Jorge Mario Bergoglio - Avvenire 26 aprile 2015
«Bergoglio si ispira alla teologia del popolo». Questo ritornello è stato ripetuto fin dal minuto dopo lelezione di papa Francesco. Ma pochi hanno cognizione precisa dei contenuti della teologia del pueblo, una delle correnti della teologia della liberazione di matrice sudamericana. Ora per la prima volta arriva in Italia unopera sistematica di Introduzione alla teologia del popolo (Editrice Missionaria Italiana, pp. 272, euro 20, in libreria da oggi; info: tel. 051/326027), testo del teologo argentino Ciro Enrique Bianchi, che ha studiato sotto la guida di Víctor Manuel Fernández, attuale rettore dellUniversità Cattolica dArgentina e da tempo stretto collaboratore di papa Francesco. Il testo di Bianchi si presenta (così recita il sottotitolo) come Profilo teologico e spirituale di Rafael Tello, pensatore argentino che è da considerarsi uno dei fondatori della teologia del popolo. E che Bergoglio stima moltissimo: infatti, oltre a scrivere la prefazione al testo di Enrique Bianchi, volle anche intervenire con un discorso alla prima presentazione ufficiale di tale volume. Quel testo, inedito fino ad oggi, funge da prefazione alledizione italiana di Introduzione alla teologia del popolo. Qui ne presentiamo ampi stralci.
Sotto il profilo storico, il nostro continente latinoamericano è marcato da due realtà: la povertà e il cristianesimo. Un continente con molti poveri e con molti cristiani. Ciò fa sì che nelle nostre terre la fede in Gesù Cristo assuma un colore speciale. Le processioni affollatissime, la fervida venerazione di immagini religiose, il profondo amore per la Vergine Maria e tante altre manifestazioni di pietà popolare sono una testimonianza eloquente. Puebla esprime questa stessa consapevolezza dicendo che lincarnazione del Vangelo in America ha prodotto una «originalità storico-culturale» (cfr . DP 446). In cinque secoli di storia, nel nostro continente è andato sviluppandosi un nuovo modo culturale di vivere il cristianesimo, il cristianesimo ha trovato un nuovo volto.
Quando ci avviciniamo al nostro popolo con lo sguardo del buon pastore, quando non veniamo a giudicare ma ad amare, troviamo che questo modo culturale di esprimere la fede cristiana resta tuttora vivo tra noi, specialmente nei nostri poveri. E questo, fuori da qualsiasi idealismo sui poveri, fuori da ogni pauperismo teologale. È un fatto. È una grande ricchezza che Dio ci ha dato. Aparecida ha fatto un passo avanti nel riconoscerla. Se prima si parlava di religiosità popolare (il termine resta in uso), Paolo VI fa un passo avanti e dice: sarebbe meglio chiamarla
pietà popolare. Aparecida fa un altro passo avanti e la chiama spiritualità popolare.