SUSSIDIO AVVENTO 2015 - Ufficio liturgico nazionale
25 dicembre
Natale del Signore
La misericordia è la ragione dell’Incarnazione

Signore, Dio onnipotente, che ci avvolgi della nuova luce del tuo Verbo fatto uomo,
fa‘ che risplenda nelle nostre opere il mistero della fede che rifulge nel nostro Spirito.
(Colletta, Messa dell’aurora)  
 
La celebrazione del Natale, nei suoi quattro formulari per la celebrazione eucaristica e i testi scelti per la Liturgia delle Ore, offre un percorso graduale di introduzione al mistero.
 
A partire da questa notte, si adotti un chiaro, semplice e costante programma rituale, che aiuti a leggere l’inizio di un Tempo liturgico diverso. Si presti perciò attenzione alla decorazione floreale, l’uso delle luci, del programma musicale e dei gesti rituali valorizzati in questi giorni.
 
In particolare si può continuare a valorizzare la Corona d’Avvento, aggiungendo una quinta candela (di Cristo), o fiori che richiamino il colore liturgico proprio (il bianco).
Si fa presente che l’uso tradizionale di preparare un Presepe nell’aula della chiesa non dovrebbe sovrapporsi ma armonizzarsi con il significato dei vari spazi liturgici. Si cerchi per esso, ad esempio, un luogo visibile ma non centrale - certamente non sotto l’altare eucaristico (vedi scheda).
 
La Messa della notte potrebbe essere preparata con la celebrazione comunitaria dell’Ufficio delle Letture o con una veglia più vicina alla pietà popolare con canti e letture. Il Direttorio su Pietà popolare e liturgia (n. 109) ricorda come atti preparatori l’esecuzione di canti natalizi, lo svolgersi di “presepi viventi”, l’inaugurazione del presepe domestico o dell’albero di Natale, la cena natalizia. Le tradizioni domestiche possono essere spunto per un breve momento di preghiera famigliare. In chiesa, l’attesa della S. Messa potrebbe esser vissuta tenendo spente o soffuse le luci del presbiterio, prevendendo una loro graduale accensione in crescendo, fino al canto del gloria. Potrebbe ugualmente essere valorizzato anche il linguaggio del suono delle campane.
 
Nei riti iniziali della messa della notte, si suggerisce di adottare dal Martirologio Romano (p.995-996) la formula dell’annuncio della nascita del Signore (Kalenda), prima del canto del Gloria.
In questo caso essa sostituisce l’atto penitenziale.
   
Prima dell’inizio della liturgia, un lettore - non dall’ambone - potrebbe offrire una monizione d’inizio, con queste o simili parole:
 
“Fratelli e sorelle, questa santa notte risuona tra noi l’annuncio del Natale. Lo ascoltiamo nelle parole di questo antico testo. Durante il canto del Gloria, come gli angeli durante la santa notte, incenseremo il presepio ed esprimeremo la nostra gratitudine per l’incarnazione misericordiosa di Gesù”.
 
Un lettore o il celebrante proclama:
«Trascorsi molti secoli dalla creazione del mondo,
quando in principio Dio creò il cielo e la terra e plasmò l’uomo a sua immagine;
e molti secoli da quando, dopo il diluvio,
l’Altissimo aveva fatto risplendere tra le nubi l’arcobaleno, segno dell’alleanza e di pace;
ventuno secoli dopo che Abramo, nostro Padre nella fede, migrò dalla terra di Ur dei Caldei;
tredici secoli dopo l’uscita del popolo d’Israele dall’Egitto sotto la guida di Mosè,
circa mille anni dopo l’unzione regale di Davide;
nella sessantacinquesima settimana secondo la profezia di Daniele,
all’epoca della centonovantaquattresima Olimpiade;
nell’anno settecentocinquantadue dalla fondazione di Roma;
nel quarantunesimo anno dell’impero di Cesare Ottaviano Augusto,
mentre su tutta la terra regnava la pace,
Gesù Cristo, Dio eterno e Figlio dell’eterno Padre,
volendo santificare il mondo con la sua prima venuta,
concepito per opera dello Spirito Santo, trascorsi nove mesi,
nasce in Betlemme di Giuda dalla Vergine Maria, fatto uomo:
Natale di nostro Signore Gesù Cristo secondo la carne».
  
In questa liturgia, come in tutto il tempo di Natale è bene valorizzare con attenzione particolare il canto del Gloria, «inno antichissimo e venerabile con il quale la Chiesa, radunata nello Spirito Santo, glorifica e supplica Dio Padre e l’Agnello» (OGMR, 53).
 
Se il luogo in cui si è preparato il Presepe è adatto, si potrebbe svelare o disporre durante il canto del Gloria la statua del Bambino, perché sia poi venerata dopo la Messa dai fedeli. Qui si potrebbe anche porre aperto l’Evangeliario dopo la proclamazione del Vangelo. Il ministro che compie il gesto può incensare l’immagine in segno di particolare venerazione. Se il Presepe non è stato preparato o non si trova in uno spazio valorizzabile, si può prevedere un luogo in cui porre la statua del Bambino e l’evangeliario - comunque non ai piedi dell’altare.
 
Non si tralasci di genuflettere durante la proclamazione del Credo, alle parole “E per opera dello Spirito santo.. e si è fatto uomo”, in segno di venerazione per la centralità del mistero dell’Incarnazione (OGMR 234b).
 
A conclusione della liturgia della Parola si valorizzi il carattere universale della preghiera dei fedeli, espresso, dove pertinente, anche con il segno della pluralità delle lingue (Direttorio, n. 111).
 
Non manchi, preparato e annunciato nei giorni precedenti alla Solennità, un richiamo alla raccolta di offerte e beni da destinare ai poveri, come segno pieno del mistero della kenosis (cf. Direttorio, n. 111).
 
Il Direttorio consiglia infine il bacio dei fedeli all’immagine del Bambino Gesù, alla fine della celebrazione durante il canto di congedo.
 
«Al termine della celebrazione potrà aver luogo il bacio dei fedeli all’immagine del Bambino Gesù e la collocazione di essa nel presepio allestito in chiesa o nelle adiacenze» (Direttorio, n.111).


Ultimo aggiornamento di questa pagina: 19-NOV-15
 

Chiesa Cattolica Italiana - Copyright @2005 - Strumenti Software a cura di Seed