Sussidio Pasqua 2015 - Ufficio liturgico nazionale
10 maggio
VI domenica di Pasqua

Liturgia della Parola
Prima lettura At 10,25-27. 34-35. 44-48: Anche sui pagani si è effuso il dono dello Spirito Santo.
Salmo 97: Il Signore ha rivelato ai popoli la sua giustizia.
Seconda lettura 1Gv 4,7-10: Dio è amore.
Canto al Vangelo  (Gv 14,23): Se uno mi ama, osserverà la mia parola, dice il Signore, e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui.
Vangelo Gv 15,9-17: Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la sua vita per i propri amici.

 
Spunti brevi
I discepoli di Cristo sono invitati all’accoglienza. Quando ascoltano e vivono la sua parola si costituiscono come una comunità di persone umili, consapevoli della propria fragilità, aperti all’incontro con ogni persona. La fede in Dio li spinge alla tolleranza e all’apertura: il Dio che “non fa preferenze di persone”, che in Gesù si è rivelato come il Padre amorevole e misericordioso. I discepoli di Cristo sono esposti alla tentazione della chiusura, alla fatica di riconoscere, nelle pieghe mutevoli della storia, i fratelli e le sorelle che lo Spirito li invita ad accogliere. Quando la tentazione e la fatica sono superate, ci si puņ immergere insieme nell’amore di Dio.
 
La manifestazione esterna: comunità umilmente accogliente
La visita di Pietro a Cornelio e la conversione di tutta la sua casa aprono il nostro sguardo su un momento-chiave nella storia della prima comunità cristiana. Il gruppo dei discepoli, strettamente legato alle promesse fatte ad Israele, ancora identificato dall’appartenenza all’antico popolo dell’Alleanza, viene sorpreso dalla forza dirompente dello Spirito. Quasi controvoglia Pietro è condotto a riconoscere che lo Spirito da lui ricevuto puņ effondersi anche sui pagani, che la parola di Dio puņ trovare ascolto anche presso coloro che sembravano nemici.
Il centurione è un esponente dell’esercito di occupazione: agli occhi di un buon israelita poteva risultare un nemico; anche agli occhi di chi era già stato battezzato nel nome di Gesù. Ma per la forza dello Spirito, il nemico puņ diventare a tutti gli effetti fratello.
 
La ragione profonda: Dio non fa preferenze di persone
“Dio non fa preferenze di persone” (Atti 10,34): nell’incontro a casa di Cornelio, Pietro ha un improvviso allargamento nel suo modo di vedere Dio. Lo Spirito, che apre il cuore dei pagani all’accoglienza del Risorto, apre anche il cuore di Pietro per entrare ancora più profondamente nel mistero di Dio. Pietro evangelizza ed è evangelizzato nello stesso momento. Anche noi abbiamo bisogno di ritornare alle radici della nostra fede. In un momento storico in cui sembra che la religione possa essere ragione di fanatismo, di intolleranza, di divisione, noi scopriamo che proprio la fede nel Dio di Gesù Cristo, il Padre buono che dona il suo Spirito senza chiusure, proprio questa fede ci rende accoglienti, disponibili al dialogo, aperti al confronto.
 
Il nodo da sciogliere: superare le resistenze, la fatica del discernimento
Certamente, è difficile superare automaticamente le molte barriere che si frappongono ad un reale incontro e ad una reale accoglienza. La cultura occidentale da un lato ha ampiamente teorizzato i valori della tolleranza e del rispetto per ogni persona, contro ogni discriminazione, contro ogni razzismo; dall’altro lato perņ gli artisti più sensibili, nel cinema, come nella letteratura, come nelle arti figurative, hanno tematizzato la realtà dell’incomunicabilità. Essere rispettosi, tolleranti, antidiscriminazione, non significa essere ipso facto accoglienti, dialoganti, in relazione. Serve un salto in avanti, una disposizione attiva, che va oltre il rispetto per l’altro, che non si limita alla tolleranza. Č il percorso che Pietro è quasi forzato a compiere, sotto l’azione dello Spirito; è il percorso che Gesù invita a compiere ai suoi discepoli: “amatevi gli uni gli altri, come io vi ho amato” (cf. Gv 15,12). Gesù non dice “rispettatevi, tolleratevi”; dice “amatevi”. E la misura dell’amore è la più impegnativa: “dare la vita per gli amici” (Gv 15,13). Si puņ stare insieme a una persona per anni, prima di arrivare davvero a vivere la carità di Cristo.
 
La gioia da vivere: immersi nell’amore
Se perņ davvero rimaniamo in lui, se coltiviamo con pazienza la carità reciproca, avremo la gioia di essere immersi nel suo amore, quotidianamente sorpresi dalla sua grazia. Impariamo a gustare questa gioia. Non lasciamoci sedurre da altre prospettive, più accattivanti, di soddisfazione più immediata, ma a lungo termine inconsistenti. Solo il suo amore resta per sempre.


Ultimo aggiornamento di questa pagina: 20-MAR-15
 

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