All‘interno, un commento del Prof. Stefano Zamagni
E‘ stata presentata ieri in Vaticano la Lettera enciclica "Laudato si‘" del Santo Padre Francesco sulla cura della casa comune. E‘ possibile scaricare qui il testo integrale.
Segnaliamo di seguito il commento dell‘economista Stefano Zamagni, intervistato da Massimo Calvi per il quotidiano Avvenire.
Zamagni: uno stop al mercato quando diventa «incivile»
Cè un filo continuo che unisce lenciclica Laudato si al magistero dei predecessori di Francesco, ma il punto di contatto forse più forte si ha con la Caritas in veritate di Benedetto XVI: è quando Bergoglio parla di «medesimo male» nellindicare la causa delle ferite allambiente naturale e allambiente sociale, cioè quellidea per cui «la libertà umana non ha limiti». Vi è insomma una crisi morale allorigine dellavidità umana che genera eccessi nella tecnologia, nelleconomia, nella finanza, nel consumo, e scarica i costi di un agire irresponsabile sullambiente, i più poveri, i deboli, le generazioni future. Alleconomista Stefano Zamagni, profondo conoscitore del magistero della Chiesa e ascoltato consulente, chiediamo:
Nellenciclica «francescana», la Caritas in veritate è citata una ventina di volte. Che relazione cè tra i due testi?
La linea di pensiero di Francesco procede in continuità con i predecessori. Non cè una rottura col passato. Il rapporto con la
Caritas in veritate è significativo e si manifesta nellindicazione che economia ed ecologia devono procedere insieme. Economia ed ecologia hanno la stessa radice comune nella parola greca
oikos, casa, piccola comunità. E se leco-logia è il discorso sulla casa comune, leco-nomia può essere intesa sia come ‘legge‘ della casa, se ci si riferisce al termine nòmos, oppure cura della casa, se si sposta laccento e si parla di nomòs.
Francesco si riferisce a questo secondo significato. Non a caso il sottotitolo dellenciclica è: Sulla cura della casa comune. Ecologia ed economia: luna sopravvive solo se sopravvive laltra, è il messaggio.
Il Papa avverte che anziché essere alleata dellecologia, leconomia, come la politica, oggi è sottomessa al dominio del «paradigma tecnocratico». Perché?
Il premio Nobel per la biologia Paul Crutzen ha dimostrato come in 200 anni, nel passaggio dallOlocene allAntropocene con la rivoluzione industriale, i danni allambiente sono stati pari a quelli consumati nei 12mila anni precedenti. E i danni degli ultimi 50 anni sono pari a quelli dei 150 precedenti. Cè stata unaccelerazione nel degrado ecologico, e il Papa ha alzato il suo grido usando il termine spagnolo
rapidaciòn.
La responsabilità è di quegli economisti che hanno sempre considerato le risorse naturali a disponibilità illimitata delle esigenze della produzione e dellaccumulazione di capitale. Ma anche di quegli ecologisti che hanno portato la concezione conservazionista
agli eccessi, asserendo che la natura ha il primato sullumano.
Quali sono gli elementi di maggiore innovazione di questa enciclica?
È innovativa innanzitutto per lo stile colloquiale: è lunga, ma chiunque può leggerla e comprenderla. Molto importanti, poi, i capitoli 1 e 5. Nel primo il fondamento scientifico è forte, in sostanza il Papa riconosce il contributo degli scienziati e ne fa tesoro. Il quinto è dedicato alle linee dazione, ed è quello che più colpirà lattenzione perché Francesco avanza una critica netta alleconomia di mercato, che tuttavia trarrà in inganno molti commentatori superficiali.
In che senso?
Francesco non è contro leconomia di mercato, ma contro il mercato quando diventa incivile. Cioè quando genera disuguaglianze che producono anche degrado ambientale. Quando soggioga le democrazie e detta i fini dellazione politica. Quando diventa una religione immanentista, un nuovo vitello doro, come è il «consumismo estremo e selettivo ». Se leconomia cessa di essere civile e al servizio del bene comune, il mercato diventa un problema per lumanità intera.
Lenciclica parla di «intima relazione tra i poveri e la fragilità del pianeta» e ricorda che tutto è «intimamente connesso». Come si può rispondere allinciviltà delleconomia?
Il concetto di ambiente come bene in comune è importante. I beni comuni hanno bisogno di un sistema di governo che non è di tipo privatistico, ma nemmeno pubblicistico. Ecco perché
il Papa dice no alla privatizzazione delle risorse idriche e delle foreste, condanna fenomeni come il land grabbing, la sottrazione di terre alle popolazioni, o le attività speculative finanziarie che generano volatilità dei prezzi dei beni di primaria necessità. Tutte questioni che sono allorigine del fenomeno dei migranti ecologici. Pur non nominandola, nei fatti Francesco invoca unautorità mondiale per lambiente, sul modello dellOrganizzazione mondiale del commercio. Le questioni sollevate non potranno essere risolte senza unagenzia in grado di rendere esecutivi gli accordi internazionali su clima e ambiente.
In un contesto globale dominato da «poteri forti» e grandi interessi delle multinazionali, che impatto potrà avere questa enciclica?
Come nel dilemma del prigioniero della teoria dei giochi, oggi ci troviamo in un circolo vizioso: tutti i giocatori sanno che cosa si deve fare, ma nessuno ha convenienza a muovere il primo passo, sperando di avvantaggiarsi se si muovono solo gli altri. Una situazione di questo tipo si può sbloccare solo se entra in gioco un soggetto terzo con un forte livello di autorità morale e in grado di favorire laccordo tra le parti. Il Papa può avere questo ruolo. E sarebbe un bene per lumanità
intera.
In risposta alla «crescita avida e irresponsabile », Francesco invita a un nuovo stile di vita contro il «consumismo ossessivo» e parla di «decrescita». In che modo attuarla?
Sì, cè il termine «decrescita», ma per come è intesa sarebbe più corretto dire «redistribuzione ». La teoria della decrescita sostiene che ‘tutti‘ devono decrescere, mentre il concetto espresso è che certi Paesi devono darsi una rallentata «procurando risorse» per consentire ad altri di evolvere e crescere in modo sano. Si parla
chiaramente di aiuto agli altri.
Il salvataggio delle banche, rileva il Papa, è stato pagato dalla popolazione, ma il sistema non è stato riformato e non si è imparata la lezione della crisi. Che lezioni trae leconomista dalla «Laudato si»?
Molte. Superare i riduzionismi, che confondono lo sviluppo integrale con la crescita. Superare le antiche dicotomie che hanno generato disastri, come quella tra economia e ambiente. Imparare, gli economisti, a sporcarsi le mani e passare dalle diagnosi alle terapie: è tempo di cambiare le istituzioni economiche quando diventano ‘strutture di peccato‘. Infine che è necessario cambiare stili di vita: oggi i consumatori hanno un potere molto forte per correggere le distorsioni del consumismo, possono diventare protagonisti imparando a votare anche col portafoglio.