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Fano, tecnologie nuove per comunità in cambiamento

Relazioni nuove per comunità in mutamento. Potrebbe essere, questo, una possibile declinazione che fa sfondo alla Giornata mondiale delle Comunicazioni Sociali, appena celebrata, “Nuove tecnologie, nuove relazioni. Promuovere una cultura di rispetto, di dialogo, di amicizia”. Come si pongono Vescovi e Parroci dinnanzi a questo repentino cambiamento della società a motivo anche dei media? Quale sostegno reciproco o discrepanza si sta verificando tra sacerdoti che operano nel ministero pastorale e laici, operatori pastorali, animatori e catechisti? Non si può e non si devono eludere tali domande. L’essere integrati (“finalmente questi strumenti!”) con i new media o viverli con stile apocalittico (“dove andremo a finire!”) non serve, se non si viene aiutati a capirne i criteri e gli strumenti con i quali muoversi, capire, procedere, scegliere.
È oramai assodato che l’avvento, sempre più crescente, della tecnologia e dei new media ha preso dimora nella casa di una canonica, di un oratorio, di una associazione ecclesiale, di un monastero, di una famiglia. Ne ha preso dimora anche se gli strumenti concreti non sono presenti, ma tramite le persone è arrivato un nuovo linguaggio, un modo diverso di ridefinire il tempo, le cose, le persone. Non è un virus dal quale avvedersi, ma un‘ occasione per rivedere le relazioni di sempre (valide) alla luce delle tecnologie. Se ci siamo accorti che con l‘aumento dei mezzi di comunicazione è aumentato vertiginosamente anche il senso di chiusura ed individualismo, la comunità cristiana, la parrocchia ha un compito strategico e fondamentale: riportare in equilibrio ciò che si sta perdendo in contenuti, qualità dei discorsi, necessità nell’incontro vis-a-vis.
È importante, in tale contesto, l’aiuto diretto alla persona nel saper scegliere insieme, riportando il naturale confronto sul tavolo della condivisione, stanando quel tipo di pseudo-comunicazione che porta a dire “ciò che scelgo io è quello giusto sempre e comunque”. L’autoreferenzialità appiattisce la ricchezza della comunione stessa che anima una comunità quanto un singolo.
Nuove tecnologie, dunque, che aiutano a ridisegnare e riscrivere modalità di relazioni con contenuti eterni e sempre validi. Il nuovo strumento non annulla, anzi esalta, il vero e autentico di sempre.
Nel concreto. Il parroco, per così dire, “non tecnologico” non va emarginato o tanto meno escluso dalla rete sociale, ma va aiutato (compito primario, qui, anche di operatori pastorali addentro alla multimedialità) a capire quali criteri sostengono l’agire e il pensare della comunicazione per poter, a sua volta, meglio comunicare il Vangelo in un mondo già cambiato. Così dicasi per un Pastore di una Diocesi: i media amplificano il suo messaggio alla guida della comunità locale a lui affidata, tenendo sempre ben presente che la strumentalizzazione è in agguato, ma saprà lasciarsi guidare sapientemente da saggio discernimento collaborativo e con una attenzione costante alle regole della comunicazione, come criteri fondativi e di tutela. In tale contesto anche un monastero di clausura diviene parte integrante del villaggio globale perché la sua voce e presenza non rimane chiusa tra le mura, ma si fa voce e segno di differenza nell’omologazione delle parole.

Don Giacomo Ruggeri
Direttore Ufficio Comunicazioni Sociali
Diocesi di Fano-Fossombrone-Cagli-Pergola


Ultimo aggiornamento di questa pagina: 02-LUG-09
 

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