Sussidio Pasqua 2015 - Ufficio liturgico nazionale
19 aprile
III domenica di Pasqua
Una Chiesa che annunzia
L’Evento: “Di questo sarete testimoni”
     Il Signore Risorto è con noi e noi con le nostre sole forze non riusciamo a scorgerlo, perché i nostri occhi sono velati e il nostro cuore è tardo: solo la fede ci scuote attraverso l’ascolto e l’incontro con Lui nella comunità, e ci spinge a giocare la vita per Lui. Nell’incontro con Gesù si scoprono il senso delle Scritture e lo spezzare il Pane: l’evento della Resurrezione fonda una nuova comunità, non solo rivelando Dio ma anche svelando l’uomo all’uomo e generando un nuovo Umanesimo.
     Essere sconvolto e pieno di paura, turbato e in preda al dubbio: questa è la condizione dell’uomo vecchio. L’appello rivolto ai discepoli di Emmaus ed a quelli di Gerusalemme è rivolto a tutti noi: la durezza di cuore loro e nostra non è scarsità di intelligenza ma accidia esistenziale che lascia l’uomo avviluppato in una nebbia di autoreferenzialità e di inerzia rendendolo refrattario alle occasioni quotidiane di grazia. Chi accoglie l’invito diviene un uomo nuovo: pronto e gioioso, risorto a nuova vita, aperto alla rivelazione dell’Evento-Cristo manifestato attraverso le Scritture, si fa testimone della salvezza. Gesù - e la Chiesa con Lui - è il nuovo Adamo che ridefinisce le categorie umane e fa di noi testimoni del suo Vangelo.
 
La Chiesa: una realtà di Annuncio
     Nella comunità degli Atti, stretta intorno ai Dodici, l’apostolo Pietro, il pavido rinnegatore di Gesù di Nazareth nel momento della passione, diviene testimone e annunciatore della Buona Notizia della resurrezione e della salvezza. Il suo discorso si muove sul filo dell’assurdo: il Santo e il Giusto è scambiato con un omicida, il Creatore della vita è ucciso. Ma l’assurdo prosegue, rovesciando ancora i termini con il ribaltamento-ridefinizione delle categorie umane comportato dall’Evento-Cristo: il Servo umiliato e rinnegato dall’uomo è glorificato da Dio; l’Autore della vita, ucciso, è risuscitato e regna vivo. In Lui, pur permanendo la fragilità creaturale, ogni peccato, ogni indegnità si dissolve ridonandoci la dignità perduta, elevata, per di più, alla condizione di figli nel Figlio..
     Questo è l’annuncio affidato alla Chiesa per la conversione della vita e il perdono dei peccati in Lui che è vittima di espiazione per tutti (cfr. 1Gv 2,2). Questo è l’annuncio affidato ai credenti, testimoni della sua resurrezione. Ma c’è anche una lezione per noi: Pietro, nella sua predicazione, parte sempre dalle Scritture, cioè dal vissuto dei suoi uditori, familiarizzati fin dall’infanzia con la Torah. Similmente, Paolo ad Atene parte dalla cultura greca in cui i suoi destinatari sono immersi.
L’inculturazione, di cui gli apostoli già sono maestri, è una grande legge dell’evangelizzazione.
 
Il nostro presente, il nostro futuro: “Essere comunità di annuncio del Vangelo”
«La gente ha bisogno di parole e gesti che, partendo da noi, indirizzino lo sguardo e i desideri a Dio. La fede genera una testimonianza annunciata non meno di una testimonianza vissuta. Con il suo personale tratto papa Francesco mostra la forza e l’agilità di questa forma e di questo stile testimoniali: quante immagini e metafore provenienti dal Vangelo egli riesce a comunicare, soddisfacendo la ricerca di senso, accendendo la riflessione e l’autocritica che apre alla conversione, animando una denuncia che non produce violenza ma permette di comprendere la verità delle cose.
Le nostre Chiese sono impegnate da decenni in un processo di riforma dei percorsi di iniziazione e di educazione alla fede cristiana. Il Convegno di Firenze è il luogo in cui verificare quanto abbiamo rinnovato l’annuncio - con forme di nuova evangelizzazione e di primo annuncio; come abbiamo articolato la proposta della fede in un contesto pluriculturale e plurireligioso come l’attuale.
Occorrono intuizioni e idee per prendere la parola in una  cultura mediatica e digitale che spesso diviene tanto autoreferenziale da svuotare di senso anche le parole più dense di significato, come lo stesso termine “Dio» (In Gesù Cristo il nuovo umanesimo, 48-49).
 


Ultimo aggiornamento di questa pagina: 09-MAR-15
 

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