfetta famiglia tecnologica, dove gli unici fili rimasti sono quelli dell’elettricità e tutti gli altri sono stati sostituiti da frequenze radio, che si muovono nell’aria in un intreccio di emettitori e ricevitori. È l’ultimo passo di una rivoluzione lenta, quella che ha portato alla progressiva scomparsa dei cavi. Tutto il cambiamento, negli oggetti della vita quotidiana, è concentrato nell’ultimo decennio.
  Sono comparsi all’inizio del millennio i primi modem capaci di trasmettere il segnale Internet a banda larga per tutta la casa. E sempre in quegli anni si è cominciato a parlare di Bluetooth, la tecnologia che permette ai telefonini di scambiarsi informazioni con altri apparecchi a breve distanza. Ma è proprio il Wi-Fi, inteso come la trasmissione senza fili di pacchetti di dati per i computer, l’innovazione più rivoluzionaria. Messo in casa, il Wi-Fi porta comodità. Con un computer portatile o un telefonino di nuova generazione, ci si può connettere a Internet da qualsiasi stanza, utilizzare la stampante o accedere a un hard disk remoto, tutti apparecchi in grado di trasmettere senza fili. Fuori casa, il Wi­Fi permette alle persone di potere avere accesso a Internet dovunque si trovino. Si possono andare a controllare le proprie e-mail, e già da quattro anni, in tutti i parchi di Roma. A Milano, il Comune vuole installare antenne Wi-Fi ai semafori, per dare l’accesso a Internet gratis per tutta la città. Nei fast food di McDonald’s, dal giugno scorso, tra un morso e l’altro si può curiosare sul Web gratuitamente dal proprio telefonino. L’accesso a Internet senza fili si trova anche in tutte le università, nelle biblioteche, negli alberghi, negli aeroporti, lungo l’autostrada. Il piccolo Comune di Soveria Mannelli, in provincia di Catanzaro, è stato il primo d’Italia a introdurre Internet senza fili per tutti, mentre Venezia, con un progetto approvato lo scorso 13 luglio dal Consiglio comunale, conta di diventare la prima grande città Wi-Fi del Paese. Nel frattempo, conclusa a febbraio 2008 l’asta per le frequenze, - con un incasso di 136 milioni per lo Stato - lentamente si sta facendo strada anche il WiMax, la tecnologia di trasmissione senza fili a lunghissimo raggio (anche 50 chilometri) che permette di fare arrivare il Web veloce anche nelle aree dove è più difficile installare i cavi in fibra ottica. Sono però i passi avanti di un’Italia lenta.
  Siamo solo il diciottesimo Paese in Europa per l’utilizzo di Internet e meno di una famiglia su due (il 38,8%, secondo l’Istat) ha una connessione in casa. «Anche in Estonia il Wi-Fi è già dovunque - racconta Fausto Colombo, che dirige l’Osservatorio sulla comunicazione dell’Università Cattolica di Milano -, qui manca ancora il coraggio di fare forti investimenti in questo senso».
  Comunque, grazie alla rete Hsdpa, che permette la connessione a banda larga a Internet in mobilità attraverso i telefonini di ultima generazione, la possibilità di accedere al Web in qualsiasi momento è già realtà anche in Italia. Ma ci sta migliorando davvero la vita questa possibilità di connessione perenne? Dipende.
  «Certamente la sta semplificando», spiega Colombo. Come per ogni avanzamento tecnologico, anche la bontà della tecnologia senza fili è legata all’uso che se ne fa. «Esempio buono - riflette Colombo -: io viaggio molto. Poter organizzare i miei itinerari mentre sono già in treno, attraverso una connessione senza fili, mi migliora la vita». Esempio cattivo, prosegue il docente: «Gli studenti possono anche perdere tempo su Internet, usando il telefonino, durante le lezioni». È un Web elevato a potenza dal suo saper essere dovunque, quello senza fili. Con tutte le sue indiscutibili qualità e i problemi connessi. Un mondo (digitale) non migliore. Solo più comodo.


Ultimo aggiornamento di questa pagina: 19-OTT-09
 

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